[di Maria & E. Marotta • 27.10.02] Intervista a Lukas Moodysoon, Controcorrente, 59.ma Mostra del Cinema di Venezia.

OH, LILIA, I TUOI OCCHI MAI RIDENTI !

Intervista a Lukas Moodysoon, Controcorrente, 59.ma Mostra del Cinema di Venezia.
 
Varie migliaia di donne e ragazze dei paesi dell’Est e dell’ex Urss sono vittime della prostituzione forzata nell’Unione Europea. Il fenomeno, apparso dopo la caduta della cortina di ferro, si è notevolmente sviluppato negli ultimi tempi a causa dell’impoverimento della popolazione di questi paesi.
Cosa rimane oggi dell’ex Unione Sovietica? Spazi urbani abbandonati, caseggiati fatiscenti, povertà, emarginazione e solitudine. Il miraggio dell’America è sempre presente e distrugge anche i rapporti umani più consolidati. Lukas Moodysson, giovane regista svedese, lodato anche dal mito Ingmar Bergman, già autore di opere dedicate alla condizione giovanile delle società opulente del Nord Europa (Fucking Amal, Together), getta il suo sguardo solidale sul terrificante vuoto lasciato dal comunismo con una pellicola intensa e, per certi versi, struggente, toccante, disperante…
La vicenda della giovane di sedici anni (Lilia) che cade vittima di alcuni delinquenti, tra cui un giovane bellissimo di cui si innamora e che poi la incanala nella prostituzione in Svezia, sembra comunque presa dalla cronaca dei giornali del nostro paese, o di qualsiasi altro paese capitalista. Proprio per questo motivo, il regista svedese, a parte alcuni superflui passaggi retorici ed onirici, ha utilizzato uno stile fortemente realistico collegato chiaramente a certa iconografia della fotografia russa contemporanea.
Macchina a mano, immagini sgranate, montaggio sconnesso, uso di grandangoli spinti, recitazione diretta, rappresentazione lucida del disagio sociale nel quale vivono i protagonisti. Tutto è concentrato sulla figura umana, mostrata in modo secco, frontale e freddo( full Frontal, tanto per intenderci). Lukas Moodyson è un cineasta perfettamente calato nel nostro tempo ed ha costruito il suo stile seguendo le tendenze espressive delle arti visive degli ultimi anni, comprese le regole di Dogma 95. Lilja 4- ever è un film che, rappresenta un’opera di notevole interesse. Pregevole e sorprendente l’interpretazione della giovane protagonista: Oksana Akinshina.
Nell’epoca della globalizzazione, si globalizza anche la tratta delle donne. Esiste ormai un  sfruttamento della prostituzione su larga scala, che genera notevoli profitti Il crollo dell’impero sovietico e la disgregazione della Jugoslavia hanno causato un’accelerazione di questo fenomeno, la cui causa è nota: la miseria. Se in genere sono rapite, ingannate o sedotte, a volte queste donne scelgono consapevolmente di intraprendere questa strada. Sperano di guadagnare abbastanza per tornare nel loro paese e dare da vivere alla loro famiglia. Tre quarti di loro non si sono mai prostituite prima. Sul continente europeo si è delineata una suddivisione geografica del traffico, con paesi «fornitori» (Russia, Ucraina o Romania), paesi di transito (per lo più gli stati dell’ex Jugoslavia e l’Albania) e paesi destinatari (Italia, Germania, Francia, Svezia…). Il traffico è in continua espansione. La forte redditività della prostituzione spiega in parte quest’esplosione. Ma soprattutto, come rileva Gérard Stoudmann dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), è «un business molto meno pericoloso del traffico di droga, perché non esiste ancora alcun quadro giuridico internazionale per combatterlo».