LIBANO. TESTIMONIANZE, «FINO A QUANDO?»

I quindici giorni che ci lasciamo alle spalle sono stati una escalation di violenza inaudita. Remigio Benni, inviato dell’Ansa presente a Beirut, scrive: «Quel che sta accadendo in Libano supera la dimensione dell’umano e richiama gli scenari delle maggiori catastrofi naturali: lo denuncia la stampa libanese mentre missili dal cielo e colpi di cannone dal mare continuano a devastare quartieri di Beirut sud già ridotti in macerie da giorni e martellano ampie aree del sud del Libano colpendo edifici, strade ma anche veicoli sui quali famiglie terrorizzate fuggono dalle loro case, obbedendo alle intimazioni ricevute con volantini, messaggi telefonici e interferenze sulle frequenze della radio».

«Fa orrore! Non sapevo che avessero bombardato isolato per isolato» sottolinea ai giornalisti, domenica 23 luglio, Jan Egeland, vicesegretario generale dell’Onu per gli aiuti umanitari, in ‘visita’ tra le macerie di Beirut sud. «É più grave ed esteso di quel che potevo immaginare… è una violazione del diritto umanitario». Qualche giorno prima, il 18 e il 20 luglio, ci sono giunte in redazione alcune toccanti, concitate e disperate testimonianze, anche fotografiche, direttamente dalla piccola nazione mediorientale: «Oggi abbiamo contato i morti di ieri, abbiamo raccolto foto dei resti di famiglie, donne e bambini uccisi. Ieri (19 luglio, ndr) è stato il giorno peggiore: 70 civili sono stati uccisi, la maggior parte è ancora sotto le macerie delle loro case distrutte, al Sud e nella regione di Beqa’a. Alla tv e alla radio persone del Sud ed Est del paese assediate nei villaggi chiedono medicine, cibo, acqua, chiedono misericordia. Dicono che ci sono ancora persone sepolte sotto le case che Israele ha bombardato ieri. Dicono che ci sono ancora incendi che non riescono a spegnere perché alimentati dal fosforo delle bombe adoperate da Israele. Dicono: “vi preghiamo, dateci un’ora di tempo per ricevere medicine almeno per i bambini e seppellire i morti”. Dicono che nei loro villaggi c’è una terribile puzza di morte, data dai corpi sotto le macerie di case e rifugi». Ed ancora: «É un genocidio né più né meno. Oggi alla tv hanno mostrato bambini israeliani al Nord di Israele che scrivevano messaggi sui missili che avrebbero bombardato il Libano. Il messaggio era “dai bambini di Israele ai bambini del Libano”. Qualcuno può spiegare questo? Cos’è questa follia? Qualcuno può dire almeno al mondo e ad Israele che quei missili hanno trovato la loro destinazione nella carne e nel sangue dei bambini libanesi?».

 

Di fronte a tali eventi, mille interrogativi si fanno strada nelle menti. Alcuni di questi sono stati messi per iscritto -e pubblicati oggi dal quotidiano «il manifesto»- dal giornalista uruguayano Eduardo Galeano.


«FINO A QUANDO?»

di Eduardo Galeano • 26.07.2006

Un paese ne bombarda due. L’impunità potrebbe meravigliare se non fosse costume normale. Qualche timida protesta in cui si dice di errori. Fino a quando gli orrori continueranno a chiamarsi errori? Questo macello di civili si è scatenato a partire dal sequestro di un soldato. Fino a quando il sequestro di un soldato israeliano potrà giustificare il sequestro della sovranità palestinese? Fino a quando il sequestro di due soldati israeliani potrà giustificare il sequestro del Libano intero? La caccia all’ebreo è stata, per secoli, lo sport preferito degli europei. Sboccò ad Auschwitz un vecchio fiume di terrori, che aveva attraversato tutta Europa. Fino a quando i palestinesi e altri arabi continueranno a pagare per delitti che non hanno commesso?

Quando Israele spianò il Libano nelle sue precedenti invasioni, Hezbollah non esisteva. Fino a quando continueremo a credere alla favola dell’aggressore aggredito, che pratica il terrorismo perché ha diritto a difendersi dal terrorismo?

