IL BOICOTTAGGIO PAGA. LA COCA COLA INCASSA CALI DI VENDITA

Chi lo dice che le campagne di boicottaggio contro le multinazionali non servono a niente? Che rifiutarsi di bere la Coca Cola o di andare da McDonald’s o di comprare un prodotto Nestlé sia un gesto magari anche condivisibile ma del tutto inefficace? Di sicuro non lo pensano le multinazionali, che dei danni inferti alla propria immagine si sono sempre preoccupate parecchio (e tanto più si preoccupano oggi di fronte allo sviluppo della coscienza critica dei consumatori).

Che il boicottaggio sia un’arma tutt’altro che spuntata
lo ha ammesso nientemeno che il presidente del colosso pubblicitario Ddv, Keith Reinhard, il quale – secondo quanto riferisce un articolo pubblicato sul supplemento Plus de “Il Sole 24 ore” del 30 ottobre (dal titolo “La Germania snobba i prodotti Usa”) – attribuisce i risultati ultimamente poco brillanti nelle vendite della Cola Cola (ma anche di Mc Donald’s, Marlboro e General Motors) proprio alle campagne internazionali legate al consumo critico.

Il quotidiano della Confindustria riprende anche, sottolineandone il clamore che ha avuto in Italia, l’iniziativa del Municipio Roma XI di escludere i prodotti della Coca Cola dai distributori automatici presenti negli uffici, nelle biblioteche e nelle scuole pubbliche del territorio municipale.

Decisione con cui la coalizione di centrosinistra guidata da Massimiliano Smeriglio ha aderito alla campagna internazionale di boicottaggio lanciata in seguito alle accuse rivolte alla multinazionale Usa di violazioni dei diritti umani: la Coca Cola, secondo la denuncia del Sinaltrainal, il sindacato dei lavoratori delle imprese agroalimentari colombiane (un rappresentante del quale, Edgar Paez, ha tenuto una conferenza stampa a Roma il 9 novembre scorso), farebbe ricorso in Colombia, “sia pure indirettamente e attraverso le aziende imbottigliatrici, a squadroni della morte paramilitari per intimorire, sequestrare o uccidere esponenti del movimento sindacale”.

Per maggior cruccio della Coca Cola, l’iniziativa del Municipio Roma XI è stata subito seguita e imitata da altre amministrazioni locali: come sottolinea il settimanale “Carta”, in poco tempo “ordini del giorno simili sono stati presentati, e in molti casi approvati, nei Municipi di Roma IV, V, VI, VII, al Comune e alla Provincia di Roma, alla Regione Molise, al Comune di San Giuliano Terme”. In particolare, il presidente del Municipio Roma V, Ivano Caradonna, prendendo parte alla colazione equa e solidale promossa il 7 novembre dalla bottega romana Tutti giù per Terra, a Tiburtina (nell’ambito dell’iniziativa delle colazioni eque offerte gratuitamente, con grande successo, da numerose botteghe di Roma, il 7 e il 14 novembre), ha annunciato pubblicamente la disponibilità del municipio a diffondere i prodotti del commercio equo attraverso i distributori automatici all’interno degli uffici municipali.

Il presidente del V Municipio – uno dei più grandi di Roma, con quasi 200mila abitanti – ha espresso inoltre l’intenzione di promuovere un incontro con i responsabili didattici, affinché anche nelle scuole sia possibile sostituire i distributori di prodotti come quelli della Coca Cola e della Nestlé con quelli del commercio equo e solidale.

Sul tema del consumo critico, del resto, è lo stesso Comune di Roma a mostrarsi all’avanguardia: con l’approvazione da parte del Consiglio comunale, il 15 novembre, del Regolamento per la disciplina e la gestione delle sponsorizzazioni, il Comune sceglierà d’ora in poi gli sponsor di lavori pubblici, eventi e altre manifestazioni non solo in base alla convenienza economica dell’offerta, ma anche al rispetto dei diritti umani e dell’ambiente mostrato dalle imprese. “Il Comune diventa consumatore critico, a partire dalla scelta etica degli sponsor – ha dichiarato l’assessore al Lavoro Luigi Nieri – e questo può avere effetti positivi dirompenti”, facendo da apripista a iniziative analoghe in altre amministrazioni italiane.

“D’ora innanzi – ha commentato Gianfranco Florio della Rete Romana Consumo Critico, tra i promotori della Campagna “Sponsor etici” – qualora un’azienda volesse accostare il suo logo a quello del Comune di Roma a scopo pubblicitario, dovrà rispettare criteri etici ben definiti. Non saranno più accettate offerte di sponsorizzazione da parte di quelle imprese che sfruttano i lavoratori, intimidiscono i sindacati, sono responsabili di disastri ambientali o sostengono il commercio di armi”. Il prossimo passo, ha spiegato Florio, sarà la nomina di un Comitato etico, già previsto dalla delibera, che svolgerà funzioni di monitoraggio del comportamento delle imprese.
  
Per informazioni sulla Campagna di boicottaggio