(Figuriamoci, se per le donne, da sempre sfruttate ci potesse essere già un definito quadro giuridico in loro favore!). Mosca è uno dei principali centri di reclutamento, rifornisce i mercati tedesco, svedese, polacco e asiatico. Secondo Eleonora Loutchnikova, funzionario comunale moscovita, 330 «società» russe praticherebbero questo tipo di «commercio», tanto che ogni anno sarebbero spedite all’estero 50mila donne. In Polonia, le prostitute straniere sono concentrate sulle grandi arterie che portano in Germania. La stessa cosa avviene nella Repubblica ceca, dove si ritrovano ucraine e russe. In Bulgaria, secondo l’associazione Animus, sono circa 10mila le giovani donne cadute nella rete degli sfruttatori. Per le rumene e le moldave, l’odissea comincia spesso a Timisoara, dove vengono attirate da procacciatori locali. Prosegue poi all’Arizona Market di Brcko, il più gran centro di contrabbando della Bosnia-Erzegovina, oppure a Novi Sad, in Serbia. Qui si è sviluppato un vero e proprio «mercato delle schiave». Trafficanti rumeni mettono all’asta ucraine, moldave, rumene, bulgare e russe. Spogliate ed esibite, sono acquistate per circa 1.000 marchi (511,3 euro). In genere, sono donne, adolescenti e bambine condotte nei paesi opulenti dell’Europa contro la loro volontà: o, come è capitato a Lilia, con false promesse di lavoro. Tenute in condizione di schiavitù, nascoste all’interno delle case dei loro oppressori- datori di lavoro e in status di soggiorno illegale, le giovani donne non possono far valere i loro diritti e temono di chiedere aiuto. Oggi a prostituirsi sulla strada ci sono solo straniere, le nuove “proletarie” della globalizzazione. Non sono professioniste del sesso, perché non scelgono liberamente questo lavoro, lo accettano come mezzo di sopravvivenza in attesa di qualcosa di meglio, non ne conoscono nemmeno il potere contrattuale. Sono in balìa del cliente, condannate alla duplice schiavitù della povertà e della clandestinità. Le “nuove” prostitute sono vittime della tratta, non del sesso. Sono giovani donne in fuga da paesi poveri, da situazioni di disagio personale e familiare, allettate dal miraggio del benessere occidentale. Sperano solo di riuscire ad affrancarsi in breve tempo, di saldare il debito e di costruirsi una nuova vita. Ma veniamo alla storia di Lilia, che ti prende il cuore e te lo strizza. Lilia ha sedici anni ed è una ragazza come tante, costretta a crescere nella povertà e nello squallore dell’ex Unione Sovietica. Abbandonata dalla madre, tormentata dalla zia, tradita dal  “branco”, non le resta che la strana amicizia con un undicenne, più solo e perfino più disperato di lei. Ma un giorno arriva la speranza, col suo nuovo fidanzato Andrei pronto a offrirle una  vita migliore, lontano, in Svezia. Solo che la fuga dalla patria si tramuterà nel peggiore degli incubi: la schiavitù sessuale, uno sfruttatore come carceriere, la catena di montaggio dei rapporti a pagamento con degli sconosciuti.
Un tema forte, “Controcorrente”: Lilia 4-Ever (si legge forever, per sempre) ,diretto da Lukas Moodysson, l’autore svedese reduce dai successi di Fucking Amal e di Together,grazie alla forza del passaparola, hanno riscosso grandi apprezzamenti qui in Italia, nelle scorse stagioni. Ma le atmosfere di Lilia sono diverse: c’è sempre una colonna sonora molto trendy (con brani di gruppi hard svedesi), però stavolta la vicenda è innegabilmente più cupa. Come ammette l’autore, al centro di tutto,  vi è una questione che non può lasciare indifferenti: la schiavitù sessuale. I mercanti che sfruttano la voglia di fuga di una ragazzina per costringerla a lavorare nell’industria della prostituzione. Attività in cui non ci sono ferie né diritti, in cui sei clandestina in un paese straniero, chiusa in un appartamento da cui puoi uscire solo per incontrare i clienti. Certo, la vita di Lilia era durissima anche in patria: solitudine, povertà, sniffare colla come unico svago, sesso a pagamento (anche lì) per poter fare la spesa. Ma almeno qualcosa di umano, nella vita della ragazza, c’era: l’amicizia con Volodia, il bambino senza casa diventato la sua unica famiglia. Una sorta di angelo custode( è toccante la scena di Lilia che ogni volta che deve traslocare da fetide stanze in ancora più luridi ambienti, distacca dal muro un quadro che rappresenta un  grande angelo ad ali spiegate su di un bambino). Ma leggiamo cosa ci ha risposto il giovane, tanto svedese(e bello) regista Moodysson.