Iraq, Afghanistan, Palestina, Libano… Fino a quando si potrà continuare a sterminare paesi impunemente? Le torture di Abu Ghraib, che hanno sollevato un certo malessere universale, non sono niente di nuovo per noi latinoamericani. I nostri militari hanno appreso quelle tecniche di interrogatorio nella School of Americas, che oggi ha perso il nome ma non il vizio. Fino a quando continueremo ad accettare che la tortura continui a legittimarsi, come ha fatto la corte suprema di Israele, in nome della legittima difesa della patria?

Israele ha ignorato 46 raccomandazioni dell’Assemblea generale e di altri organismi delle Nazioni unite. Fino a quando il governo israeliano continuerà a esercitare il privilegio dell’essere sordo? Le Nazioni unite raccomandano, però non decidono. Quando decidono, la Casa Bianca impedisce che decidano, perché ha diritto di veto. La Casa Bianca ha posto il veto, nel consiglio di sicurezza, a quaranta risoluzioni che condannavano Israele. Fino a quando le Nazioni unite continueranno a comportarsi come se fossero uno pseudonimo degli Stati uniti?

Da quando i palestinesi sono stati cacciati dalle loro case e spogliati della loro terra, è corso molto sangue. Fino a quando continuerà a correre il sangue perché la forza giustifichi ciò che il diritto nega? La storia si ripete, giorno dopo giorno, anno dopo anno, e muore un israeliano ogni dieci arabi morti. Fino a quando la vita di un israeliano continuerà a valere dieci volte di più? In proporzione alla popolazione, i cinquantamila civili, in maggioranza donne e bambini, morti in Iraq equivalgono a ottocentomila statunitensi. Fino a quando accetteremo, come se fosse normale, la mattanza degli iracheni in una guerra cieca che ha ormai dimenticato i suoi pretesti? Fino a quando continuerà ad essere normale che i vivi e i morti siano di prima, seconda, terza o quarta categoria?

L’Iran sta sviluppando l’energia nucleare. Fino a quando continueremo a credere che ciò basta a provare che un paese è un pericolo per l’umanità? La cosiddetta comunità internazionale non è per nulla angustiata dal fatto che Israele possieda 250 bombe atomiche, nonostante sia un paese che vive sull’orlo di una crisi di nervi. Chi maneggia il pericolosimetro internazionale? Sarà stato l’Iran il paese che buttò le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki?

Nell’era della globalizzazione, il diritto di pressione è più forte di quello di espressione. Per giustificare l’occupazione illegale di terre palestinesi, la guerra viene chiamata pace. Gli israeliani sono patrioti e i palestinesi terroristi, e i terroristi seminano allarme universale. Fino a quando i mezzi di comunicazione continueranno a seminare paura?

Questa mattanza, che non è la prima e temo non sarà l’ultima, accade in silenzio. Il mondo è diventato muto? Fino a quando le voci dell’indignazione continueranno a suonare come campane di legno? Questi bombardamenti uccidono bambini: più di un terzo delle vittime, non meno della metà. Chi si azzarda a denunciarlo è accusato di antisemitismo. Fino a quando continueremo ad essere antisemiti, noi che critichiamo il terrorismo di stato? Fino a quando accetteremo questa estorsione? Sono antisemiti che ebrei che inorridiscono per quanto viene fatto in loro nome? Sono antisemiti gli arabi, tanto semiti quanto gli ebrei? Per caso non ci sono voci arabe che difendono la patria palestinese e ripudiano il manicomio fondamentalista?

I terroristi si somigliano tra di loro: i terroristi di stato, rispettabili uomini di governo, e i terroristi privati, che sono matti singoli e matti organizzati dai tempi della guerra fredda al totalitarismo comunista. E tutti agiscono in nome di dio, si chiami Dio, Allah o Jahvé. Fino a quando continueremo a ignorare che tutti i terrorismi disprezzano la vita umana e che tutti si alimentano tra loro? Non è evidente che in questa guerra tra Israele e Hezbollah sono i civili – libanesi, palestinesi, israeliani – quelli che ci mettono i morti? Non è evidente che le guerre di Afghanistan e Iraq e le invasioni di Gaza e del Libano sono incubatrici di odio, fabbriche di fanatici in serie?

Siamo l’unica specie animale specializzata nello sterminio reciproco. Destiniamo duemila e cinquecento milioni di dollari, ogni giorno, alle spese militari. La miseria e la guerra sono figlie dello stesso padre: come qualche dio crudele, mangia i vivi e anche i morti. Fino a quando continueremo ad accettare che questo mondo innamorato della morte è il nostro unico mondo possibile?