SEMI DI SPERANZA NELLE FILIPPINE, GRAZIE AL DIALOGO

L’arcipelago delle Filippine, con le sue sette mila isole e un groviglio di questioni sociali, politiche, economiche ed ambientali in continua evoluzione e tensione, offre «un significativo spaccato del mondo globalizzato -anche nei problemi- in cui viviamo. E qualche raggio di speranza per il futuro». Ad esserne convinto è il missionario saveriano padre Sandro Barchiesi, 44 anni marchigiano, da poco rientrato in Italia dopo aver trascorso quattro anni di attività pastorale nella capitale, Manila.

IERI E OGGI

Ospite il 25 marzo 2004 ad Arcole (Verona) del locale Gruppo di Animazione “Bar della Cultura”, e invitato a raccontare la propria esperienza e a parlare di dialogo interculturale e interreligioso, padre Barchiesi si è soffermato a lungo sulla storia e sugli effetti della duplice colonizzazione occidentale in quell’angolo del Sud-Est asiatico che, nel Sedicesimo secolo, prese il nome dal re di Spagna Filippo II; area appetibile perché strategico centro di commercio per l’intera regione.
«Prima Ferdinando Magellano (1521) e gli spagnoli, poi i nordamericani hanno limitato la crescita della società civile durante il periodo coloniale: per oltre tre secoli i nativi non hanno potuto esercitare alcun diritto», ha esordito. Con l’arrivo dell’indipendenza, concessa dagli USA nel 1946 in cambio del mantenimento di un’influenza politica, economica e militare, non seguì però un radicamento effettivo della democrazia nella Repubblica delle Filippine . Per oltre venti anni, infatti, la dittatura di un altro Ferdinando (Marcos) frenò lo sviluppo: «Il latifondismo allontanò la riforma agraria e l’arrivo delle multinazionali finì per agevolare poche facoltose famiglie legate all’oligarchia di politici che, ieri come oggi, detengono il potere. La massiccia emigrazione dalle campagne alle città, o all’estero (sono 7,6 milioni i filippini nel mondo) bassi stipendi, alta disoccupazione, degrado sociale ed ambientale hanno finito per alimentare quell’intreccio di tensioni etniche, religiose e politiche tuttora molto preoccupante», ha aggiunto. 

TENSIONI NEL MINDANAO

Guerriglieri in lotta nel MindanaoIl riferimento principale riguarda la lotta per l’indipendenzadel Mindanao, la maggiore isola situata nel Sud dell’arcipelago, che dalla fine degli anni Sessanta varie formazioni separatiste, anche di matrice islamica, conducono contro il governo centrale e, indirettamente, contro i soldati americani, che sostengono e addestrano le forze armate di Manila.  «Da diversi anni i morti su entrambi i fronti si contano a migliaia. Ma, nonostante la situazione, stanno emergendo segnali positivi, di speranza».  

PROGETTARE INSIEME IL FUTURO

Uno dei più importanti, secondo il missionario, riguarda il dialogo tra le diverse religioni iniziato nel 1996 con «un incontro, organizzato proprio nel Mindanao, tra venti vescovi cattolici, tre pastori protestanti e venticinque capi religiosi islamici. Dal dialogo è nata una commissione interreligiosa, riunitasi già 23 volte, l’organizzazione congiunta di varie iniziative con la popolazione, tra le quali una “Settimana per la Pace” e, soprattutto, il rafforzamento del reciproco rispetto. Un fronte comune, insomma, contro gli integralismi».
Le iniziative sono state molto apprezzate anche dalla Presidente della Repubblica Gloria Arroyo che «sotto pressione (anche elettorale, ndr.) per le incessanti e sanguinose azioni di guerriglia, ha recentemente chiesto aiuto alle parti religiose», ha concluso padre Barchiesi, auspicando che «il dialogo contagi anche il potere politico».

ARROYO PRESIDENTE

Gloria Macapagal ArroyoE proprio ieri, 20 giugno 2004, sono stati diffusi dalle agenzie di stampa i risultati definitivi delle elezioni presidenziali del 10 maggio scorso che hanno visto la riconferma dell’attuale presidente delle Filippine Gloria Macapagal Arroyo per un mandato di altri sei anni. Con la nomina a presidente la Arroyo ottiene per la prima volta un “vero” mandato: durante i tre precedenti anni passati alla guida del Paese, infatti, aveva ricoperto l’incarico in sostituzione dell’ex-presidente Joseph Estrada, incriminato per corruzione e costretto alle dimissioni. 

Amedeo Tosi