Le zone prossime a un aeroporto sono sottoposte all’inquinamento acustico generato dalle fasi di avvicinamento, atterraggio e decollo degli aerei, e dal connesso traffico veicolare. Il rischio di contrarre patologie cardiovascolari, insonnia e disturbi delle fasi del sonno, irritabilità, astenia, disturbi del sistema endocrino, digestivo e dell’udito è elevatissimo come ormai noto da moltissimo tempo e dimostrato scientificamente.
L’analisi effettuata nel periodo di divieto del volo a causa della nube di cenere del 15, 16 e 17 aprile 2010, dovuto all’eruzione del vulcano dell’Islanda, ha confermato che nei tre giorni di arresto dei voli l’inquinamento in prossimità degli aeroporti è sceso in modo significativo. I livelli dei due principali inquinanti, NO2 (biossido di azoto) e NOX (termine generico per gli ossidi di azoto, nel loro insieme), sostanze associate agli aerei a reazione, sono scesi praticamente a zero.
Contrariamente a quanto riescono parzialmente a fare le automobili con le marmitte catalitiche, gli aerei a turbina scaricano il carburante bruciato nell’atmosfera senza alcun tipo di filtro. Questo significa che tutti gli scarti del materiale combusto, in forma di particolato e di gas, vengono letteralmente nebulizzati e irrorati lungo la scia dell’aereo.
L’effetto nefasto del particolato (polveri sottili) sulla salute umana è ormai un fatto assodato. Diverse indagini hanno evidenziato in modo significativo che l’esposizione alle polveri sottili comporta: aumento dei ricoveri ospedalieri, dell’uso dei medicinali, della mortalità, delle malattie respiratorie, reazioni infiammatorie polmonari, malattie del sistema cardiocircolatorio, riduzione della funzionalità polmonare dei bambini, aumento delle malattie croniche polmonari, riduzione della funzionalità polmonare negli adulti, riduzione della speranza di vita, aumento delle malattie cardiovascolari e neoplastiche. Per quanto riguarda piombo e benzene: malattie del sangue e degli organi emopoietici.
Non dimentichiamo il rischio, non del tutto teorico, di possibili incidenti aerei sopra i Comuni, con i prevedibili disastri a cose e persone. A tal proposito si pensi alle numerose cave colme di rifiuti nei dintorni dell’aeroporto, con la conseguente presenza di stormi di gabbiani che, rappresentano un pericolo costante per gli aeromobili, potendo creare problemi alle turbine dei motori. Dobbiamo anche essere consapevoli che con la riduzione della qualità di vita anche il valore economico degli immobili avrà un consistente calo con un grave danno economico per gli stessi proprietari.
In concreto chiediamo che lo Stato riprenda nuovamente in considerazione l’inutilità dell’aeroporto che a oggi è costato alla comunità, per il mantenimento, circa 80 milioni di Euro dalla sua nascita, e che reca più danni di salute ed economici che vantaggi reali, ben sapendo che in nessun altro paese europeo esiste una così alta concentrazione di aeroporti come nel nord dell’Italia: 11 aeroporti, da Torino a Trieste, e ben 5 aeroporti nel raggio di 120 km.
Vorremmo inoltre che fossero indicati, programmati, ma soprattutto realizzati, tutti gli interventi necessari alla difesa della salute delle popolazioni che subiscono le ricadute negative in termini di rumore, maggior inquinamento e danni alla salute. Non ultima, anche la decisione di spostare gli investimenti su modalità di trasporto più consone all’interesse generale dei cittadini e delle generazioni future a cui abbiamo l’obbligo morale di consegnare un ambiente per lo meno nello stesso stato in cui l’abbiamo ricevuto. Chiudete l’aeroporto e riqualificate la zona per il bene collettivo!
Quanto riportato sopra è stato estrapolato da scritti della dottoressa Antonella Litta, Medico di medicina generale, specialista in reumatologia, referente per la provincia di Viterbo dell’Associazione italiana medici per l’ambiente, e degli studiosi Ben Barratt e Gary Fuller del King’s College London Environmental Research Group.
Stefano Belli
Consigliere di “Cambia Rotta”
http://www.cambiarotta.it/