EQUO & SOLIDALE. «CHOCOPAZ», DOLCE DIGNITÁ


A volte i sentieri si incrociano, si salutano, si aiutano. Ho conosciuto padre Franco Nascimbene dodici anni fa, durante un viaggio con sette amici e un’unica meta all’orizzonte: la scoperta delle tradizioni e culture dell’Ecuador, il desiderio di incrociare sguardi e volti che fino ad allora avevo visto solo sui giornali. L’incontro a Quito con il missionario comboniano mi ha lasciato un ricordo indelebile, come spesso avviene quando esperienze forti portano alla condivisione di sogni e ideali. Già allora era maturata in lui e nei suoi confratelli la decisione di cambiare il loro modo di essere missionari, abbandonando alcune comodità quotidiane per vivere un’esistenza umile, nelle stesse palafitte dei poveri più poveri dell’immensa baraccopoli di Guayaquil, la più grande città ecuadoriana sul Pacifico. Senza differenziarsi in nulla dalla vita degli altri, condividendo la precarietà e i problemi che centinaia di migliaia di persone ieri come oggi affrontano. Si mantenevano con il loro lavoro, rifiutando ogni aiuto economico dal mondo dei ricchi.

FRANCO nascimbeneHo incontrato poi padre Franco Nascimbene tra i migranti africani di Castel Volturno, in Campania. Dopo 12 anni trascorsi in Ecuador, dal 1998 è rientrato in Italia per occuparsi di immigrati, in un contesto sociale fortemente presidiato dalla camorra, con i suoi traffici di droga e sfruttamento della prostituzione. La piccola comunità di Missionari Comboniani – con lui i due padri Giorgio Poletti e Alex Zanotelli – ha accompagnato pastoralmente le vittime della droga e del racket della prostituzione. Non solo. Molti ricorderanno le loro azioni dirompenti e nonviolente a favore dei diritti degli immigrati. Tra queste quella del loro incatenamento davanti alla prefettura di Caserta, per protestare contro la legge di repressione Bossi-Fini. Poi quella dei «Permessi di soggiorno in nome di Dio» e quella per la chiusura dei CPT (Centri di permanenza temporanea), vere e proprie gabbie dove vengono rinchiusi senza alcuna dignità tanti immigrati e clandestini privi del permesso di soggiorno.

Tre anni fa padre Franco è ripartito per l’America latina. Oggi ha 55 anni e vive ed opera a 15 ore di aereo e 28 ore di autobus dall’Italia, in Colombia, nella periferia di Tumaco, in un villaggio palafitticolo tra le mangrovie della città situata all’estremo sud-ovest del Paese, vicino al confine con l’Ecuador. La quotidianità non è assolutamente facile: ogni mese muoiono decine di persone nella guerra tra i paramilitari che controllano la città e i guerriglieri delle Farq che dominano le foreste. Tra i topi e i granchi, in una realtà complicata e allo stesso tempo umanamente sorprendente: «Il nostro progetto è stare con la gente, creare comunità cristiane, gruppi e associazioni che creino lavoro e affrontino i problemi di questa nazione» esordisce il comboniano, che in Colombia ha ripreso l’esperienza avviata a Guayaquil tra le donne sfruttate. E come allora si guadagna da vivere lavorando come venditore ambulante di latte di soia. Ma non solo: è nata infatti anche la proposta di avviare alcune attività che potessero dare alle donne un po’ di guadagno, una minima indipendenza economica e la salvaguardia della loro dignità.

PROGETTO «CHOCOPAZ»

«A Tumaco esiste il gruppo «Chocopaz», formato da 8 donne che trasformano, in forma artigianale, il cacao in cioccolato. Ci stiamo procurando i documenti che ci permettano di metterlo in vendita nei supermercati e stiamo ora tentando la strada del commercio internazionale. Molti mi chiedono come collaborare con il mio lavoro: eccovi una proposta» spiega padre Franco. «A chi ce li chiede manderemo cioccolatini dolci prodotti macinando cacao, canna da zucchero e noccioline americane. Li offriamo a 20 euro il chilo. Però dovete chiedercene almeno 10 chili. Vi offriamo anche delle pastiglie di cioccolato amaro da sciogliere in un litro di latte per ottenere una cioccolata calda con cacao naturale, senza derivati chimici né conservanti. Il cioccolato amaro costa 25 euro al chilo. Il cioccolato dolce ve lo mandiamo avvolto in carta rossa, l’amaro in carta verde. Entrambi in scatolette adatte per fare regali alternativi in occasione di compleanni, festività e altre ricorrenze».

In questi giorni il gruppo è su di giri «perché – spiega padre Nascimbene – ci è appena arrivata la prima richiesta di un contratto internazionale che richiede, per 500 euro, 15 chili di cioccolatini dolci e 8 chili di amari. Chi di voi ha contatti con il circuito del commercio equo e solidale e volesse acquistare questi prodotti ci avvisi per posta, email o telefono» conclude.

Si avvicina il Natale e il migliore augurio per il gruppo «Chocopaz» sarà l’arrivo di una pioggia di richieste di cioccolato che addolcisca la nostra bocca ed anche… la loro.

Amedeo Tosi

Per contatti:

P. Franco Nascimbene

Indirizzo: Ap.do 199 – Tumaco – Nariño (Colombia)

E-Mail: [email protected]

Tel. 00 57 312 8853632 (orario consigliato: 19 ora italiana)

Gli ordinativi vanno saldati con un versamento sul conto corrente postale n.10740371 intestato a Collegio Missioni Africane di Verona, vicolo Pozzo 1 – Verona, precisando che sono per P. Franco Nascimbene (Colombia) – Progetto cioccolato.