[Greenpeace • 12.05.05] Rapporto di Greenpeace  sulle sostanze pericolose in dodici prodotti di largo consumo...

GREENPEACE. VELENI IN GIOCHI, VESTITI E SAPONI PER BAMBINI

Ftalati, alchilfenoli, muschi sintetici, composti organostannici. Questi i nomi dei composti potenzialmente pericolosi per la salute che sono stati trovati da Greenpeace in magliette per bambini, detergenti per l’infanzia e giocattoli. Tutti prodotti comunemente in vendita nel nostro Paese, che sono stati analizzati da un laboratorio indipendente olandese, il TNO, per verificare la presenza di un gruppo selezionato di sostanze pericolose.

I risultati sono stati presentati il 29 aprile e riguardano dodici beni di consumo presenti sul mercato italiano: detergenti per la casa, giocattoli, T-shirt sportive, lettori DVD e detergenti per bambini. Il risultato più preoccupante è che proprio i prodotti per bambini, come giocattoli, T-shirt sportive, prodotti per la pulizia dei neonati, contengono i livelli più elevati delle sostanze pericolose sottoposte ad analisi.

I dodici prodotti analizzati sono:
• Prodotti per la casa: ACE Igiene casa (Procter&Gamble) e Lysoform casa(Lever Fabergé Italia);
• Giocattoli: Spider-man flip ‘n zip (Giochi Preziosi) e Barbie Fashion Fever (Mattel);
• Articoli per bambini: Eva puzzle mats (Fantastico) e La Puzzonite dei puzzones, Scarpone puzzone (Giochi Preziosi);
• T-shirts sportive: Girl collection 5 years (Emporio Junior) e K.T.Shirt MC Sport&Stripes (Champion Europe);
• Lettori DVD: DVX Pl@yer (Voxson) e DV – P 345 E (Hitachi);
• Detergenti per bambini: Babygella Bagno delicato (Rottapharm) e Mustela babygel, bain mousse e’veil (Laboratoires Expanscience).

I due giocattoli contengono concentrazioni estremamente elevate dello ftalato DINP, mentre solo uno dei due campioni, Barbie, presenta alti livelli di un altro ftalato, il DIDP. Le analisi hanno rilevato la presenza anche di altri ftalati (DCHP, DEHP), anche se in concentrazioni più basse.

Fra i giocattoli sono stati trovati anche altri composti, come il nonilfenolo e i composti organostannici. Anche le stampe presenti sulle T-shirt sportive per bambini presentano ftalati e, di nuovo, il composto predominante è il DINP; in più, sono stati trovati altri ftalati, quali il DEHP e BBP. La “Maglia bielastica Beba Girl collection (5 anni)” contiene, anche, 354 mg/kg di nonilfenoli etossilati.

Entrambi i prodotti per la detergenza dei bambini contengono composti pericolosi, in particolare “Mustela babygel, bain mousse e’veil” presenta 327 mg/kg di muschio galaxolide e 106 mg/kg di muschio chetone, mentre “Babygella Bagno delicato” contiene concentrazioni inferiori rispettivamente di 9,3 mg/kg di galaxolide e 42 mg/kg di muschio chetone.
 
Uno dei due prodotti, Mustela babygel, presenta inoltre lo ftalato DEP (589 mg/kg), mentre Babygella Bagno delicato i nonilfenoli etossilati in quantità pari a 98 mg/kg. Greenpeace sottolinea che l’aver trovato le concentrazioni più elevate dei composti pericolosi nei beni di consumo impiegati per i bambini è di sicuro fonte di particolare preoccupazione.

I bambini, infatti, hanno la capacità di assorbire più efficacemente i composti chimici e di metabolizzarli (ed eliminarli) molto più lentamente rispetto agli adulti.

In questo modo, i bambini rappresentano la fascia di popolazione a più alto rischio dovuto all’esposizione ai composti chimici pericolosi, i cui effetti si potrebbero manifestare nella crescita con l’insorgenza di patologie.

“I ftalati, che sono banditi a livello europeo nei prodotti per la dentizione dei bambini al di sotto dei tre anni, possono causare danni al fegato, reni e ai testicoli ed alcuni sono classificati tossici per la riproduzione”, spiega Vittoria Polidori, responsabile campagna inquinamento di Greenpeace. “Gli alchilfenoli comprendono sostanze che possono interferire con il Dna umano e danneggiare la produzione di sperma nei mammiferi”.

Greenpeace ricorda che con REACH (Registrazione, Valutazione e Autorizzazione delle sostanze chimiche), la proposta di riforma della politica chimica europea, si potranno identificare le “sostanze più preoccupanti”, che avranno bisogno di un’autorizzazione per usi specifici, ma non basta. “E’ necessario che al processo di autorizzazione di questi composti più pericolosi segua la loro sostituzione con alternative sicure, quando queste siano disponibili”, conclude Polidori.

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