[di Luca Salvi, Martinelli Alessia (Verona) • 15.05.02] A Civitas, la Fiera del Terzo Settore che si svolge ogni anno a Padova, abbiamo visto molti importanti politici (Prodi, Fassino, Buttiglione, Gasparri ed altri) ma nessuno di essi ha assistito o partecipato all'incontro "Trasformazioni e partecipazione democratica: il ruolo della democrazia popolare e delle azioni non violente", in cui sono intervenuti Giuletto Chiesa, Chaiwat Satha-Anand (Ricercatore sulla Pace), Jan Oberg (www.transnational.org), Don Albino Bizzotto ( Beati i Costruttori di Pace) e l'ex direttore di Nigrizia Padre Alex Zanotelli.

CONSIDERAZIONI SU CIVITAS 2002

Nel corso dell’incontro Fabio Alberti ha presentato la Campagna “Non taglio la corda” (per aderire www.unponteper.it) in opposizione all’imminente guerra annunciata contro l’Iraq. Un vero peccato l’assenza della Politica, perchè sono emerse cose molto importanti, questioni fondamentali sulle quali i Politici dovrebbero prendere una posizione chiara e assumersi precisi impegni. Giulietto Chiesa, moderatore della conferenza, ha attaccato duramente l’intero sistema mediatico sostenendo che, tranne rare eccezioni, non esiste una stampa libera e indipendente e che l’informazione sulle guerre è parziale, distorta e asservita agli interessi economici, geopolitici e militari. Ha proseguito poi affermando che “le cause della guerra non sono da ritrovare solo negli appetiti economici e geopolitici, ma anche in cause culturali e fra queste l’idea che la nostra visione del mondo, i nostri modelli democratici possano essere esportati in altre zone anche se sono agli antipodi rispetto alla nostra. Una vera agenda di pace può esistere solo nel rispetto delle diversità”.  “Stiamo assistendo – ha affermato Alex Zanotelli – ad una militarizzazione dell’economia mondiale: i 750 miliardi di dollari che verranno spesi quest’anno per le spese militari da USA e UE servono in realtà a proteggere lo stile di vita del mondo occidentale e l’appropriazione da parte del 20 % della popolazione mondiale dell’83 % delle risorse della terra”.  Jan Oberg ha sottolineato come i diversi mediatori o responsabili di mediazione nelle zone calde del pianeta, provenienti quasi sempre dal mondo militare, non siano per nulla formati in quanto peace-maker, non abbiano alcuna preparazione al riguardo, da cui risulta oltremodo discutibile la loro capacità d’azione. Si è domandato Oberg: “Perchè, se per fare il medico o l’avvocato bisogna studiare, per portare avanti i processi di pace non bisognerebbe formarsi?”. Da ciò la convinzione che nessun processo di pace sia veramente in atto (“peace prevention” il termine da lui usato) perché in realtà si tratta di azioni di contenimento e pertanto “il movimento pacifista deve, oggi più che mai, costruire alternative valide al modello militare dominante”. Invece ci ha molto deluso l’intervista rilasciata in mattinata da Prodi, politico che comunque stimo molto. Infatti in risposta alla domanda:”Cosa può fare l’Europa per la Pace?” ha sostanzialmente risposto:”Intanto sono 50 anni che in Europa non c’è la guerra, a parte i Balcani, di cui comunque ci siamo presi cura (!), per il resto del mondo la risoluzione dei conflitti con metodi democratici richiederà tempi lunghi, ci vorranno anni e anni…”. Onestamente ci sembra un pò poco da parte del Presidente della Commissione Europea. Perciò molto umilmente ci permettiamo di ricordare al Presidente Prodi e a tutti  i politici alcune semplici proposte  per costruire concretamente la Pace: 1) Difendere la legge 185/90 che regola il traffico d’armi, e magari cercare di estenderla anche all’Europa. 2) Favorire la riconversione dell’industria bellica. 3) Ridare autorevolezza, prestigio e fondi all’ONU e favorire la nascita di istituzioni internazionali realmente democratiche che permettano di governare la globalizzazione a vantaggio di tutti e non di pochi, poichè non vi può essere pace senza giustizia. 4) Favorire la risoluzione delle controversie internazionali con metodi pacifici e nonviolenti sia rilanciando il ruolo della politica e della diplomazia che istituendo specifici corpi di pace e di interposizione.5) Prendere una posizione chiara e netta di dissociazione e di condanna dell’imminente guerra annunciata contro l’Iraq, che potrebbe infiammare ulteriormente il Medio Oriente e avere conseguenze disastrose per tutta l’umanità.