[Franco Abela • 09.03.04] Il progetto si chiama “OSPEDALE DI OGHLWAPO” e l’ente che lo realizzerà sarà “Associazione Onlus per Oghlwapo” con a fianco alcuni partners: Ulss 20 di Verona , Associazione Missionaria Padre Agostino Valentini di Prova-San Bonifacio e l’Associazione ivoriana Gwa. L'iniziativa della costituzione dell' Associazione per la realizzazione di un ospedale ad Oghlwapo in Costa d’Avorio, nasce in primo luogo dall’esigenza espressa da cittadini della Costa d’Avorio residenti in Italia da anni, di portare un contributo al loro paese d’origine, per lo sviluppo socio-economico ed il miglioramento della qualità della vita...

SAN BONIFACIO (VR). COSTRUIAMO INSIEME UN OSPEDALE A OGHLWAPO (COSTA D’AVORIO)

Sabato 13 marzo, alle ore 10.00 presso la sala civica Barbarani di San Bonifacio (VR) (via Marconi)  verrà presentato ufficialmente il progetto di intervento socio-sanitario per Oghlwapo in Costa d’Avorio. L’iniziativa è promossa dall’Associazione di volontariato per Oghlwapo di San Bonifacio, ed ha già trovato l’adesione ufficiale dell’Ulss 20 di Verona. Alla presentazione interverranno oltre che i rappresentanti dell’associazione di volontariato, il Direttore Generale dell’Ulss 20, Ing. Angonese, ed il Presidente del Consiglio Regionale di Alepè, in Costa d’Avorio, Dott. Aboeya Leon. Con l’occasione saranno raccolte le adesioni delle persone interessate a partecipare all’iniziativa. Vediamo di cosa si tratta.
 
IL PROGETTO
 
Il progetto si chiama “OSPEDALE DI OGHLWAPO” e l’ente che lo realizzerà sarà “Associazione Onlus per Oghlwapo” con a fianco alcuni partners: Ulss 20 di Verona , Associazione Missionaria Padre Agostino Valentini di Prova-San Bonifacio e l’Associazione ivoriana Gwa. L’iniziativa della costituzione dell’ Associazione per la realizzazione di un ospedale ad Oghlwapo in Costa d’Avorio, nasce in primo luogo dall’esigenza espressa da cittadini della Costa d’Avorio residenti in Italia da anni, di portare un contributo al loro paese d’origine, per lo sviluppo socio-economico ed il miglioramento della qualità della vita. In questo contesto è maturata l’idea di realizzare un ospedale che possa servire alla popolazione Gwa. Questa richiesta ha trovato consenso e coinvolgimento da parte di cittadini italiani che l’hanno promossa condividendo le seguenti considerazioni, in riferimento alla “Carta del Ghislieri”: il divario tra Nord e Sud del mondo ha assunto proporzioni e modalità che rendono ineludibile un più incisivo impegno diretto da parte dei soggetti della società civile dei paesi sviluppati; le speranze degli anni ’50 e ’60 che i paesi sottosviluppati potessero  raggiungere in un arco di tempo relativamente breve, un livello di sviluppo economico sufficiente a garantire condizioni di vita tollerabili si sono rivelate fallaci; conflitti localizzati hanno inoltre distrutto le potenzialità di emancipazione di intere regioni e provocato esodi drammatici!
La  persistenza di discriminazioni di fatto e di barriere sociali preclude tuttora a interi  gruppi l’accesso alle risorse necessarie alla sopravvivenza anche dove queste sono disponibili; catastrofi ambientali, carestie e guerre generano flussi migratori incontrollabili che accrescono la  pressione demografica sulle aree relativamente più sviluppate del Sud del mondo, mentre l’emigrazione verso il Nord seleziona le risorse umane economicamente e socialmente più produttive. Quale che sia la prognosi sulle possibilità dei paesi sottosviluppati di sconfiggere l’arretratezza, è evidente che i costi umani di questo processo sono elevatissimi.
“C’e da chiedersi – ha affermato Dahrendorf – se quelli che hanno appena iniziato il cammino saranno in molti ad arrivare, e che cosa mai accadrà loro lungo la strada”. Le diverse organizzazioni internazionali che fanno capo all’ONU sottolineano da tempo la necessità di rivedere l’impostazione dei programmi di cooperazione e aiuto.
Questo comporta la necessita del “coordinamento degli interventi nell’ambito di forme istituzionali internazionali, con la maturazione di nuovi principi di diritto internazionale umanitario, su cui si possa fondare un dovere di intervento da parte di istituzioni specializzate nelle aree ad alto rischio sopravvivenza.
II riconoscimento  dell’emergenza nel Sud del mondo come problema della comunità-mondo implica dunque la necessità di pensare al problema degli aiuti come area di intervento di un non più utopico governo mondiale, capace di produrre politiche di livello globale.
E’ stata inoltre sottolineata la necessità dell’assunzione di un impegno diretto da parte dei soggetti  della società civile dei paesi sviluppati, che si collochi ad un livello più decentrato di quello mediato dai rapporti intergovernativi paese-contribuente – paese beneficiato.
I vantaggi di un tale tipo di intervento sono molteplici, in primo luogo esso consentirebbe di superare delle obiezioni spesso rivolte alle procedure degli aiuti internazionali: quella di configurare una forma di imposizione della volontà dei paesi ricchi nei confronti di quelli poveri e quella secondo cui non sempre gli aiuti concessi ai governi affluiscono effettivamente alle popolazioni e alle situazioni di maggior bisogno. L’assunzione di un tale impegno non implica in alcun modo omogeneità di valori religiosi e/o politici tra le persone iniziatrici del progetto, ma solo il riconoscimento del valore di umanità e l’abitudine a coltivare il “vizio della speranza”. Alla luce di queste considerazioni le persone che sottoscrivono questa dichiarazione di intenti si costituiscono in Associazione, che adotta la situazione del diritto alla salute ad Oglwapo, in Costa d’Avorio; e si impegnano a devolvere ad essa competenze e buona volontà al fine di promuovere la diffusione del progetto.
 
