MILLE MORTI AL GIORNO PER LE ARMI LEGGERE

Le lobby hanno fatto fallire la Conferenza Onu. La più potente associazione armiera del mondo, la statunitense National Rifle Association (NRA), aveva messo in campo tutta la propria «potenza di fuoco» di lobby per fare in modo che la Seconda Conferenza Onu sulle armi leggere (26 giugno – 7 luglio 2006) non vedesse mai la luce. Non è riuscita a prevenirne lo svolgimento, ma oggi esulta per il fallimento. «La Conferenza Onu è finita senza un accordo sul documento finale. E’ totale il fallimento del programma quinquennale di limitare la legittima attività dell’industria delle armi e il diritto garantito dal Secondo Emendamento degli Stati Uniti ai propri cittadini», riporta con orgoglio la NRA sul proprio sito.

Le pressioni sull’amministrazione Bush – di cui è tra i maggiori sostenitori – si sono riversate nei giorni scorsi all’interno della stessa Conferenza Onu facendo in modo che gli Usa diventassero il capofila dell’opposizione ad un Trattato internazionale sul commercio di «armi leggere». Tanto leggere e facili da usare che fanno mille morti al giorno nel mondo e l’anno scorso sono state la causa di morte di ben 2.800 minori nei soli Stati Uniti.

Ma è soprattutto nei teatri di guerra che le «small arms» sono entrate ed entrano tuttora nel gioco mortale: tre milioni di vittime nella guerra dei Grandi Laghi, un milione e mezzo di morti in Liberia e un milione in Rwanda, 300 mila in Burundi, 200 mila in Sierra Leone sono il loro devastante carnier di guerra.

Per cercare di limitarne il commercio illegale e di rendere controllabile quello legale tre associazioni umanitarie (Amnesty International, Oxfam e Iansa) avevano proposto alla Conferenza Onu l’adozione di un trattato internazionale con alcuni punti irrinunciabili: trasparenza sulla produzione e commercio di armi, regole precise sulle intermediazioni e per i brokers, divieto di trasferimento di armi a Paesi sotto embargo internazionale e responsabili di gravi violazioni dei diritti umani.

Regole che non sono piaciute ai principali produttori mondiali di queste armi: «Il mondo è stato tenuto in ostaggio da una piccola minoranza di Paesi», hanno dichiarato a fine Conferenza i portavoce della campagna ControlArms. Il riferimento è soprattutto agli Stati Uniti, ma non solo: anche Russia, Cuba, India, Iran, Israele e Pakistan si sono datti da fare perché la Conferenza non sortisse alcun risultato. L’Unione Europea e numerosi Paesi africani e latinoamericani avevano sostenuto invece la necessità di controllare in modo più rigoroso il commercio internazionale di queste armi.

Ma era stata soprattutto la campagna ControlArms a far comprendere la necessita e l’importanza della Conferenza Onu raccogliendo più di un milione di adesioni di persone di ben 160 Paesi del mondo per l’adozione di un trattato sul commercio internazionale di armi leggere. Aveva interpellato anche l’inventore della più diffusa arma di distruzione di massa nel mondo, il fucile d’assalto Ak47: «A causa della mancanza di controlli internazionali sulla loro vendita, le armi di piccolo calibro trovano facilmente modo per raggiungere chiunque nel mondo voglia usarle non solo a scopo di difesa nazionale, ma anche di aggressione, terrorismo e ogni forma di criminalità», aveva dichiarato Mikhail Kalashnikov, l’inventore dell’omonimo mitragliatore.

«È inaccettabile che due settimane di discussioni non abbiano prodotto alcun risultato,», ha commentato Rebecca Peters di Iansa. Tutto finito, dunque? Non proprio. I promotori della campagna ControlArms si sono già messi all’opera per portare la richiesta di controlli più rigorosi sul commercio di queste armi all’Assemblea Generale dell’Onu del prossimo ottobre. «In quell’assise, le decisioni sono spesso sottoposte a votazione a maggioranza e ciò significa che una piccola minoranza di paesi non può bloccarle», nota Brian Wood di Amnesty International.

Un ruolo non secondario potrebbe svolgerlo l’Unione Europea ed anche il nostro governo: dopo gli Stati Uniti è infatti l’Unione Europea il maggior produttore di queste armi e l’Italia ne è il secondo esportatore mondiale: il mercato italiano è cresciuto notevolmente negli ultimi anni passando dai 358 milioni di euro di esportazioni del 2004 agli oltre 410 milioni di euro del 2005. E le «piccole armi» italiane – riporta un recente studio di Archivio Disarmo – per un quinto vanno a finire in zone di guerra e di conflittualità interna e dove si verificano continue violazioni di diritti umani.

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What/Cosa

Secondo la definizione adottata nel 1998 dall’Unione Europea sono «leggere» le armi di piccolo calibro come pistole, fucili, carabine ma anche le mitragliatrici e i fucili automatici ad uso militare. L’Onu invece considera «leggere» anche le armi che possono essere trasportate da una o più persone, da animali o piccoli veicoli (non blindati oppure corazzati) come piccoli cannoni, obici, mortai di calibro inferiore ai 100 millimetri, lanciagranate, ordigni anticarro, lanciarazzi antiaereo spalleggiabili. Restringendo il campo alle armi di piccolo calibro, sono 640 milioni nel mondo, una per ogni dieci abitanti del pianeta.

Where/Dove

Il valore annuale del commercio di armi è di 4 miliardi di dollari, dei quali più di 1 miliardo è illegale. Il rapporto di Small Arms Survey riporta che nel 2001 gli Stati Uniti hanno esportato armi di piccolo calibro per un valore complessivo di 741,4 milioni dollari. Al secondo posto vi è l’Italia che, nello stesso anno, ne esportate per un valore di 298,7 milioni di dollari ed al terzo il Belgio con un export di 234 milioni di dollari. L’esportazione italiana di armi è in costante aumento: lo studio di Archivio Disarmo riporta infatti che l’export italiano è cresciuto di oltre il 22% negli ultimi due anni passando dai 358 milioni di euro di esportazioni del 2004 agli oltre 410 milioni di euro del 2005.

Who/Chi

Amnesty International, Oxfam e Iansa hanno lanciato la campagna internazionale Control Arms per chiedere un Trattato internazionale di regolamentazione del commercio di armi leggere. I punti salienti sono: trasparenza della produzione e commercio di armi, regole precise sulle intermediazioni, divieti di trasferimento di armi a Paesi sotto embargo.

WWW Per saperne di più

Conferenza Onu sulle armi leggere: www.un.org/events/smallarms2006/

Control Arms: www.controlarms.org – www.controlarms.it

Iansa: www.iansa.org

Rete Italiana Disarmo: www.disarmo.org

 

Fonte: www.unimondo.org