DOMANDA: lei ama particolarmente il mondo dei giovani, non se ne discosta. Perchè?
RISPOSTA: gli adolescenti sono sempre il fulcro delle mie storie., preferisco guardare il mondo dalla loro prospettiva.  Tutti sono stati bambini e hanno guardato il mondo dalla prospettiva dei bambini. Sono i meno potenti, all’ultimo gradino della scala gerarchica e riesco a identificarmi con loro e il loro punto di vista. Ci sono elementi dei miei film precedenti che sono ripetuti in questo film. Non vedo i miei film come separati, ma come parte di un processo dal momento in cui li scrivo e durante il processo di sviluppo. Ogni film si fonde nell’altro, perché ci sono tematiche che non puoi affrontare con un solo film. Ci sono luoghi e situazioni ricorrenti, come il ponte sull’autostrada in Lilia 4-ever che era presente in una delle scene chiave di Fucking Àmal.

DOMANDA: Lilia comincia e finisce su di un ponte. Ha per lei un particolare significato?
RISPOSTA: sì, il ponte riveste un particolare significato per me, ma non saprei spiegarne i motivi. So, comunque, che sarà presente anche nel mio prossimo film. Ci sono tanti motivi per i quali lo utilizzo, uno forse è perché sono cresciuto vicino a un ponte. La sera sgattaiolavamo fuori di casa e ci incontravamo sul ponte.

DOMANDA:  ma anche la musica la fa da padrone…
RISPOSTA: la musica è un altro elemento che ha avuto un ruolo chiave nel mio  film. È difficile dire come mai certe cose funzionino. io e il montatore ascoltiamo tanta musica e ci sono cose che funzionano e basta. È quasi una cosa metafisica; può accadere che una scena finisca  per avere la stessa durata del pezzo che vi si abbina alla perfezione. Tutta la musica che scelgo ci dice qualcosa sulla nostra epoca. Anche le spazio fisico nel quale la gente vive – persino la musica classica, che apporta sentimento e umanità alle scene. Mi affascina come la musica sia in grado di elevare tutte a un livello superiore; un livello universale. Nonostante sia un appassionato di musica, è pericoloso avere un’idea ben definita de tipo di musica che vuoi  per una determinata scena, perché tutto il resto ti sembrerà una soluzione di compromesso. Per questo film mi sono ispirato alla musica che ascoltano nei posti dove abbiamo fatto le riprese. I Rammstein erano tra questi. Vedrete dei graffiti con il loro nome e anche con nomi di gruppi come i Prodigy. Ci dice qualcosa sul tipo di energia, di potere e dì distruzione che si può trovare lì – nel bene e nel male.

DOMANDA: come ha scelto Lilia e Volodia, simboli di una preadolescenza emarginata e sfruttata da vari poteri?
RISPOSTA: ho visto quasi 1000 bambini per le due parti principali del film. Nell’arco di 4 mesi, la troupe visitò Mosca, San Pietroburgo e Tallinn, prima di selezionare i russi Oksana Akinshina (Lilia) e Artiom Bogucharskij (Volodia). Ero andato di rado in quei paesi e inizialmente non avevo deciso di non nominare la città, ma sapevo che doveva trattarsi di una società violentata, di un impero distrutto.Un complesso di case popolari degradato, dove vivono i protagonisti Lilia e Volodia, fu trovato alla periferia di Tallinn (Estonia), nel distretto a maggioranza russa di Palsidski, vicino a una base sovietica per sommergibili in disuso. È un luogo che una volta era uno dei centri del potere ma che oggi è deserto.
Comunque, non volevo che qualcuno facesse ricadere le responsabilità della situazione su una nazione in particolare. Nonostante la storia sia incentrata sui personaggi, la società attorno a loro gioca un ruolo molto importante. Poteva svolgersi anche in Messico, perché si basa tutto sul gap tra ricchi e poveri oltre che tra le diverse nazioni, e su quanto sia facile per le nazioni ricche sfruttare le nazioni povere.

DOMANDA: non ti piace troppo la cultura contemporanea….
RISPOSTA: viviamo in una cultura nella quale puoi comprare tutto. Puoi comprare la gente, il loro lavoro o i loro intestini (un rene dall’India o dalla Turchia o da qualsiasi immigrato come abbiamo visto, con orrore, nel bellissimo film di S.Frears  Pretty Dirty Things). In programmi televisivi come quello di Ricky Lake si commercia in vite umane. lì mio film parla di quel mondo. Non sto dando la colpa alle nazioni povere ma alle nazioni ricche che le sfruttano. Nell’attuale mondo globalizzato, le ditte svedesi possono trasferire le loro fabbriche in nazioni povere e pagare pochissimo per la manodopera. Questo provoca un’ulteriore disperazione tra quelli che non possiedono nulla.

