[Autori vari • 27.12.03] Il prione colpisce a Washington. Crolla il consumo di carne: è allarme nazionale Molti Paesi bloccano l'import delle carni americane. A rischio 3 miliardi di dollari...

DOSSIER. MUCCA PAZZA, TREMA IL GIGANTE USA

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(NEW YORK) Non bastasse il volto truce e minaccioso di Osama Bin Laden, arriva ora lo spauracchio della “mucca pazza” a guastare gli umori festivi degli americani.

Non è quest’ultima cosa di poco conto. Credevano e speravano di essere immuni dalla Encefalopatia Bovina Spongiforme gli eserciti di consumatori statunitensi che ogni anno trangugiano in forma di hamburgher e bistecche, bacon e costate quasi otto milioni di tonnellate di carne.  Ed invece, nel bel mezzo del forsennato banchetto natalizio, il maledetto “prione” che divora il cervello delle vacche e degli umani è spuntato nella carne di una mucca appena macellata nello stato di Washington. Ed è stato il crollo dell’illusione, l’inizio dell’allarme nazionale. Non appena le autorità sanitarie hanno diffuso la notizia del contagio l’immensa macchina tritacarne del Paese ha subito uno scossone ed è andata temporaneamente in tilt.
A Wall Street il titolo del gigante del fast food McDonald’s ha perduto quasi il sei per cento prima di Natale (ma ieri ha recuperato) ed altrettanto hanno fatto i colossi della macellazione e della distribuzione come la Tyson Food. Nei ristoranti e nelle celebri bisteccherie americane il tonfo dei piatti a base di carne bovina è stato clamoroso, mentre oltre confine 30 paesi hanno chiuso le frontiere ai prodotti Made in Usa, congelando il dieci per cento della produzione nazionale. Ieri le cose sono andate meglio: assorbito il colpo, il caso di Washington è apparso per quello che è, un campanello d’allarme serio ma limitato, se si calcola che il Nord America ospita cento milioni di capi di bestiame di cui 35 finiscono in catena di smontaggio.
I titoli del settore a Wall Street hanno ripreso leggermente quota, anche se i contratti “futures” sulla consegna di bestiame a febbraio hanno registrato una flessione del tre per cento al mercato di Chicago.
I timori infatti che quello di Washington non rimanga un episodio isolato permangono. Innanzitutto sono sotto osservazione i due vitelli dati alla luce della mucca infetta. Ma c’è soprattutto da capire come sia potuto avvenire il contatto. Dal 1997 la legge Usa proibisce la somministrazione ai bovini di foraggi a base di carne animale, principali responsabili dell’insorgere della Bse.
Ma non impedisce altri orrori della catena: i bovini possono consumare grassi di maiale, ed i suini a loro volta vengono alimentati con proteine bovine che potrebbero essere infette. Insomma, cacciato dalla porta, il prione della Mucca Pazza rientra dalla finestra. L’America dei divoratori di carne trema.
E per Bush, che ha intanto dichiarato che continuerà a mangiare carne di manzo, è ancora una volta problema di scelte: proteggere i consumatori o favorire la potente lobby dell’hamburgher?
Il messaggero, 27 dicembre 2003

[2]TREMA L’IMPERO DELLA BISTECCA

Frontiere chiuse da 30 Paesi. A rischio 3 miliardi di dollari.
New York. Di fronte al primo caso di mucca pazza negli Usa il presidente George W. Bush «continuerà a mangiare carne», ha assicurato il portavoce della Casa Bianca Scott McClellan.

