ENERGIE RINNOVABILI E TECNOLOGIE APPROPRIATE PER IL SUD DEL MONDO

Sabato 8 aprile 2006 ha avuto luogo a Trezzano s/N (Milano) il convegno nazionale «Energie rinnovabili e tecnologie appropriate per il Sud del mondo». Duecento persone provenienti da Roma, Cuneo, Bolzano, Torino, Padova, Venezia, Faenza ed altre località si sono date appuntamento per ascoltare le interessanti esperienze e soluzioni proposte da chi da anni lavora nella cooperazione internazionale italiana. Soluzioni che riguardavano le strategie per facilitare l’accesso all’energia da parte delle popolazioni povere, in particolare quelle rurali.

 

Tra gli obiettivi del convegno quello di interrogarsi sui problemi dell’accesso all’energia nel Sud del mondo, sulle barriere che frenano uno sviluppo sostenibile e sull’efficacia delle soluzioni che ONG, missionari e imprese stanno promuovendo attraverso la cooperazione internazionale. E quello di promuovere la conoscenza e lo scambio di esperienze che riguardano progetti di sviluppo energetico sostenibile e  l’utilizzo di tecnologie appropriate. Esperienze come la cottura solare (cucine e forni solari, cucine migliorate) l’essiccazione solare, l’illuminazione e la potabilizzazione dell’acqua con pannelli fotovoltaici, il sollevamento dell’acqua da pozzi con mulini a vento, con pompe manuali o fotovoltaiche, la dissalazione solare, l’edilizia bioclimatica, la costruzione in bambù, la comunicazione, ecc.

Esemplare, in questo senso, la testimonianza del MLAL di Verona, impegnato in Bolivia nell’insegnamento volto alla costruzione di cucine economiche con materiali locali (fango e sabbia) in grado di conseguire un alto rendimento rispetto ai focolari tradizionali e l’abbattimento dei fumi.

 

Anche la costruzione di un piccolo impianto idroelettrico nel Chiapas (Messico) ha permesso agli abitanti del luogo di mettere a disposizione le loro conoscenze in fatto di creazione di piccole dighe, non robustissime ma facilmente riparabili in caso di piene rovinose. In cambio essi hanno potuto apprendere come si riparara una turbina.

Sempre in tema di cucine, i solar cookers, cioè i fornelli dove la pentola è nel fuoco di uno specchio parabolico di alluminio, per la loro semplicità si direbbero adatti all’autocostruzione, ma per contro hanno il problema del reperimento dell’alluminio. L’obiettivo originario è quello di fare risparmiare legna a quei Paesi che ne hanno poca e distruggono le loro foreste solo per cuocere vivande. Più facili da costruire in loco sono i forni solari, semplici scatole con vetro, rivestite internamente di carta stagnola, che oltre a costar meno hanno il vantaggio di portar avanti la cottura senza la presenza di persone. Ma raggiungono la temperatura massima di 130°C, il che limita molto il loro uso.

All’altro estremo si trovano i pannelli fotovoltaici: questi esulano completamente dalle capacità tecnologiche dei Paesi in via di sviluppo ma danno prestazioni che non si possono ottenere altrimenti: poche lampadine bastano a cambiare la vita, anche sociale, di un villaggio. E la radio lo mette in contatto col mondo. Nonostante il costo, la lunga durata ne fa un oggetto ideale per una donazione. Purtroppo, insieme al pannello è necessario avere anche un accumulatore, la cui dirata è limitata, soprattutto se è di fattura locale, e che una volta guasto viene abbandonato nella natura, avvelenandola.

Paradossalmente, un ambito in cui il pannello fotovoltaico trova impiego senza troppe controindicazioni, se non il costo, è nel pompaggio dell’acqua: qui infatti l’accumulatore non serve, bastando un semplice serbatoio. Nell’edilizia, qualche successo è stato registrato, per esempio, in Mozambico, dove semplici modifiche alle tecniche tradizionali, governate però da una solida conoscenza delle leggi fisiche, hanno permesso di mitigare le punte di massima temperatura con una diminuzione anche di 5°C. I mezzi usati sono stati l’aggiunta di schermi e l’aumento della massa termica delle strutture. Risultato: si è potuta ottenere all’interno degli edifici una temperatura quasi costante.

Ma la frequentazione dei Paesi in via di sviluppo è stata arricchente anche per molti volontari. L’esempio più fulgido è quello dell’edilizia a base di bambù. Alcune varietà di questo vegetale erbaceo prosperano nei climi caldi, crescono rapidamente fino a 5-6 metri e i loro fusti, del diametro di 10 cm o anche più, intervallati da nodi ogni 30-40 cm, sono un materiale strutturale molto pregiato. Usati tradizionalmente nell’edilizia in varie parti del mondo, fra cui la Colombia, i bambù sono ora oggetto di studio da parte di un gruppo legato al Politecnico di Milano.

Dal convegno è emerso il suggerimento di diffondere nelle scuole la conoscenza delle esperienze internazionali raccolte tramite la cooperazione. Un funzionario dell’ENEA, Giovanni de Paoli, ha citato in proposito un programma che l’ENEA conduce in Sicilia.

Una manifestazione  che è riuscita a creare contatti fra diverse realtà ed esperienze, che in questo momento stanno già progettando insieme. Lo scambio informativo è stato molto importante.

Le conclusioni si possono trovare sul sito www.digifiera.com/enersud.

Associazione Salvambiente

Associazione Oltreilconfine