IL CONTESTO SOCIO–ECONOMICO E SANITARIO
 
Il progetto si colloca in un contesto socioeconomico e sanitario regionale così evidenziato: la Costa d’Avorio ha goduto, dalla sua completa indipendenza nel 1960, agli anni 90, di uno sviluppo  economico che l’ha portata ai vertici fra le economie dell’Africa occidentale: era e rimane il primo paese al mondo esportatore di cacao, oltre ad essere un grande esportatore di caffè, cotone e olio di palma.
Dopo gli anni ’90 la fortissima immigrazione nel paese, le politiche imposte dalla Banca mondiale e la recessione data dal crollo dei prezzi agricoli, hanno contribuito in gran modo alla rovinosa guerra civile che tuttora non è completamente cessata nella parte nord-occidentale del paese. Oggi pur avendo un reddito medio pro capite di 630 dollari, si pone, per altri fattori attinenti alla qualità della vita, al 153° posto su 173. La mortalità infantile è di 175 persone su 1000, con un tasso di mortalità per le partorienti di 600 donne ogni 100.000. L’attuale popolazione comunque è oltremodo giovane: su 16 milioni di abitanti oltre la metà ha meno di 18 anni, quasi un terzo è formata da immigrati, oltre un milione sono sfollati nei paesi confinanti e altrettanti sono sfollati all’interno del paese in aree non toccate dalla guerra. Attualmente una tregua sembra essere rispettata dai tre gruppi ribelli (che controllano il nord in parte) e dal governo (ma vi sono opposizioni ad accettare parte delle rivendicazioni) la situazione è precaria nella parte occidentale del paese, lontana quindi dalla capitale e dalla regione di Alepè e quindi di Oglwapo.
L’Unicef ha avviato varie campagne di vaccinazioni e continua a lavorare ma le necessità sono troppe: carenza di vitamina A che provoca cecità nei bambini, malaria quasi endemica, tubercolosi, aids, enormi difficoltà nella potabilizzazione dell’acqua nelle zone rurali, la crisi dell’istruzione provocata quasi esclusivamente dalla guerra sono fattori di rischio catastrofe sempre presenti. L’insufficienza delle strutture sanitarie è notevole: nella regione di Gwa su 12 villaggi controllati solo 3 hanno centri di salute funzionanti. La mancanza di vie di comunicazione soprattutto nella stagione delle piogge rende spesso inaccessibili tali centri che andrebbero pertanto costruiti dove esiste una via di comunicazione agibile tutto l’anno. La copertura vaccinale è ancora troppo labile soprattutto verso la rosolia, il morbillo, il tetano e la poliomielite. Oghlwapo si trova a circa 20 Km da Alepè, e ad una distanza di circa 60 Km dalla capitale Adbijan. E’ un comune (Sottoprefettura ) che conta circa 2 milioni di abitanti
 
GLI OBIETTIVI
 
Obiettivo generale è la creazione di una struttura ospedaliera di 80 posti letto. Grazie ad essa sarà possibile: aumentare l’accessibilità alle cure e la copertura sanitaria per la popolazione di Oghlwapo; offrire la possibilità di avere delle cure di qualità; dare la possibilità di curarsi in loco, riducendo il numero di persone che deve spostarsi  per ricevere cure adeguate; offrire la possibilità di migliorare la formazione degli studenti locali in medicina. I beneficiari diretti dell’azione saranno: gli ammalati che potranno beneficiare delle cure offerte dall’ospedale; le persone che saranno ricoverate presso la nuova struttura ospedaliera (una media di circa 10.000 all’anno); le persone che saranno curate presso il servizio ambulatoriale dell’ospedale (una media di circa 80.000 all’anno); le persone che potranno beneficiare degli esami di laboratorio (una media di circa 15.000 all’anno); le donne incinte che abitano i dintorni e i loro neonati.
I bambini che potranno essere curati all’ospedale; la popolazione che abita nei dintorni dell’Ospedale, che potrà beneficiare delle azioni quotidiane di promozione e di prevenzione della salute, promosse presso l’ospedale e nel circondario.
Vi saranno anche dei beneficiari indiretti: le famiglie di tutti coloro che potranno essere curati nel nuovo ospedale. In particolare gli abitanti della Sottoprefettura di Oghlwapo, suddivisa in 12 villaggi, stimati in circa 2 milioni di persone; gli studenti della Facoltà di Medicina di Adbijan, che avranno a disposizione un ambiente di stage adeguato.


Per informazioni contattare il dott. Franco Abela: [email protected]