[di Luciano Pasqualotto • Luglio 1998] La depressione è stata definita come il “male oscuro” del nostro secolo. Su di essa si sono spese grandi pagine di letteratura e studi scientifici, sono state sperimentate terapie farmacologiche e psicologiche...

LE DEPRESSIONI INFANTILI

La depressione è stata definita come il “male oscuro” del nostro secolo. Su di essa si sono spese grandi pagine di letteratura e studi scientifici, sono state sperimentate terapie farmacologiche e psicologiche. Propriamente definita come “caduta del tono dell’umore”, da pochissimi anni la depressione è studiata nei bambini, tra i quali sembra essere in preoccupante aumento. E’ questo fatto che ci spinge ad affrontare un tema che non rientra propriamente nell’ambito psicopedagogico. In questo articolo cercheremo di presentare alcune tra le manifestazioni depressive più tipiche nell’età infantile, considerando soprattutto le forme più “nascoste”, tanto varie e diffuse. In ciò faremo riferimento agli studi pionieristici di Renato Cocchi, neuropsichiatra marchigiano, membro del Consiglio Direttivo dell’Associazione Internazionale per lo Studio Scientifico dei Disturbi Cognitivi. Dunque, come si manifesta la depressione in un bambino? Innanzitutto il dr. Cocchi suggerisce di distinguere i sintomi “difettuali” (qualcosa non “funziona” a sufficienza) dai sintomi di “compenso”, i quali sono la risposta, spesso eccessiva, dell’organismo nello sforzo di ristabilire un equilibrio. L’alterazione principale che starebbe all’origine delle depressioni infantili sarebbe infatti di tipo neurochimico, soprattutto a carico di un neurotrasmettitore molto importante definito GABA (acido gama-aminobutirico). Si parla di depressioni infantili al plurale perché i sintomi sono multiformi e possono manifestarsi diversamente a seconda dell’età, della gravità della malattia e dei compensi posti in atto. In ogni caso comprendono sempre sintomi somatici e psichici, con un aumento di quest’ultimi man mano che ci si avvicina all’età adolescenziale. Ecco che, tra il secondo anno e l’ingresso nella scuola elementare, i disturbi del sonno, lo scarso appetito o una scelta alimentare ridotta, il pianto facile, la tristezza, l’isolamento, il gioco solitario o con pochissimi compagni, l’astenia (stanchezza fisica e muscolare) possono essere sintomi difettuali di depressione. Di converso la voracità (in particolare per i dolciumi), la preferenza alimentare per il brodo di carne possono essere sintomi di compenso. I dolci infatti stimolano la produzione di GABA ed il brodo contiene glutammina e/o glutammato che sono pure precursori dell’acido gama-aminobutirico. Anche la ricerca attiva di caffè o alcolici (birra, vino) possono essere tentativi di compenso neurochimico in quanto si tratta di bevande psicostimolanti. Altri bambini cercano di compensare la propria depressione sul versante psichico con una dipendenza accentuata dalla figura materna, mettendosi sempre al centro dell’attenzione o scegliendo compagni più giovani per il gioco. Con i più piccoli, infatti, il livello delle proprie capacità diventa adeguato e spesso il bambino depresso, essendo il più grande, riesce ad imporsi come “capo” del gruppetto. Altri sintomi di compenso possono apparire sul versante somatico come dondolii, d’iperattività o con forme infantili di masturbazione. L’ingresso nella scuola elementare, di per se stesso, può smascherare una depressività di fondo in bambini che fino a quel momento erano stati in una situazione, almeno apparente, di benessere. Tra i 6 e gli 11-12 anni, oltre ai sintomi difettuali precedentemente descritti, possono comparire mal di testa frequenti (cefalee frontali o nucali), una certa inibizione emotiva, permalosità, linguaggio puerile, goffaggine motoria, difficoltà di attenzione, concentrazione, memoria, ideazione. I bambini possono cercare di compensare lo squilibrio anche con nuove modalità comportamentali, come la ricerca di situazioni di rischio, tendendo all’ordine ed alla meticolosità, ponendosi sempre al centro dell’attenzione oppure attraverso la dipendenza dalla figura materna o da un sostituto quale può essere la maestra nella scuola elementare.

Cause e decorsi

Secondo questa impostazione, la malattia depressiva sembrerebbe dunque consistere in un disordine neuropsichico che coinvolge l’intero organismo nelle sue componenti neurovegetativa, motoria, intellettiva, oltre che affettiva. Le cause della depressione infantile andrebbero ricercate in agenti fisici, chimici, infettivi (specie virali) o psicologici che abbiano agito in un periodo critico, alterando il normale equilibrio dell’organismo. Questo tipo di lettura modifica completamente i rapporti di causalità tradizionalmente attribuiti alla depressione: innanzitutto perché privilegia ampiamente fattori che non sono psicologici; in secondo luogo perché quelle che spesso sono state individuate come cause psicologiche del disturbo infantile (ad es. l’alterata relazione madre-bambino) ad un esame più approfondito, si mostrano per lo più come conseguenze. Con ciò, precisa il dr. Cocchi, non si afferma che i disturbi depressivi dell’infanzia non possano avere un’origine solo psicologica, per lo più materna. Essi sono però molto più rari di quanto abitualmente si ritiene. Relativamente all’evoluzione delle depressioni infantili le conoscenze sono in corso di radicale cambiamento. Ad esempio, non è chiaro se l’organismo sia in grado di superare completamente, con le sole sue forze, qualsiasi depressione. Di certo alcuni sintomi, spesso i più appariscenti, possono modificarsi, ridursi o scomparire. Ad un’indagine accurata, ci si accorge però che un certo numero di altri sintomi è rimasto sullo sfondo. A questo fine gioca un ruolo l’apprendimento inconscio di meccanismi sostitutivi, alcuni dei quali però possono diventare una componente essenziale per la strutturazione della personalità adulta. Si pensi a quelli che agiscono sull’adrenalina e noradrenalina come aggressività, masturbazione neurotica, ricerca di situazioni di rischio, ecc. In genere la prognosi sarà tanto peggiore quanto più grave è la depressione, quanto meno l’organismo è stato in grado di mettere in atto meccanismi di compenso, quanto maggiore è la componente biologica implicata, quanto prima la depressione si è manifestata e quanto più si è mantenuta nel tempo.