GIUSTIZIA. «IL RISCHIO DELLA NORMALIZZAZIONE»

Il magistrato Luca Tescaroli, sostituto procuratore della repubblica di Roma, è stato ospite, nei giorni scorsi, dell’incontro pubblico «La giustizia è uguale per tutti?… Cinque anni dopo», tenutosi nella sala civica di via Cavour, ad Isola della Scala. L’iniziativa, promossa dall’associazione culturale Nogara-Europa e dalla libreria Piccolo Principe di Isola, è stata organizzata per discutere ed approfondire i temi della giustizia e per ricordare le vittime di mafia. Al dibattito sono intervenuti anche l’avvocato scaligero Guariente Guarienti e Francesco Moroni, autore del libro intitolato «Soltanto alla legge: l’indipendenza della magistratura dal 1945 ad oggi» (Effepi Libri editore).

[Nella foto, da sinistra: Francesco Moroni, Guariente Guarienti e Luca Tescaroli. Foto: Michele Turazza 2007].

Guarienti ha affermato che «la magistratura italiana è sana, indipendente e quasi totalmente costituita da persone perbene». Per l’avvocato veronese «c’è una diffusa moralità nella categoria dei magistrati italiani che fa ben sperare». Moroni ha poi sostenuto che l’indipendenza della magistratura «non è un privilegio di casta ma è un valore strumentale: il giudice è imparziale se è indipendente».

Il giovane Luca Tescaroli (42 anni), che indagò sulle stragi di Capaci e di via D’Amelio, sul fallito attentato dell’Addaura ed che ha sostenuto l’accusa nel processo di Capaci nel corso dei giudizi di primo e secondo grado, oggi è pubblico ministero del processo relativo all’omicidio di Roberto Calvi e da tempo svolge indagini su fatti rilevanti di criminalità organizzata che hanno interessato il nostro Paese. Nel corso dell’incontro egli ha condannato i rapporti tra mafia e politica, che del fenomeno malavitoso costituiscono «il profilo più riprovevole». Il magistrato ha anche criticato i mezzi di informazione, colpevoli di silenzio sulla gravità di queste relazioni esterne della criminalità organizzata «che sono così difficili da provare». Tescaroli ha detto che oggi la mafia resta «un mero strumento di aggregazione e di consensi per il politico in vista del bieco potere e rappresenta uno strumento per coltivare l’ambizione di classi dirigenti senza scrupoli, alcune delle quali nate anche sulle ceneri delle stragi di Capaci e di via D’Amelio o che si sono successivamente sviluppate».

Per il coraggioso magistrato è tempo che al Paese «giunga un segnale di maturità istituzionale e che il passato criminale di violenza politico-mafiosa sia cancellato» come le relazioni tra Cosa Nostra ed i potenti. Tescaroli è apparso fiducioso, ritenendo l’obiettivo raggiungibile grazie proprio ai cittadini, che devono essere consapevoli di avere un grande potere: il voto.

Dopo l’assassinio dei giudici Falcone e Borsellino -ha ricordato il magistrato- furono adottati provvedimenti legislativi efficaci. «Una legislazione -ha però dichiarato Tescaroli- che purtroppo, nel corso degli anni, è stata smantellata al punto che oggi il grosso problema è proprio quello della normalizzazione, il rischio che noi viviamo». Il sostituto procuratore, oltre a raccontare il suo impegno nella lotta alla mafia, ha parlato del suo libro «Le voci dell’oblio. Il silenzio di coloro che non possono più parlare» (introduzione di Rita Borsellino, Di Girolamo editore).

Marco Scipolo