IL NOCE DI PIERO

Non una storia inventata, ma vera: Piero è il marito, o meglio era il marito perché purtroppo ora è defunto, della mia vicina di casa, la signora “Sunta”. Quest’ultima aveva il padre che possedeva dei campi, delimitati da schiere di noci. Un giorno, da uno di questi maestosi ed imponenti alberi cadde un seme che, conficcatosi per terra, piano piano diede vita ad una nuova piantina. Quando fu alta circa un metro e mezzo, venne trapiantata da Pietro nel giardino davanti casa nostra. Quel triangolo di verde, di proprietà comunale, per tanti anni è stato coltivato dagli abitanti delle case confinanti. Chi piantava ortaggi, chi fiori, chi alberi da frutto; la mia famiglia, in particolare, aveva seminato ben dieci file di fragole. Circa dieci anni fa l’Amministrazione comunale decise di adibirlo a giardino: lo sistemò, seminò l’erba e piantò delle siepi, salvaguardando gli alberi che nel frattempo erano cresciuti, compreso il noce.


E l’albero visse per sempre felice e contento
sono le parole che vorrei tanto poter dire. Ma che oggi non riesco a pronunciare. Circa due mesi fa è iniziata la demolizione della costruzione fatiscente che si ergeva dietro al “noce di Piero” e ora, giorno dopo giorno, metro dopo metro, l’impresa di costruzioni sta invadendo il giardino comunale con il rischio che il noce venga improvvisamente abbattuto. Il confine del terreno che l’impresa ha acquistato, si ferma circa a mezzo metro dall’albero, ma la rete che delimita il cantiere sembra avere le gambe: ogni tanto viene spostata da “ignoti” e oramai ha superato di quasi due metri il povero albero.

Ovviamente allo spostamento della rete corrisponde, il giorno successivo, un pronto scavo delle ruspe. In questo momento l’albero si erge solitario su di una penisola, attorno a lui hanno creato un vuoto profondo circa due metri. Sembra quasi attaccato ad un filo alto fino al cielo: basta un soffio di vento per spezzare il filo e far cadere l’albero. I miei genitori e gli altri vicini non si vogliono arrendere e continuano a lottare per quest’albero che da solo non si può difendere. Non si battono solo per questioni di principio, ma perché credono fermamente che quell’albero sia utile che quel terreno serva a qualcuno! Questo è quello che dovrebbero fare tutti: difendere un albero e perciò difendere la propria vita, soprattutto la qualità della vita.

Personalmente quella pianta mi suscita vari ricordi: infiniti pomeriggi passati a giocare a nascondino con gli amici utilizzando il noce come base per “contare”; l’altalena a due posti costruita da papà per me e mia sorella collocata proprio sotto al noce per l’ombra che esso forniva e fornisce tuttora; i giochi nelle feste di compleanno che si svolgevano proprio lì, in quel giardino e attorno a quell’albero che ora rischiano di essere sostituiti da cemento e vetri a specchio. Mi fa ricordare, altresì, la delusione che provavo quando qualcuno riusciva a trovarmi in quel nascondiglio che credevo perfetto; le grande risate che mi facevo con gli amici seduta alla sua ombra. E le sgridate di mamma e papà quando tentavo di arrampicarmi sopra.

Sono molto affezionata a quel noce e sono convinta, insieme ai miei genitori, che non deve essere abbattuto per varie ragioni: sono consapevole che non è una foresta rigogliosa ma quell’albero contribuisce ugualmente nel suo piccolo a produrre ossigeno. La seconda ragione per cui non deve morire è meno seria ma non per questo meno importante: voi non avete idea dell’ombra che produce in estate e dell’utilità che ne deriva, per non contare poi di tutti gli uccelli che verrebbero sfrattati e che non troverebbero altra sistemazione se non a chilometri di distanza! La terza ragione è di tipo affettivo: è un ricordo di Piero, il marito di “Sunta” che tanti anni fa si è prodigato a piantare quel piccolo noce e a farlo crescere. Preferire un noce ad una costruzione in cemento è di facile comprensione, la difficoltà consiste nel farlo capire alle persone che hanno interesse contrario.

Ad ognuno di noi affido il compito di aiutare quest’albero, e sicuramente molti altri, a sopravvivere per l’utilità che ci può fornire e per combattere la costruzione indiscriminata di case e palazzi.

Alessia Rocchetto


Alessia ha 12 anni, vive a San Bonifacio (Vr) e frequenta la II media. Ama leggere e giocare all’aria aperta, rispettare la natura e ciò che la circonda.

Foto: un noce.