MARIPOSAS DE LA QUEBRADA


Racconto che partecipa al Concorso solidal-umoristico-letterario nazionale «Léggere nel verde». Trovi il bando qui.


MARIPOSAS DE LA QUEBRADA

Leggere, nel verde. Leggere, libere, innumerevoli, le farfalle argentine.

Arrivammo a Jujuy in una fresca mattina, all’inizio dell’estate, appena dopo Natale. In Argentina, si sa, le stagioni sono rovesciate. Oppure sono rovesciate qui da noi, nel Nord del mondo.

San Salvador de Jujuy è una bella città del Nord-Ovest argentino, non molto lontana da Salta. Tutto è verde, intorno. Le Ande sono vicinissime. E vicinissima è l’apertura della Quebrada de Humahuaca. Proprio la Quebrada è stata per noi una sorpresa grandissima, un sogno collettivo con ripetuti: “Guarda!”, “Che meraviglia”, “Ma non è possibile, non credo a quello che vedo!”…

La Quebrada si potrebbe forse definire la “spaccata”, ma il termine spagnolo-argentino è tanto più forte di quello italiano, è quasi violento. Provate a dire forte: Quebrada! Non sembra, la parola gridata, il rumore della roccia che si spacca, frana, precipita?

La grande spaccata è una valle andina, proprio una enorme ferita nelle immense montagne. Quello che rende unica al mondo la Quebrada de Humahuaca è il colore, anzi sono i colori. Le incredibili pareti rocciose della spaccata sono colorate, a strati, diverse: due strati verdi, uno blu, uno arancione, poi un po’ di normale colore di roccia, poi azzurro, rosa, verde, arancione, cioccolata… Cercate in internet la Quebrada de Humahuaca, vedrete delle immagini, ne avrete almeno una vaga idea. Non sarà come arrivarci e percorrere davvero la valle tra pareti infinite di colori. E con il fondo valle verdissimo, con alberi e fiori.

Ma non è tutto, non finisce così il quadro della Quebrada. Arrivando all’inizio dell’estate, e ancora più giù, arrivando da Salta o da Jujuy, milioni di farfalle bianche volano, corrono, volteggiano. Anche a Salta pare che nevichi, i fiocchi bianchi si rincorrono intorno ai campanili. Nella Quebrada, poi! Già lo scenario degli infiniti strati di roccia colorata suggerisce che si stia sognando. Immaginate poi la nevicata di milioni di farfalle bianche, sullo sfondo verde della valle, che si rincorrono e non cadono mai. Ci chiedevamo l’un l’altro: “Che cosa ci sorprende di più? Le pareti colorate delle montagne, o le infinite farfalle?” Ah, come dimenticare le farfalle, a milioni, leggere, nel verde.

Si sale, si sale, si arriva a Humahuaca, un paese di circa dodicimila abitanti, a quasi 3000 metri sul livello del mare. Le vie diritte, le case a uno o due piani, l’estrema semplicità, fanno di Humahuaca una tipica cittadina latinoamericana, cioè spagnola di campagna di qualche bel cinquantennio fa. Ma lungo quelle vie bisogna camminare adagio, ogni tanto fermarsi un poco: si è a 3000 metri!

Lì, nella tipica cittadina spagnola di campagna eccetera, ci attendeva un’altra sorpresa: Los Hijos de Humahuaca, grupo musical andino particolarmente fuerte y que trasmete mucha emociòn. Gli strumenti particolari della tradizione andina, le canzoni tipiche, la musica e il ritmo conquistano subito e restano per sempre nella mente e nel cuore. Los Hijos ce la mettono tutta, evidentemente, per coinvolgere ed emozionare noi nordici, specialmente suonando “El Condor pasa”. Non si può, alla fine, che acquistare il cd con la musica che si riascolterà a casa, con nostalgia.

Sì, il viaggio a Salta, a San Salvador de Jujuy, su per la Quebrada fino ad Humahuaca, è stato meraviglioso, imprevedibile e indimenticabile.

Ma perché – chiederà l’eventuale lettore – scrivi proprio di questo particolare viaggio? Perché tutto è nuovo e diverso anche per noi viaggiatori viaggianti, da Salta a Jujuy e su per la Quebrada fino a Humahuaca, ma soprattutto inaspettate sono le farfalle di fine primavera, a milioni, leggere, nel verde.

Eva Sbrindoloni