[di Amedeo Tosi • Marzo 1998] Così non può più andare avanti. Sono ormai troppi i campanelli d'allarme che suonano sul Pianeta. Sono lì ad indicarci che non c'è più tempo da perdere sul versante dell'ecologia e del rispetto ambientale...

ECOLOGIA E UMANITA’ SEMPRE PIU’ POVERE

Così non può più andare avanti. Sono ormai troppi i campanelli d’allarme che suonano sul Pianeta. Sono lì ad indicarci che non c’è più tempo da perdere sul versante dell’ecologia e del rispetto ambientale.
L’industrializzazione selvaggia sta ingoiando le materie prime (combustibili, in primis) messe da parte da Madre Natura in milioni di anni e sta surriscaldando la Terra. La deforestazione, che procede indisturbata al ritmo di 142 mila chilometri quadrati all’anno (un’area equiparabile a metà dell’Italia), sta togliendo la linfa vitale al mondo: l’ossigeno. L’agricoltura industriale, inquinante e dissipatrice di acqua ed energia, sta mutando i terreni fertili in deserti. Tutto questo mentre la popolazione mondiale sta crescendo ed ogni anno milioni di nuove creature chiedono di avere la loro parte di risorse e di ambiente per vivere dignitosamente. Perfino la Conferenza di Kyoto (di cui parliamo a pagina 3) ha confermato che non siamo più in grado di dirigere con saggezza la nostra casa comune. E che anche in questa circostanza abbia avuto la meglio il “dio mercato”, quello stesso che governa il tipo di sviluppo che ci sta conducendo su sentieri senza futuro.
I paesi ricchi, infatti, abituati all’arroganza nei rapporti con gli altri popoli hanno imposto la stessa arroganza nei confronti di quella Pachamama, la Madre Terra latinoamericana, venerata e rispettata proprio dai più umili. Un “dio mercato” così potente perchè alimentato proprio da ciascuno di noi. E oggi si appresta a restituirci ciò che gli abbiamo dato. Né più né meno che lo specchio del nostro essere: una povera umanità.
Che fare? Mi limito a riportare le indicazioni che gli esperti in sviluppo sostenibile da anni proclamano. La prima cosa è togliere il consenso al “dio mercato”, riportando quell’umanità e quelle prassi eque e solidali nei rapporti tra le persone di cui solo raramente ci ricordiamo. La seconda cosa è fermare lo sviluppo irrispettoso della natura con una moratoria di mille anni, nonchè le azioni quotidiane inquinanti .
La terza cosa è riscoprire il nostro legame con la Natura, la Madre Terra, prendendo qualche lezione da coloro che sin qui si sono opposti alla nostra invadenza arrogante e hanno difeso le intuizioni e le leggi vitali che legano uomo, terra e cosmo.
Tre concetti che dobbiamo in tutti i modi far nostri… e ricordare, ogniqualvolta ne abbiamo l’occasione, a chi dalle postazioni di comando della navicella targata Italia ha il potere-dovere di far scelte per il bene comune.


Questo articolo è stato pubblicato sul numero di Marzo/Aprile 1998 del giornale «il GRILLO parlante»