[Misna • 11.10.03] L’assegnazione del Premio Nobel per la Pace all’avvocatessa iraniana Shirin Ebadi ha suscitato in tutto il mondo reazioni e commenti positivi. “Rendendo onore a Shirin – ha detto Amnesty International – il comitato norvegese per il Nobel ha riconosciuto l’importanza cruciale dei diritti umani e delle persone che li difendono in tutto il mondo”. Ricordando che l’iraniana ha lottato anche per alcuni prigionieri di coscienza adottati da Amnesty, la nota organizzazione internazionale ha ribadito che il premio “è una speranza a coloro che sono impegnati nella lotta quotidiana per sostenere i diritti umani”.

NOBEL PER LA PACE AD AVVOCATESSA IRANIANA

Sottolineando che Ebadi è impegnata, tra le altre cose, nella difesa dei diritti dei bambini iraniani, l’Unicef (Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia) si è rallegrata con la vincitrice, definendo il Premio “un bellissimo regalo ai diritti dei minori”. Entusiasmo per l’assegnazione del Nobel a Ebadi è stato espresso anche dalla ‘Tavola della pace’, coordinamento italiano di associazioni laiche e religiose e di enti locali impegnati per la non-violenza. “È un fatto importante che il Nobel venga dato a una donna – ha detto Flavio Lotti, coordinatore nazionale della Tavola della pace, che in questi giorni ospita a Perugia la Quinta Assemblea dell’Onu dei Popoli – e a una donna che si occupa di bambini e di donne, i più esposti alle violazioni dei diritti. È ancora più importante che sia una persona sconosciuta che quotidianamente, partendo da sé, si impegna a cambiare il mondo”. Alle congratulazioni si è associato anche l’Alto commissario dell’Onu per i diritti umani, Bertrand Ramcharan, auspicando che la scelta del comitato di Oslo “ispirerà ed incoraggerà tutti i militanti” impegnati a difendere i fondamentali diritti degli esseri umani. La radicale Emma Bonino, promotrice di campagne umanitarie e studiosa dell’Islam, ha rilevato che il Nobel all’avvocatessa, prima donna a divenire giudice in Iran nel 1974, “non è tradizionale”, perché “non si è premiato un esperto di geopolitica ma una persona che si batte ogni giorno” per ciò in cui crede. Tra i favoriti per il Premio assegnato dai norvegesi c’era anche il Papa, ma la comunità di Sant’Egidio non sembra dispiaciuta per la scelta. “Il Papa non aveva bisogno di un premio Nobel – ha detto uno dei fondatori della Comunità, Mario Marazziti – in quanto tale riconoscimento gli è già stato attribuito dall’opinione pubblica mondiale per il suo no radicale alla guerra”. Marazziti definisce poi la scelta di consegnare il riconoscimento all’iraniana “importante e significativa”, perché premia l’Islam aperto e moderato. “L’attesa del Nobel a Giovanni Paolo II è stata creata soprattutto dai media”, ha infine osservato la Caritas italiana.