[di Giuseppe Caffulli (MONDO E MISSIONE) • 05.05.02] Con pochi spiccioli è possibile rispondere ai bisogni di chi ha meno. Anche in Italia e dall’Italia. È la filosofia di Etimos (Piazza dei Signori 1 - 35139 Padova, tel. 049.87.55.116 - fax 049. 87.55.714 - www.etimos.it, e-mail:[email protected]), un consorzio non profit di microfinanza composto da cooperative del commercio equo e solidale, ong, associazioni, fondazioni ed enti religiosi.

ETIMOS, MICROFINANZA NO-PROFIT

L’idea è semplice ma efficace: raccogliere il risparmio solidale e, attraverso i propri partner nei Sud del mondo (Bolivia, Benin, Brasile, Costa d’Avorio, Ecuador, El Salvador, Guatemala, Nicaragua, Perù, Repubblica Dominicana e Uruguay), investire in programmi di microcredito. L’obiettivo è quello di dare un aiuto concreto (non assistenza passiva) a donne e uomini che vogliono creare microimprese e cooperative, per assicurare un futuro sostenibile alle loro famiglie. Tra le realtà che Etimos sostiene ci sono cooperative sociali (anche in Italia), consorzi di produttori di caffè biologico, di artigianato e di servizi, banche popolari e di villaggio. I destinatari sono donne e uomini, spesso organizzati in piccoli gruppi, protagonisti di quell’economia sociale e popolare dalla quale dipendono le sorti di interi Paesi. Ma per quale motivo dei risparmiatori italiani dovrebbero ‘investire’ in progetti di microcredito? “Sostenere le comunità nel Sud del mondo, ma anche le cooperative che lavorano da noi per il reinserimento sociale – spiega Irene Gatti, presidente del consorzio – significa restituire a milioni di persone dignità e giustizia, migliorando la qualità di vita delle nazioni più povere nel pieno rispetto dei diritti umani, dell’ambiente e delle tradizioni locali. In 13 anni sono stati erogati oltre 60 miliardi di lire in crediti per sostenere la rete dell’economia sociale e solidale in Italia e nei Paesi dei Sud del mondo”. Quello che più conta in un progetto di microcredito – fanno notare quelli di Etimos – è il legame di fiducia instaurato con i beneficiari dei prestiti che diventano così i veri protagonisti del proprio riscatto dall’emarginazione, dall’esclusione sociale ed economica. “Fondamentale a questo proposito – prosegue la presidente – è la costituzione di una vera e propria rete di soggetti solidali nei Paesi del Nord (istituzioni, associazioni, singoli risparmiatori consapevoli) con l’obiettivo di creare una vera e propria globalizzazione della solidarietà. I finanziamenti erogati ai propri partner (Istituzioni di microfinanza, banche popolari e di villaggio, gruppi di risparmio e credito) raggiungono per il 56 per cento donne e per il 46 per cento persone che vivono sotto la soglia di povertà (con meno di un dollaro al giorno)”. Insomma, attraverso lo strumento del microcredito, è possibile lottare per una maggior giustizia sociale, sostenendo la partecipazione ai processi economici e sociali delle donne e degli uomini esclusi dai meccanismi dell’economia di profitto che allarga il divario tra i Nord ed i Sud del mondo e genera sempre più povertà.