[Giovanni Baroni & Vera dal Nordeste (Brasile) • 08.05.03] Carissimi amici, in ogni viaggio al sertão di Pernambuco o del Ceará del Nordest Brasiliano, prima di arrivare alla destinazione, quando le luci della cittá piú prossima sono ancora lontane, mi fermo sempre ai margini della strada (di notte non passa quasi nessuno), spengo le luci della macchina e rimango in contemplazione del cielo stellato: é uno spettacolo unico...

LETTERA DI GIOVANNI BARONI & VERA DAL NORDESTE (BRASILE)

Carissimi amici, in ogni viaggio al sertão di Pernambuco o del Ceará del Nordest Brasiliano, prima di arrivare alla destinazione, quando le luci della cittá piú prossima sono ancora lontane, mi fermo sempre ai margini della strada (di notte non passa quasi nessuno), spengo le luci della macchina e rimango in contemplazione del cielo stellato: é uno spettacolo unico. E’ il piú grande numero di stelle a occhio nudo che si possa immaginare. “Siamo fatti di stelle“ scriveva in un testo Frei Betto, per farci affiorare la coscienza di come siamo un solo corpo con gli alberi stecchiti del sertão o con gli alberi immensi della Amazzonia; con le acque piovane che si accumulano nelle cisterne o con le acque dei fiumi del continente sudamericano; con la terra rossa dell´altopiano o con la terra nera dei boschi atlantici.
Sto per arrivare questa volta a Independencia, piccola cittá vicino a Crateus nel cuore del sertão del Ceará. Quando arrivo, la messa serale domenicale é giá cominciata. Padre Machado mi invita a restare al fianco dell´altare. La Chiesa é piena di uomini e donne e di tanti bambini: la gente canta e fa le sue orazioni con una spontaneitá che fa della messa una cena tra fratelli e sorelle. Riconosco alcuni volti di contadini, compagni di cammino, ancora dagli anni di Don Fragoso. Quest´anno nonostante le previsioni che annunciavano un periodo di siccitá, le piogge sono arrivate con abbondanza e la gratitudine per questo dono la vedevo riflessa nei volti dei contadini giá fiduciosi di un buon raccolto di fagioli e granoturco. I loro allevamenti di capre o di buoi avrebbero avuto dell´erba fresca per un buon tempo e dell’acqua, molta acqua da bere. Il lavoro di costruzione di cisterne nelle case dei “sertanejos” giá garantisce l´acqua potabile per tutto l´anno.
Il giorno dopo saremmo andati a visitare e a vivere per una settimana con gli alunni della scuola Agricola Don Fragoso che giá funziona da un anno in una proprietá di 100 ettari a 15 kilometri dalla cittá. La scuola corrisponde alle medie e pratica il metodo educativo dell´alternanza, ossia a 15 giorni di scuola si alternano15 giorni di vita in la famiglia. La scuola forma i ragazzi per la vita nella campagna; assieme alle materie normali, si imparano tecniche agricole alternative, la coltivazione degli ortaggi, l´uso dell’energia solare, la scienza dell´agroforesta: saper vivere nel sertão con l´esperienza dei genitori e con lo sguardo alla scienza della madre terra che non nega il cibo a chi la ama. Noi siamo venuti per parlare sul biodigestore di polietilene e per montarne uno assieme ai ragazzi, come esempio che possa essere imitato dai genitori.
Il lunedi mi introduco nella loro attivitá, assisto alle lezioni, mi offro per lavare i piatti. Nonostante i miei trenta anni di Brasile, loro mi domandano di dove sono; dico che sono un nonno brasiliano che ha un nipotino dell´etá di un loro fratello, ma che sono nato nella lontana Italia e che ho adottato il Brasile come terra da viverci; mi piace piantare e cogliere i frutti perché siano cibo per tutti. La sera dopo cena é il momento di condividere l´esperienza del biodigestore: ne parliamo con entusiasmo e i ragazzi rimangono interessati dalla possibilitá di creare energia a partire dalla “cacca” delle mucche, delle capre, delle galline e dei maiali. I mezzi da usare sono semplici: due sacchi di plastica di 5 metri, alcuni metri di tubo plastico, alcuni elastici, della colla: cose semplici che fanno di questo modello una fabbrica di energia alla portata di una famiglia di contadini. Si dividono in due gruppi per accompagnarmi all´indomani. Per chiudere la serata, uno di loro fa una preghiera, scaturisce naturalmente, ringrazia e dandoci le mani si recita il Padre Nostro. Prima di andare a dormire rifletto fra me e me: siamo