[di Tam Tam Verde • Marzo 1998] CONFERENZA DI KYOTO: INTERVISTA A SAURO TURRONI

CONFERENZA DI KYOTO/1: INTERVISTA A SAURO TURRONI

Vuole raccontarci come è andata?Beh, per certi aspetti, riguardo agli impegni che i paesi industrializzati avevano dichiarato di assumere, la conferenza è stata deludente. Pensiamo solo che Clinton, alla precedente Conferenza di New York, fece un intervento degno del più acceso degli ambientalisti e dopo aver raccontato che il Bangladesh sarebbe sparito, che la malaria e altre vecchie malattie avrebbero di nuovo invaso tutti i paesi dai quali erano scomparse, che tutte le isole del Pacifico sarebbero scomparse sott’acqua, che città come Venezia sarebbero state definitivamente compromesse; dopo aver citato le migliaia e migliaia di chilometri quadrati degli Stati Uniti in pericolo, e le frane, le alluvioni, i tifoni, lo scioglimento di ghiacciai, eccetera… aveva preannunciato che a Kyoto si sarebbe arrivati con delle proposte precise. Ebbene, a Kyoto si è visto quali erano le proposte U.S.A.: mantenere lo status quo. Che significa contribuire da soli per un 23% al surriscaldamento dell’atmosfera con il 4,7% della popolazione! É arrivata “più preparata”, non c’è dubbio, l’Unione Europea, che, sia pure dopo un anno di faticoso dibattito, si è presentata con la proposta di ridurre del 15% le proprie emissioni. Poi ci sono stati tutti i paesi G77, con in testa la Cina, ossia tutti i paesi in via di sviluppo (PVS), più avanzati dei Paesi ultraemarginati, che hanno detto: “Noi aspettiamo vedere cosa fate voi: quando avrete ridotto le vostre emissioni in maniera significativa, anche noi ridurremo le nostre. Ma non potete chiedere a noi, che viviamo male, che abbiamo uno sviluppo bassissimo, di limitare le nostre già scarse opportunità”. Infine c’erano paesi sviluppati come l’Australia che, avendo un livello di emissioni pro-capite molto basso per via della bassissima densità di popolazione, erano disponibili a discutere. Anche perché per loro non sarebbe cambiato nulla, potendo continuare ad aumentare le emissioni tranquillamente. C’è stato quindi un grave balletto di tutti i governi, che peraltro hanno ben chiara la drammaticità della situazione. La Cina avrà le stesse emissioni degli Usa nel giro di pochi anni, grazie ad una crescita tumultuosa. I PVS hanno il 70% della popolazione mondiale e le loro emissioni di gas sono il 28% del totale. La Russia ha il 17% delle emissioni a causa di una produzione assurda, con un livello di inquinamento pazzesco. Insomma questi pochi dati già delineano un quadro allarmante e ci fanno intuire quanto può essere rischiosa la tendenza ad esportare verso i paesi poveri le tecnologie più inquinanti. Perché ha detto che la proposta europea era frutto di un accordo difficoltoso? Perché ridistribuisce in maniera ineguale fra i vari paesi membri il peso della riduzione delle emissioni. Secondo questo accordo, per raggiungere il 15% globale di riduzione rispetto alla produzione di gas in atmosfera del ’90, la Germania dovrebbe ridurre del 25% le proprie emissioni. L’Italia ha un programma di riduzione del 7%. Altri paesi, prevedono invece un aumento delle proprie emissioni: il Portogallo del 40%, la Grecia del 30%. É questo che ha fatto arrabbiare i paesi del G77. Il fatto che sull’analisi della situazione e sui dati siano tutti d’accordo non costituisce, comunque, una importante novità?Per la prima volta non sono solo gli ambientalisti a dire che siamo a un passo dalla catastrofe, lo stanno dicendo anche i governi. Una mole straordinaria di studi (cft. articolo di Giorgio Nebbia, qui a fianco, ndr.) è stata presentata dagli organismi ufficiali delle Nazioni Unite. É grave che i governi abbiano finora subito una pressione così forte da parte delle lobby dei petrolieri, dei produttori di automobili, della grande industria. Noi, d’altra parte, queste lobby le abbiamo viste all’opera… devo dire lo spettacolo è stato impressionante. Durante la Conferenza le imprese petrolifere americane hanno speso molti milioni di dollari in pubblicità e per azioni di carattere lobbystico: alla Conferenza erano presenti 15 senatori americani che avevano un loro locale costruito in una parte dell’edificio. Ebbene questi senatori hanno fatto costantemente, per 10 giorni, pressioni nei confronti di tutti, conferenze stampa una dietro l’altra, muovendosi in modo organizzato, con una potenza “di fuoco” assolutamente impressionante. Di fronte alle cupe previsioni degli studi, i risultati ottenuti si possono considerare fallimentari?Se non ci fosse stata la firma di questa Convenzione, che comunque qualche risultato, anche se incerto, l’ha dato, non avremmo ottenuto nemmeno un rallentamento di una crescita che sarebbe stata disastrosa nei prossimi anni. É comunque un piccolo passo, anche se assolutamente insufficiente. Sono già state promosse delle iniziative per dare un seguito alla discussione: è già stata fissata la riunione dei ministri europei dell’Ambiente, per stabilire i passi successivi. É stata, infine, decisa anche una nuova conferenza fra le parti che si terrà all’inizio del prossimo anno.


Questo articolo è stato pubblicato sul numero di Marzo/Aprile 1998 del giornale «il GRILLO parlante».