Ben 30 Paesi, ad oggi, hanno chiuso le loro frontiere alle importazioni di carne americana in seguito alla scoperta del caso di mucca pazza. Ultimo ieri in ordine di tempo e «a tempo indeterminato» il Guatemala.. Le autorità agricole Usa intanto hanno messo in quarantena due vitelli della mucca al centro del primo caso di (Bse) negli Stati Uniti, anche se considerano «altamente improbabile» la trasmissione della malattia da madre in figlio.
Uno dei vitelli messi in quarantena, una giovenca, si trova nello stesso allevamento di Mabton, nello stato di Washington, dove si trovava il capo malato del morbo della mucca pazza. Intanto l’effetto mucca pazza sembra destinato ad oscurare l’avvio di un promettente 2004 negli Usa.
L’industria della carne è infatti esportatore leader a livello mondiale con un giro di affari da 175 miliardi di dollari che ora rischia di essere, se non azzerato, pesantemente colpito. Il Giappone, il maggior importatore di carne Usa con acquisti per 1,8 miliardi di dollari, ha dichiarato che ne vieterà l’importazione al pari dei prodotti contenenti carne provenienti dagli Stati Uniti, dopo la conferma del caso di Bse giunta da un laboratorio britannico.
Tokyo ha anche chiesto ai grandi distributori giapponesi di ritirare prodotti i cui ingredienti possono rappresentare un rischio per la salute.
A bloccare le importazioni sono stati anche gli altri due grandi «clienti» dell’industria della carne Usa, Corea del Sud e Messico. I quali insieme al Giappone, hanno coperto quest’anno l’89 per cento delle esportazioni statunitensi di carne. Le previsioni rivelano perdite pesanti. Nella migliore delle ipotesi, ossia un blocco dell’ import per sei mesi, il settore perderebbe 3 miliardi di dollari. Il mercato estero copre circa il 10 per cento delle vendite di carne, e il riversamento di tale quota sul mercato interno farebbe crollare i prezzi anche del 16. Ma ci saranno pesanti contraccolpi anche in Giappone, dove ristoranti e imprese si vedranno costrette a uscire da questo settore di mercato. Tanto che le autorità di Tokyo si sono già dette disposto a offrire assistenza finanziaria alle piccole e medie aziende colpite dalla messa al bando. Il presidente di McDonald’s in Giappone, Yasuyuki Yagi, parla di «crisi del Giappone e di crisi della ristorazione», dal momento che l’impatto di questo comparto «del mercato americano è talmente grande che in molti non riusciranno a sopravvivere». Ieri il titolo McDonald’s ha perso alla borsa giapponese, il 2,9 per cento, mentre mercoledì scorso a New York, agli ultimi scambi della vigilia natalizia, ha accusato un ribasso del 5,2. Anche l’Argentina si è aggiunta ieri alla lista di oltre 20 Paesi che hanno sospeso le importazioni dagli Stati Uniti, come «misura transitoria». Secondo il presidente della Sociedad rural argentina, Luciano Miguens, i Paesi che hanno sospeso l’import dagli Usa, possono rifornirsi in Argentina, dove non sono segnalate malattie del bestiame. (Giornale di Vicenza, 27 dicembre 2003)

[3]ROMA – Ormai sono oltre trenta i Paesi che hanno sospeso le importazioni di carni rosse dagli Stati Uniti d’America nel timore del diffondersi di una nuova epidemia di Bse, l’encefalopatia spongiforme bovina meglio conosciuta come malattia della “mucca pazza”. Alla lista dei governi che hanno bloccato l’import si sono aggiunti tra gli altri l’Ucraina, l’Indonesia, il Venezuela e l’Argentina, mentre i laboratori britannici hanno confermato che i test scientifici eseguiti in America sono stati correttamente interpretati e che il bovino macellato il 9 dicembre scorso in una fattoria dello stato di Washington era contagiato della Bse. La conferma della diagnosi giunta dagli esperti d’Oltreoceano era purtroppo scontata, ma almeno nel Regno Unito ha determinato nuove preoccupazioni legate alle importazioni di plasma e derivati.
Appena pochi giorni fa, le autorità sanitarie inglesi avevano infatti ammesso l’ipotesi che il contagio fra uomo e uomo possa essere avvenuto, almeno in taluni casi, attraverso trasfusioni di sangue.
Ieri sono stati subito sollecitati approfonditi controlli sulle partite in entrata. Negli Usa, gli investigatori federali sono invece impegnati a studiare i documenti per ricostruire la vita della mucca infetta anche se non è stato possibile chiarire se il capo provenisse dal Canada o da altri stati Usa. I controlli sono estesi e ieri sono state messe in quarantena le mandrie di un secondo allevamento dove è finito uno dei vitelli partoriti dall’animale malato. Analisi sono in corso anche sui mangimi per verificare la possibile presenza di contaminanti banditi dalla legge. Il Dipartimento di Stato per l’Agricoltura sta ripetendo agli americani, i più grandi consumatori di carni rosse al mondo, che gli hamburgher e le bistecche disossate in vendita nel Paese sono sicuri e che non esiste ragione per pretendere maggiori controlli industriali. Ma il rischio che di una crisi simile a quella che ha devastato gli allevamenti europei (con oltre 200 vittime accertate fra gli esseri umani) fa paura soprattutto fra gli stati della cintura rurale; stati che rappresentano uno dei principali serbatoi di voti per il presidente Bush.
Gli Usa sono esportatore leader nel settore delle carni bovine con un fatturato annuo che supera i 175 miliardi di dollari e che nella migliore delle ipotesi rischia di perderne almeno tre nel giro del prossimo semestre.
Tra i Paesi che hanno già bloccato l’import figurano clienti di primissimo piano come il Giappone, il Messico e la Corea del Sud. Ieri, tuttavia, la riapertura degli scambi alla Borsa americana, dopo la pausa di Natale, è stata all’insegna dell’ottimismo. (La libertà, 27 dicembre 2003)