sulla terra di Dom Fragoso, quarant´anni di Comunitá di Base… i ragazzi hanno imparato con i genitori a riunirsi, a discutere i loro problemi, a ricevere visite, a pregare assieme. Si sente una fierezza e una responsabilitá che dá uno splendore speciale agli occhi di questi ragazzi. C´é anche una infinitá di zanzare, ma non me ne importa niente e vado dormire molto ma molto felice. Quasi senza volerlo mi rivengono in mente le parole di Lula del suo primo discorso come presidente: fino a quando ci sará un fratello e una sorella brasiliana che fanno la fame, dobbiamo coprirci di vergogna. ‘Fame zero’ è il progetto del governo Lula per vincere lo spettro della fame. Questi ragazzi stanno facendo la loro parte in questo grande “mutirão” [lavoro comunitario di aiuto reciproco], coltivando la loro terra con la loro cultura, con il sapere costruito tutti assieme.
La costruzione del biodigestore avviene normalmente con la partecipazione dei ragazzi. Nel pomeriggio il secondo gruppo va alla caccia della cacca nel recinto dove dormono le mucche: mescolata con l´acqua é introdotta nel sacco platico. Due ragazzi sono scelti per alimentare ogni giorno il biodigestore con 5 kili de letame e 15 litri di acqua. Ecco, adesso si tratta solo di aspettare per la fermentazione. Un altro sacco é collegato al primo e servirà come serbatoio per l´accumulo del gas metano. Toccherá alla loro creativitá usare il gas cosí prodotto per alimentare una bocca di un fornello.
Con Padre Machado visitiamo una comunitá animata dalla ‘Pastorale della Terra’: tocca a me questa volta ricevere il loro sapere e la loro esperienza: stanno provando con successo una Mandalla per l´allevamento di pesci. Si tratta di un fosso circolare di 6 metri, profondo 1 metro, ripieno d´acqua in cui sono posti gli avannotti di Tilapia, un pesce di origine africana che aumenta velocemente di peso e che sta dando un ottimo risultato migliorando l’alimentazione del sertanejo e fornendo un reddito in piú all´economia familiare con la vendita dei “resti”. Ecco, questa esperienza la porteró ai contadini del sertão del Pernambuco. Mi dá una enorme allegria vedere come si puó allargare le possibilitá di vivere nel sertão. Come pure sono stato molto felice di vedere piante del Neem (l´albero insetticida) nella scuola agraria, piante che il nostro amico Luciano Aldé anni fa mi aveva fornito per farle conoscere qui nel nordest. Gli atti solidali hanno una feconditá che noi neanche sogniamo ma che si moltiplicano in una catena che costruisce la Vera Pace contro tutti gli atti di odio di tutte le guerre.
L´ultimo giorno alla scuola lo passiamo con i ragazzi nell´orto che serve di complemento per il loro cibo (i genitori collaborano con la scuola donando alimenti) e come pratica di ortocoltura organica. Al pomeriggio mi mostrano l´area riservata per la formazione dell´agro-foresta: la scienza di coltivare nella foresta. La sera ci salutiamo e mi fanno promettere di ritornare (non ci sarebbe neanche bisogno) per scambiare esperienze e rivedere il biodigestore giá in attivitá. Parto con una pioggerella che tutto bagna per la felicitá di questa gente che per la festa di San Giovanni (giugno) tra i faló accesi danzerà il raccolto di fagioli e mais. Sono 950 kilometri che mi separano da Recife: arriveró allo spuntare dell´alba, con le stelle che mi accompagnano lungo la strada… C´é ancora molta fame, mio compagno Lula, in questo Nordest da dove tu sei uscito per governare un giorno questo paese; ma ce la faremo perché il tuo popolo sta riuscendo a vivere in questa terra… (a cura di Giovanni Baroni e del Comitato italiano di sostegno alle attività di Giovanni e Vera Baroni. Vuoi avere informazioni sui progetti di Giovanni & Vera? Vuoi dare il tuo aiuto? Contatta 3487351362 – [email protected] )


Giovanni Baroni & Vera dal Nordeste (Brasile)
Vera e un gruppo di afrodiscendenti hanno fondato una associazione di donne nere in Pernambuco. Il Nome: UIALA MUKAJI ( RESISTENZA FEMMINILE), in dialetto Bantu. Hanno preparato delle foto di donne nere. Se desideri il file (.pps), puoi richiederlo. (A cura del Comitato italiano di sostegno alle attività di Giovanni e Vera Baroni. Vuoi avere informazioni sui progetti di Giovanni & Vera? Vuoi dare il tuo aiuto? Contatta 3487351362 – [email protected] )