DOMANDA: non è avvilente che tutti questi ragazzi della ex Unione Sovietica, ma anche di altri paesi coltivano il sogno di emigrare per essere felici?
RISPOSTA: non c’è da sorprendersi se così tante persone (come Lilia) sognano di andare via. In Moldavia, per esempio, la nazione più povera d’Europa, penso che il 99% dei giovani non creda alla possibilità di avere un futuro nella loro patria. Tutti vogliono andarsene. C’è una percentuale altissima di donne che vendono il proprio corpo. Questa è la terribile realtà e la responsabilità non è della Moldavia. Si tratta di uno stupro da parte del comunismo, così come da parte del capitalismo. La scelta del soggetto di un film è una scelta politica, quindi in un certo senso il mio film è una dichiarazione politica.

DOMANDA: il finale del suo film è troppo consolatorio, non le pare?
RISPOSTA: L’immagine dell’angelo e del bambino ha un ruolo importante in Lilia 4-ever. E’ difficile parlarne, ma è uno dei temi chiave del film. Se c’era una cosa che mi ha convinto a fare il film, dev’essere stata questa. Ho questo pensiero ricorrente che mi perseguita quando non riesco a dormire. Penso a tutte le persone che vengono torturate nei mondo. Non posso fare a meno di farmi una domanda concreta: c’è qualche speranza per chi vive una vita d’inferno? Non è una domanda teorica ma esistenziale. Questo è quello che cerco di spiegare nel film. lo credo che sia così. C’è qualcuno che ci guarda dall’alto. Questo potrebbe non essere d’aiuto,  ma la speranza è tutto ciò che abbiamo. Per sopravvivere in questo mondo, ne abbiamo bisogno. Mamma, quanto è vero e chi ti vuole contraddire, Lukas, così angelo biondo e svedese, per di più?
 
SCHEDA
Lukas Moodysson è nato nel 1969 nel sud della Svezia. Prima di cimentarsi nella regia, a soli 17 anni pubblicò una raccolta di poesie, seguita da numerosi libri e un romanzo.Si è diplomato al Dramatiska lnstitutet, per il quale ha realizzato numerosi cortometraggi, prima di cominciare a lavorare con la Memfis Film. lì cortometraggio Talk (Parla) fu seguito nel 1998 dal film che ha segnato il suo debutto cinematografico, Fucking Àmal – Il coraggio di amare. lì film ha ottenuto un grande successo sia con il pubblico che con la critica ed è stato elogiato da  lngmar Bergman. Moodysson è cosi diventato la nuova speranza dell’industria cinematografica svedese. Fucking Àmaì – Il coraggio di amare è stato distribuito in tutto il mondo e ha ricevuto numerosi premi e nomination, compresi quattro premi da parte dello Swedish Film e una nomination come Miglior Film Europeo dell’anno da parte della European Film Academy.
lì successivo film di Lukas Moodysson, Together (Tillsammans),ha ottenuto un successo ancora maggiore. È stato proiettato in prima mondiale alla Mostra del Cinema di Venezia del 2000, e ha ottenuto un successo notevole in giro per il mondo. Ha consolidato la reputazione di Moodysson sulla scena cinematografica mondiale, sia commercialmente che artisticamente. Together è stato incluso nella lista dei “film dell’anno 2001” di numerose riviste britanniche e americane. Nel 2000 Lukas Moodysson è anche stato co-sceneggiatore della premiata serie televisiva svedese The New Country, (diretta da Geir Hansteen-Jòrgensen). Lukas Moodysson vive a Malmo con la moglie e i loro due figli. Lilia 4-ever è il suo terzo lungometraggio.
 
FILMOGRAFIA: Showdown in the Underworld (cortometraggio) 1995; Talk (cortometraggio) 1997; Fucking Àmal – Il coraggio di amare 1998; The New Country (co-sceneggiatore) 2000; Together 2000; Lilia 4-ever 2002