[4]ANCHE MUCCA PAZZA DA’ UNA SPINTA ALL’EURO
La scoperta negli Stati Uniti del primo caso accertato di “mucca pazza” rischia di compromettere l’ipotizzato, promettente avvio di 2004 per l’economia Usa.
Dopo il caso di Bse (encefalopatia spongiforme bovina) reso noto alla vigilia di Natale, le autorità sanitarie Usa hanno messo in quarantena almeno due mandrie sospette.
Tutto ciò non fa che accrescere i timori sull’incerta ripresa economica Usa.
L’industria della carne Usa è infatti esportatore leader a livello mondiale con un giro d’affari annuo da 175 miliardi di dollari. Il Giappone, maggior importatore di carne statunitense ha già chiuso le frontiere; l’import dagli Usa è stato bloccato da altri 29 Paesi, tra cui Argentina, Venezuela, Cile, Panama, Brasile, Turchia, Australia, Corea, Canada, Messico e Indonesia. L’effetto-mucca pazza e i dati macroeconomici Usa decisamente non positivi diffusi ieri deprimono il dollaro, spingendo ulteriormente la salita dell’euro. La moneta unica europea, che alla vigilia di Natale ha raggiunto il nuovo record storico di 1,2470 dollari, dall’inizio dell’anno ha guadagnato oltre il 19% sulla valuta Usa.
A oscurare le recenti buone notizie sulla ripresa dell’economia Usa, che ha evidenziato un tasso di sviluppo dell’8,2% nel terzo trimestre, è stato il crollo degli ordinativi di beni durevoli registrato a novembre. Gli ordini sono diminuiti del 3,1%, scendendo a 180,07 miliardi di dollari, dopo essere cresciuti del 4% a ottobre. E al netto della voce trasporti il calo delle commesse si allarga al 3,7%. Gli analisti avevano previsto invece un aumento dello 0,8%.
E neppure la netta ripresa della dinamica occupazionale, con le richieste dei sussidi settimanali scese a 350.000 (il minimo degli ultimi 3 anni), è riuscita a fermare il ribasso del dollaro già fortemente appesantito dall’allarme terrorismo e dalla prospettiva di tassi d’interesse sui minimi degli ultimi 45 anni ancora per diversi mesi. E intanto, autorevoli esponenti della Riserva Federale Usa confermano che «con le sacche di debolezza che ancora affliggono l’economia Usa, la Fed ha tutte le ragioni per tenere bassi i tassi fino a quando negli Usa l’inflazione resterà dormiente».
Quanto al dollaro sempre più svalutato, «il livello appropriato del tasso di cambio è quello che il mercato fissa da sè». (Il Gazzettino, 27 dicembre 2003)

[5]USA, LA MUCCA INFETTA ARRIVA DAL CANADA
Lo ha rivelato ministero Agricoltura
Gli animali colpiti dal morbo della mucca pazza negli Stati Uniti sono stati importati dal Canada. Lo ha rivelato il veterinario a capo del ministero americano dell’Agricoltura, Ron DeHaven.
“Gli animali fanno parte di un gruppo di 74 bovini importati dal Canada nel 2001” ha detto DeHaven. Un caso di mucca pazza era stato registrato in Canada in primavera nell’ovest del Paese.
Sarebbe arrivata dunque dal Canada nel 2001 la mucca di razza Holstein che è risultata nei giorni scorsi il primo esemplare colpito da Bse (encefalopatia spongiforme bovina) negli Usa. La conferma è arrivata sulla base delle indagini preliminari sul caso di mucca pazza emerso nello stato di Washington (Usa nord- occidentali). La mucca infetta avrebbe fatto parte di una mandria finita due anni fa nello stato dell’Idaho. Sono in corso indagini sulla destinazione degli altri esemplari. Nel giro di tre giorni dalla scoperta, gli Stati Uniti hanno già perso quasi tutto il mercato delle loro esportazioni di carne. Secondo gli analisti del settore, è andato perduto circa il 90% delle vendite all’estero.
Il Kuwait è diventato il 24/mo paese a vietare le importazioni di carne americana.

[6]BRASILE BLOCCA IMPORT MEDICINE USA
(ANSA)-RIO DE JANEIRO, 27 DIC-Il Brasile sospende a tempo indeterminato l’importazione dagli Usa di medicine e materiale sanitario prodotto con derivati da bovini. La misura, decisa dall’Agenzia nazionale di vigilanza sanitaria del segue un blocco dell’import delle carni bovine deciso dal Brasile di fronte alla denuncia di un caso di mucca pazza nello stato di Washington, riguarda ad esempio filo di sutura e farmaci per aumentare le difese dell’organismo dalle infezioni.