[Sergio Paronetto • 07.09.04] Cari amici, la testa scoppia. Le cronache dell'assassinio di tanti bambini sono di un orrore infinito. Alle soglie della disperazione totale. Ai bordi del male assoluto. Diffuso in molti luoghi, concentrato periodicamente in alcune realtà, la violenza per me è l'inferno. Tra pochi giorni non se ne parlerà più...

LETTERE. OSSEZIA, UN ORRORE INFINITO

Cari amici, la testa scoppia. Le cronache dell’assassinio di tanti bambini sono di un orrore infinito. Alle soglie della disperazione totale. Ai bordi del male assoluto. Diffuso in molti luoghi, concentrato periodicamente in alcune realtà, la violenza per me è l’inferno. Tra pochi giorni non se ne parlerà più. O saltuariamente. Occorre ricordare che la spirale delle violenze è il nulla che avanza. Che la violenza genera sempre violenza. E violenza sempre più grande, brutale e perversa. Occorre ribadire il valore concreto efficace della nonviolenza. Affermare il realismo politico della nonviolenza. E’importante evidenziare la possibilità di superare i conflitti non con guerre “preventive”, con bombardamenti “intelligenti”, con azioni terroristiche di vario segno o con assalti disperati ma con la politica di pace, con la diplomazia preventiva o, in casi urgenti, con azioni di “polizia internazionale” o con l’invio di forze di interposizione pacifica sotto l’egida delle Nazioni Unite e dell’Europa.

Da anni anche in Cecenia si stanno violando in modo massiccio i diritti umani. Putin, Berlusconi e altri non vogliono saperne ma perché non riprendere iniziative già lanciate da personalità e movimenti che, richiamandosi al dolore comune di russi e ceceni, chiedono il disarmo delle forze cecene e il ritiro dei soldati russi attraverso l’intervento delle Nazioni Unite? Non al terrorismo di qualunque tipo, no all’uso ideologico delle religioni, no all’occupazione russa, appoggio del Parlamento europeo a un’amministrazione transitoria dell’ONU: sono parole d’ordine utili a sostenere una mobilitazione per la pace in Cecenia che può coinvolgere il Parlamento italiano ed europeo. Da parte loro, i Comuni possono tentare forme di scambio e gemellaggio con città cecene, ossete, inguscete… Richiamandosi al motto di La Pira  “unire le città per unire i popoli”, i Comuni possono sostenere interventi di diplomazia civile collegati tra loro nel Coordinamento nazionale degli Enti locali per la pace. Che la speranza (la più difficile delle virtù) ci accompagni sempre.

Sergio Paronetto