[29.09.04]  Sono stati uccisi almeno in sei e tre erano ragazzini. Lanciavano pietre contro i blindati israeliani e sono stati colpiti e uccisi dai soldati. Uno di loro, il più grande, ventenne , era già stato arruolato da Hamas. Ma non Mohammed Jaber, morto a soli tredici anni durante la sassaiola di Netzarim...

PALESTINA. SULLA PELLE DEI BAMBINI

[29.09.04] Ahmad Madi aveva 17 anni, Saïd Mohammed Abou Eich 14, Tawfik Ali Charafi 22 e sono morti nel corso della massiccia incursione compiuta nella notte dall’esercito israeliano nel settore nord della Striscia di Gaza, cui hanno preso parte un centinaio di blindati appoggiati da carri armati ed elicotteri d’assalto. Tutti e tre – a parte Mohammed – sono stati uccisi nel campo profughi di Jabalya, principale teatro dei combattimenti al pari delle località di Beit Hanoun e Beit Laiya. Il maggiore tra i tre era un attivista delle Brigate di Izz ed-Din al-Qassam, ala militare di Hamas.

Dalla scorsa notte l’esercito israeliano è impegnato in un profondo raid nel Nord della striscia di Gaza, nella zona delle cittadine di Beit Hanun e del campo profughi di Jabalya. L’obiettivo è di impedire ulteriori lanci di razzi Qassam contro la vicina cittadina israeliana di Sderot. Nel corso di duri scontri avvenuti martedì mattina a Jabalya. Nella nottata in Cisgiordania forze israeliane hanno condotto due raid: a Nablus, dove è stato ucciso un militante delle Brigate dei martiri al-Aqsa di nome Majdi Khalifa, e a Jenin dove è stata rasa al suolo la abitazione di Zacaria Zbeidi, il comandante locale delle Brigate dei martiri di al-Aqsa. Fonti locali aggiungono che il raid a Jenin sembra nel frattempo essersi concluso.

Fonti palestinesi aggiungono da Gaza che l’attacco israeliano è iniziato verso la mezzanotte, quando una trentina di mezzi blindati hanno preso posizioni nel Nord della Striscia presso le cittadine di Beit Lahya e di Beit Hanun, e ai margini del campo profughi di Jabalya. Secondo le fonti le forze israeliane hanno colpito la rete elettrica e la zona è sprofondata nella oscurità, cosa che ha accresciuto lo stato di apprensione della popolazione. A Jabalya, un elicottero ha sparato un razzo un razzo contro due palestinesi che – secondo l’esercito- cercavano di sparare un razzo Qassam contro obiettivi israeliani. Il bilancio dei combattimenti della mattinata a Jabalya, oltre ai tre ragazzi morti è di almeno diciassette feriti. «Si è creata un’atmosfera di guerra», ha riferito uno degli abitanti. Fonti giornalistiche israeliane hanno aggiunto che nell’ultima ora sono stati visti mezzi blindati rientrare in territorio israeliano, mentre altri sono rimasti in profondità nella zona palestinese, dislocati in punti strategici da dove cercano di individuare eventuali lanci di razzi Qassam contro la vicina cittadina israeliana di Sderot
 
VOLONTARI AGGREDITI

[Fonte: Cristina Graziani (Comunità Papa Giovanni XXIII) • 29.09.04] Questa mattina due volontari che collaborano con l’Operazione Colomba – progetto nonviolento di condivisione e di pace promosso dall’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII –  Cris Brown e Kim Lamberty, sono stati violentemente aggrediti, mentre accompagnavano dei bambini palestinesi a scuola. Alle 7,15 di oggi, ora italiana, i volontari stavano scortando un gruppetto di bambini del villaggio di Tuba alla scuola di Tuwani (il villaggio vicino).

Cinque persone, vestite di nero e col volto coperto, si sono avvicinati al gruppo. I bambini sono fortunatamente riusciti a scappare, anche se una bambina e’ stata raggiunta da un colpo di catena dietro l’orecchio che le ha provocato una profonda escoriazione. I due volontari invece sono stati aggrediti e picchiati con catene e bastoni, e ad una dei due sono stati rubati il passaporto e il telefono cellulare. I due volontari sono ora ricoverati in ospedale.

La strada  passa in una zona isolata molto vicina all’insediamento israeliano di Ma’on. I volontari avevano l’autorizzazione dell’esercito ad effettuare l’accompagnamento e la strada non era soggetta a restrizioni. La polizia e l’esercito hanno il dovere di tutelare tutta la popolazione compresi gli internazionali, trattandosi di zona sotto completa amministrazione israeliana. L’associazione condanna questo atto di violenza. Chiede alle autorità israeliane di fare tutto il possibile perché questi atti non abbiano assolutamente a ripetersi. Auspica che le vie per risolvere il conflitto mediorientale siano quelle del dialogo e del negoziato. I nostri ragazzi hanno scelto di rimanere sul campo nonostante le minacce e l’accaduto. Infatti scopo dell’Operazione Colomba è quello di lenire le ferite delle vittime dei conflitti e di gettare ponti di dialogo e di incontro tra le parti in lotta, pagando di persona lo sforzo di questa pacificazione. I volontari sono presenti attualmente, oltre che in Medio Oriente, anche in Kossovo e sono in procinto di partire per il Darfur, in Sudan.

INFORMAZIONI

Nel villaggio sono presenti volontari dell’Operazione Colomba. Per contattare i volontari   tel.00972547382452.
Per contattare Operazione Colomba in Italia tel. 0039541751498 – Email: [email protected] Web: www.operazionecolomba.org