[Time • 27.09.04] In appena cinque mesi, il primo ministro Zapatero ha ribaltato molte delle politiche del suo predecessore conservatore. Dice che è solo un buon ascoltatore. Il Time lo ha intervistato prima che partisse alla volta di New York per l’intervento all’assemblea generale dell’Onu...

INTERVISTA DEL TIME A ZAPATERO


In appena cinque mesi, il primo ministro Zapatero ha ribaltato molte delle politiche del suo predecessore conservatore. Dice che è solo un buon ascoltatore. Il Time lo ha intervistato prima che partisse alla volta di New York per l’intervento all’assemblea generale dell’Onu.

Signor primo ministro, ha invitato tutti i governi della coalizione a ritirare i loro eserciti dall’Iraq, come la Spagna ha fatto in aprile. Significa che è disposto ad accettare un regime sciita fondamentalista o la guerra civile etnica?
La domanda che dobbiamo farci è questa: le cose sono migliorate in Iraq dopo un anno e mezzo di occupazione? La risposta è no. C’è una spirale di violenza e di morte. Abbiamo due opzioni: chiudere gli occhi o guardare in faccia la realtà. L’Iraq deve recuperare libertà, stabilità e sovranità il prima possibile.

Come? La strategia della coalizione è l’unica possibilità? È legittima? Perché radicalismo e fondamentalismo stanno aumentando e accrescono i rischi?
Ricostruire un paese come l’Iraq da zero richiede lo sforzo di molti paesi, compresi i paesi arabi e quelli dell’Unione europea. Purtroppo, le condizioni per farlo non ci sono. So che il governo degli Stati Uniti ed i suoi alleati della coalizione desiderano la libertà e la sovranità per l’Iraq quanto prima, ma il modo di combattere il terrorismo deve essere intelligente. Ci sono risposte che accrescono il terrorismo, anche se questa non è la loro intenzione. La prima risposta delle nazioni libere e democratiche al terrorismo dovrebbe essere quella di rispettare il diritto internazionale. In Segretario generale Kofi Annan lo ha detto. [La settimana scorsa ha definito l’invasione “illegale”, ndr].

Che messaggio ha per George W. Bush?
Ho tre messaggi per lui. In primo luogo, la Spagna è amica degli Stati Uniti. Ho il rispetto e l’ammirazione più grandi per i suoi principi democratici e per la sua azione in tanti campi e una solidarietà profonda per quel che ha sofferto con l’11 settembre. In secondo luogo, la nostra fermezza nella lotta al terrorismo è forte quanto mai. E terzo, anche se non siamo d’accordo sull’Iraq, un amico è uno chi dice che cosa pensa. Abbiamo più di 1.000 soldati spagnoli in Afghanistan, perché quell’intervento ha avuto il supporto della Comunità internazionale.

Tifa per Kerry nelle elezioni presidenziali degli Stati Uniti?
Quando sono entrato in carica, ho deciso di non commentare e non interferire a sostegno di qualsiasi candidato in qualunque paese. Ma altri non hanno fatto lo stesso. In molte occasioni, il presidente Bush e membri della sua Amministrazione hanno dato un fervente appoggio all’ex primo ministro José María Aznar ed al partito popolare. Il presidente Bush non mi sentirà mai dare alcun supporto al candidato Kerry. So bene che i sondaggi possono essere ingannevoli. Non sono le intenzioni di voto che importano, ma il desiderio della gente di cambiare. Il 60% degli spagnoli desideravano un cambio di governo due settimane prima delle elezioni, prima dell’attacco terroristico dell’11 marzo a Madrid.

Un’Amministrazione Kerry migliorerebbe davvero i rapporti transatlantici?
Kerry dice che ha un programma per ritirarsi dall’Iraq in quattro anni. Questa è perlomeno una politica alternativa. È palese che la guerra in Iraq ha aperto una distanza nei rapporti fra una parte dell’Europa e il governo degli Stati Uniti, ma i nostri legami di base sono più forti di questo. Condividiamo la democrazia, il libero mercato e l’impegno per la sicurezza dell’Occidente. Differiamo su come garantire questa sicurezza.

Ha allineato la Spagna alla Francia e alla Germania. Non siete preoccupati che la maggioranza dei governi europei non condividono la vostra posizione sull’Iraq?
Non direi una maggioranza, l’Europa è divisa a metà. Ma l’opinione pubblica in Europa è completamente avversa alla guerra in Iraq. Penso che una democrazia moderna dovrebbe essere molto sensibile all’opinione pubblica. E’ ciò che chiamo “socialismo del cittadino”. Accetto l’idea che quando la stragrande maggioranza dei cittadini dice qualcosa, è nel giusto. Oggi la Francia, la Germania e la Spagna hanno meno che una visione unitaria del mondo. Abbiamo in comune l’idea che abbiamo bisogno di un mondo di civiltà e di comprensione reciproca. Lo scontro di civiltà non può trasformarsi una profezia auto-avverante.

Quale domanda le piacerebbe rivolgere a Jose Maria Aznar prima che testimoni davanti alla commissione sull’11 marzo?
Quella che gli ho rivolto al telefono subito dopo l’attacco: perché non ha immediatamente indetto una riunione di tutti i partiti politici per dare una risposta ad un colpo così crudele contro tutti gli spagnoli?

Cosa risponde alle accuse dell’opposizione che sostiene che il suo governo sta dilapidando i risultati economici degli anni del governo Aznar?
Il mio governo non ha ancora presentato un bilancio. Ma la prospettiva della Spagna è positiva. Avremo ancora una crescita superiore al 2,5%, posizionandoci sopra la media dell’UE. Giudichino finora in base ai miei successi: ho formato un governo con metà donne e metà uomini; ho mantenuto la mia parola sul ritiro delle nostre truppe dall’Iraq; ho aumentato lo stipendio minimo e le borse di studio; ho proposto nuove leggi sulla violenza sessuale, la riforma delle leggi sul divorzio, le unioni omosessuali e l’estensioni dei diritti civili. Voglio aumentare la nostra spesa in ricerca e sviluppo del 25%. Che è qualcosa che gli Usa fanno molto bene. Voglio realizzare una sintesi tra questo dinamismo e il welfare state europeo.

Lei dice di odiare il maschilismo. Perché?
Non sono solo antimaschilista, io sono un femminista. Una cosa che davvero risveglia la mia venatura ribelle sono i 20 secoli di dominio di un sesso sull’altro. Parliamo di schiavitù, feudalesimo, sfruttamento, mai della più ingiusta delle dominazioni, quella di metà dell’umanità sull’altra metà. Quanto più le donne avranno uguaglianza, tanto più la società sarà giusta, civile e tollerante. L’uguaglianza sessuale è molto più efficace contro il terrorismo della forza militare.

Qual è la sua idea di leadership?
Il progresso economico, sociale e culturale di una nazione dipende dal fatto che i cittadini contino di più e abbiano più diritti. Questa è l’essenza della mia politica. L’espressione democratica è l’unica voce per la maggior parte dei cittadini. Le aziende e i media non ne hanno bisogno perché hanno già il potere. Quando sono entrato in carica ho detto che non desidero essere una grande leader. Voglio essere un buon democratico.


© Time, 27 settembre 2004. Traduzione AprileOnLine.Info