[L'Arena • 25.11.2003] Intervista al pedagogista Mario Lodi, fondatore della «Casa delle Arti e del Gioco», che traccia un ritratto preoccupante delle famiglie italiane...

MARIO LODI. «GENITORI SI DIVENTA PIANO PIANO»


Intervista al pedagogista Mario Lodi, fondatore della «
Casa delle Arti e del Gioco», che traccia un ritratto preoccupante delle famiglie italiane.
 
Non esiste mestiere più difficile di quello di genitore. È una verità che già conoscevano i nostri avi, ma che si è fatta ancor più evidente nella società odierna, nella quale i valori che un tempo costituivano il cemento dell’unità familiare – l’amore, la solidarietà, il rispetto reciproco, il senso della gerarchia e dell’autorità – sembrano essere stati spazzati via da quelli, effimeri e superficiali, che ci propinano quotidianamente i mass media: bellezza, ricchezza, successo e potere.

Sedotti dai modelli di vita propagandati dalla televisione, finiamo per considerare la famiglia non più il mattone di una società fondata su una comunione di spirito e di interessi, ma un soggetto economico, in cui i conti in banca, le polizze assicurative e il benessere materiale contano molto più del dialogo e della comprensione tra le generazioni. E i genitori, sempre più apprensivi per il futuro dei propri figli, spesso dimenticano di dare ai ragazzi una vera educazione, preoccupandosi quasi esclusivamente degli aspetti materiali della loro vita e del loro domani.

È questo, in sintesi, il panorama non molto consolante che emerge dalle ultime ricerche sulla famiglia italiana, tra cui il recente rapporto del Censis. Abbandonando il linguaggio arido di numeri e statistiche, affidiamoci all’esperienza di chi, come il pedagogista Mario Lodi, dello studio del mondo infantile e familiare ha fatto il motivo della sua esistenza. Dopo anni di esperienza in questo ambito come organizzatore di incontri, dibattiti e seminari, Mario Lodi non solo ha scritto diversi libri di successo – tra cui ricordiamo La TV a capotavola , un lavoro davvero istruttivo che analizza il rapporto tra genitori e figli in una società dominata dal telecomando -, ma ha anche fondato a Drizzona (Cremona) la “Casa delle arti e del gioco”, un laboratorio unico nel suo genere dove si sperimentano, sotto la guida di esperti, tutti i linguaggi e i comportamenti che veicolano le relazioni familiari e quelle umane in genere.

Signor Lodi, genitori si nasce o si diventa?

“Sicuramente si diventa. Giorno dopo giorno, osservando con amore il proprio figlio fin dalla nascita. Nei primi tre anni di vita tutti i bambini del mondo ‘inventano’ una loro scuola personale fondata sul piacere del gioco e su quello della conoscenza, usando gli strumenti principali della ricerca, che sono i sensi e la mente. Molti genitori non si rendono conto che in questo modo le loro creature non fanno altro che studiare quotidianamente il mondo in cui vivono. Scoprono leggi fisiche, compiono esperimenti con materiali e oggetti di ogni genere e, soprattutto a partire dal primo anno, entrano in familiarità col linguaggio degli adulti, riuscendo a capire gradualmente il senso delle loro parole. Ecco perché genitori si diventa. Piano piano, attraverso le esperienze dei figli”. 

Quindi si può dire che i genitori siano i primi maestri per i bambini?

“Sì, specialmente nei primissimi anni il rapporto genitori-figli sostituisce la scuola. Per questo è importante che i genitori colgano nei bambini quel elemento di libertà e di autonomia che li spinge a fare esperienza del mondo che li circonda. Un compito che padri e madri non riusciranno a svolgere se, come spesso avviene, non possono contare su una formazione adeguata. Oggi a formare i genitori, infatti, sono coloro che possiedono il potere di influenzare il loro stile di vita. A cominciare dalla Tv. Basta osservare i programmi televisivi attuali per capire quali modelli essi trasmettano: sesso, chiacchiere inutili, violenza”. 
 
Nella società attuale, perciò, la televisione finisce con l’avere un ruolo determinante nel processo formativo dei figli.

“Da più parti è stato lanciato l’allarme sul dilagare di un uso scorretto del piccolo schermo. Le forze virtuose di cui dispone la nostra società non hanno mezzi sufficienti per contrastare il potere televisivo che porta nelle nostre case il peggio di noi, anziché donarci il meglio che l’uomo produce nella scienza, nell’arte e negli altri campi della civiltà”.

Qual è il suo rapporto personale con la televisione?

“Da tre anni l’ho abbandonata, e al suo posto ho trovato la libertà e un mondo di persone straordinarie, ignorate dalle televisioni, che ho descritto in un diario dal titolo A TV spenta . Diario del ritorno (pubblicato da Einaudi, n.d.r.). Ma chi ha il coraggio di seguire il mio esempio? Quanti genitori sono pronti a organizzare uno sciopero televisivo? Io credo che siano pochissimi”.

Negli ultimi decenni quali cambiamenti ha riscontrato nella famiglia-tipo italiana, e nei genitori in particolare?

“Ultimamente la famiglia ha subito una vera e propria rivoluzione, cambiamenti talmente epocali e disastrosi da averla quasi fatta scomparire. Oggi la maggior parte dei ragazzi hanno genitori separati e la disgregazione di questa piccola società ha lasciato un grande vuoto che continua a generare sbandamenti e depauperamento di valori”.
 
Come pensa che una famiglia possa garantire un futuro sereno ai propri figli?

“Madre e padre si trovano di fronte a una scelta fondamentale. O accettare la cosiddetta “filosofia del benessere materiale”, o credere in una società di valori in cui la solidarietà, l’accettazione delle diversità e l’onestà contribuiscano a formare un modello di cittadino responsabile”.

Quanto conta il reddito in tutto questo?

“Certamente è necessario, ma non è tutto, e di sicuro non produce cultura. Quando incontro i bambini a scuola e domando loro che cosa vogliano fare “da grandi”, la risposta più frequente è, purtroppo, sempre la stessa: il miliardario. E spesso aggiungono: così avrò belle macchine, belle donne, farò viaggi, eccetera”.

Dalle ultime ricerche sulla famiglia italiana risulta che molti genitori cercano sostegno nei valori religiosi per affrontare le difficoltà della propria famiglia e sono propensi all’impegno dei figli nel volontariato. Cosa ne pensa?

“Penso che i valori sui quali è possibile costruire una società virtuosa siano quelli religiosi e dell’impegno sociale. Essi conferiscono all’essere umano grandi soddisfazioni e tolleranza verso chi è stato meno fortunato di loro. Gli egoisti, si sa, non costruiranno mai qualcosa che abbia un alto valore civile e umano”.

Cosa rimpiange di più della famiglia di una volta?

“La struttura patriarcale e l’educazione. E poi il modo di porsi nei confronti dell’anziano, che oggi è emarginato. Quel che davvero conferisce solidità a una famiglia, infatti, è il rispetto reciproco. Ricordo il tempo in cui, nelle famiglie italiane, si usava dare del ‘voi’. Può sembrare un’espressione di distacco, di timore dei figli nei confronti dei genitori, ma in realtà quella formula di cortesia veniva dalla consapevolezza del fatto che genitori e figli avevano ruoli diversi”.


Visita il sito della «Casa delle Arti e del Gioco» di Drizzona (Cremona)