[Testo di Norberto Bobbio Tratto da “Bobbio - Viroli, «Dialoghi intorno alla repubblica», Laterza, 2001” • 28.01.04] Quando parlo di «partito personale» intendo sottolineare il partito creato da una persona in contrasto con il partito in senso proprio, che consiste per definizione in un'associazione di persone. Il partito personale è cosa diversa dal fatto che i partiti hanno un leader o dei leader. Tutti i partiti, come ha spiegato Roberto Michels, hanno un leader. Tant'è vero che un partito che non ha un leader ma più leader è considerato un partito anomalo...

NORBERTO BOBBIO. DIECI ANNI FA LA NASCITA DI FORZA ITALIA

Quando parlo di «partito personale» intendo sottolineare il partito creato da una persona in contrasto con il partito in senso proprio, che consiste per definizione in un’associazione di persone. Il partito personale è cosa diversa dal fatto che i partiti hanno un leader o dei leader. Tutti i partiti, come ha spiegato Roberto Michels, hanno un leader. Tant’è vero che un partito che non ha un leader ma più leader è considerato un partito anomalo.
La Democrazia cristiana, che è stato un grande partito e come tale ha dominato per anni la vita politica italiana, ha sempre avuto tanti leader. Per questo era giudicato anomalo. Ma il partito di norma ha un leader. Penso a Nenni nel Partito Socialista, a Togliatti e poi Berlinguer nel Partito Comunista, a Ugo La Malfa nel Partito Repubblicano. Un partito non può vivere senza leader. Ma tanto Forza Italia quanto il partito di D’Antoni, per citare l’ultimo nato, sono una cosa ben diversa dai vecchi partiti con il loro leader.

Un capo che ha creato l’associazione

Il partito di Berlusconi è un partito personale in senso proprio, in quanto non è un’associazione che ha creato un capo, ma è un capo che ha creato l’associazione. Berlusconi si rende perfettamente conto che un partito personale non può vivere a lungo. Per questa ragione egli sta trasformando il partito, cercando di radicarlo nel territorio. Mentre i vecchi partiti di massa hanno cessato di essere tali, il partito personale potrebbe diventare un partito di massa nel senso tradizionale della parola. Credo che un’ideologia Forza Italia l’abbia. Magari è un’ideologia soltanto negativa l’ideologia dell’antistatalismo in contrapposizione allo statalismo che Berlusconi imputa a tutta la sinistra. Un’ideologia antistatalista in nome del mercato che pur se negativa fa presa, perché Berlusconi identifica lo statalismo con il comunismo ed è riuscito a persuadere che l’Italia, poiché e stata statalista, è stata comunista. Il che significa che per liberare l’Italia dal comunismo bisogna liberarla anche dallo statalismo.
 
Forza Italia è una reazione allo stato di cose esistente

Anche il fascismo, fu un movimento nuovo, dichiaratamente nuovo che nasceva come reazione nei confronti della realtà politica e sociale che si era creata negli anni immediatamente successivi alla prima guerra mondiale. Il partito che Berlusconi ha fondato è un partito nato per liquidare la prima Repubblica. Una delle ragioni della forza (e per me anche della pericolosità) di Berlusconi consiste nell’aver segnato una tappa nuova nella storia del Paese: nell’essere e nel presentarsi come fondatore di un partito nuovo in contrapposizione ai vecchi partiti considerati decadenti, come i fascisti si presentavano nei confronti dei vecchi partiti dell’Italia liberale. Mussolini considerava gli altri partiti dei partiti finiti, dei partiti che avevano esaurito il loro compito. Proclamava la necessità di un rinnovamento generale. La nascita di Forza Italia è in questo senso molto simile alla nascita del Partito fascista, nel senso, come ho spiegato, di partito nuovo. Anche se si definisce il partito della libertà, anzi, il centro di un Polo della libertà Forza Italia non si riallaccia affatto alla tradizione liberale italiana. Non ha nulla di simile al liberalismo di Einaudi, per citare il nome più significativo. Non ha neppure i caratteri del classico partito conservatore. Forza Italia è dunque un partito eversivo, e Berlusconi se ne rende perfettamente conto.
 
Il capo e la faccia del capo

Berlusconi non solo ha fondato un partito personale; fa anche di tutto per accentuare il carattere personale di Forza Italia. Prova ne sia che esibisce ovunque la sua faccia. La sua faccia sempre sorridente, sempre sicuro di sé, l’uomo benedetto da Dio, anzi, addirittura “l’unto del Signore», come egli stesso si è proclamato. La personalizzazione è tipica del capo carismatico, Mussolini è stato indubbiamente un capo carismatico. Quando si affacciava al balcone strappava l’applauso, dialogava con la folla. Teneva discorsi brevi, molto incisivi; e poi faceva domande alla folla, domande alle quali la folla doveva rispondere o si o no, secondo quello che era già previsto. Mussolini sapeva quello che la folla avrebbe risposto. Dialogava con la folla, cosa che Hitler faceva in misura molto minore per ché stava molto più lontano, molto in alto rispetto alla folla. Era una potenza più celeste.
Anche Stalin non ha mai avuto un rapporto diretto con il suo popolo; lo abbiamo sempre visto mentre assiste alla parata militare, o nel grande balcone del palazzo di Stato, quasi sempre in divisa militare, insieme ai suoi capì. Stalin non ha mai fatto un discorso al popolo. Non lo vedi mai di fronte ai comunisti russi che lo applaudono. È sempre glaciale. È veramente il capo che viene dal l’alto. L’ho sempre visto silenzioso, molto diverso, in questo, da Mussolini e da Hitler. I leader del partito bolscevico erano grandi oratori; Stalin, al contrario, non teneva discorsi.


Tratto da Bobbio – Viroli, “Dialoghi intorno alla repubblica”, Laterza, 2001