«M’illumino di meno», un grande successo, non c’è che dire. Ci sono proprio tutti: dalle associazioni ambientaliste (Legambiente e Wwf) ai parlamentari ecologisti – rigorosamente bi-partisan – da Banca Etica, ma c’è anche UBI Banca – ai comuni di mezz’Italia come quello di Samarate che ha invitato a partecipare il comune gemellato Yeovil (UK) ma ha dimenticato di estendere l’invito alla locale ditta promotrice del gemellaggio, la AgustaWestland, che invece continuerà a produrre a pieno ritmo, nonostante il temporaneo “oscuramento”, i 51 elicotteri Mangusta recentemente commissionati dal governo turco, in barba agli appelli di Rete Disarmo.
E c’è anche IBM Italia, Fujitsu Siemens Computers, McDonald’s Italia (sì avete letto bene), finanche la CIA – no, non quella americana ma la Confederazione Italiana Agricoltori e l’Europarlamento di Bruxelles – che però spegnerà le luci solo per dieci minuti – fino al giornale per ragazzi Topolino. Insomma non manca proprio nessuno a parte, forse, il solito Beppe Grillo. E non potrebbe essere altrimenti visto che l’iniziativa promossa dalla trasmissione Caterpillar è «patrocinata dal Ministero dell’Ambiente e dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri» e si svolge «in collaborazione» con… l’ENI. Toh, l’ENI!
Ma l’ENI non è nel mirino delle associazioni per i rischi ambientali e sociali connessi all’esplorazione del giacimento del Kashagan fatto di un petrolio di qualità molto bassa e contenente nella sua parte gassosa oltre 40 sostanze tossiche, un’operazione che tra l’altro ha visto esplodere i costi da 27 a 136 miliardi di dollari? Non è la stessa ENI che – suo malgrado – è stata al centro di un’approfondita inchiesta della trasmissione Report per la faccenda connessa con la Gazprom? E non è l’ENI l’oggetto di una specifica campagna di denuncia per la partecipazione alla svendita del petrolio iracheno? O responsabile della costruzione di un oleodotto-serpente di 513 km che ha provocato l’ulteriore distruzione della foresta amazzonica ecuadoriana e violato i diritti delle comunità indigene? E l’operato in Nigeria dell’ENI è tutto trasparente e rispettoso delle popolazioni locali? O sono tutte balle quelle che ci raccontano trasmissioni televisive e Ong italiane e internazionali? Se cosi fosse ci piacerebbe esserne informati. Ma se non è cosi, allora, com’è che associazioni ambientaliste, Enti locali responsabili, parlamentari ecologisti fanno finta di non vedere il logo del ‘Cane a sei zampe’ che sponsorizza l’iniziativa di Caterpillar?
Non è un discorso nuovo. Lo aveva già fatto lo scorso anno la Rete Lilliput che denunciava: «L’ENI è una delle più grandi multinazionali del settore petrolifero e si è distinta negli ultimi anni per la propria partecipazione in molte delle operazioni più controverse, a livello internazionale, riguardanti l’estrazione di gas e petrolio». «In questa situazione – proseguiva Rete Lilliput – la sponsorizzazione di un’azienda del gruppo ENI a un’iniziativa come ‘M’illumino di meno’ suona come un mero tentativo di ripulire la propria immagine». Rete Lilliput invitava il Governo Italiano – principale azionista dell’ENI – a «anteporre il controllo dell’operato delle proprie aziende alla mera condivisione dei loro utili» e la redazione di Caterpillar a «dotarsi di un codice etico nella selezione degli sponsor». Poi il silenzio. O meglio il buio, forse per via dell’oscuramento che l’iniziativa propone.
Crediamo, invece, che sia tempo di accendere i riflettori dell’informazione e dell’intelligenza per non finire tutti oggi a saltare sul carrozzone sponsorizzato ENI – magari per proporre i nostri aperitivi rigorosamente sorseggiati al lume di candela – e domani ad invitare associazioni, Enti locali, Ong e movimenti a denunciare l’ennesima nefandezza targata Cane a sei zampe.
Giorgio Beretta
Fonte: Unimondo