[Gruppo Missionario di Sommacampagna • Gennaio 1999] Anche l'inizio di questo 1999 è per la comunità di Sommacampagna all'insegna della solidarietà nei confronti dei fratelli più poveri e lontani. Oltre ad un impegno che la vede tutto l'anno pronta a rispondere alle richieste dei vari missionari, anche quest'anno due gruppi di volontari, uomini e donne, partiranno per dare un mese del loro lavoro per costruire scuole e ospedali. Non è la prima volta, ed ogni anno aumenta il numero di coloro che desiderano fare questa esperienza, invogliati da chi torna e racconta.

SOMMACAMPAGNA. IL MIO VOLONTARIATO

Anche l’inizio di questo 1999 è per la comunità di Sommacampagna all’insegna della solidarietà nei confronti dei fratelli più poveri e lontani. Oltre ad un impegno che la vede tutto l’anno pronta a rispondere alle richieste dei vari missionari, anche quest’anno due gruppi di volontari, uomini e donne, partiranno per dare un mese del loro lavoro per costruire scuole e ospedali. Non è la prima volta, ed ogni anno aumenta il numero di coloro che desiderano fare questa esperienza, invogliati da chi torna e racconta.

Missione Camerun ’98
“La carta geografica del Camerun, anche la più dettagliata, non riporta la nostra destinazione: Fonjumetaw. Siamo atterrati a Duala, la capitale, dove il caldo umido ci ha dato una bella “lessata” e, al mattino seguente, stipati su un Toyota, siamo partiti per il paese. La jeep contorcendosi, sussultando e shakerandoci è salita fino alla missione: temperatura ottima, paesaggio montuoso e lussureggiante. E poi bella gente, che ti guarda curiosa con degli occhi grandi e ti sorride alzando le mani. Li saluti e sei già loro amico. C’è tutto: camere con servizi, energia elettrica, cucina e sala da pranzo. C’è una piccola chiesetta e una grande ancora grezza e coperta da un bellissimo tetto con capriate di legno. Sono stati “quelli di Velo” che da anni lavorano per quella missione e dove opera un loro compaesano: padre Celso Corbioli. Non c’è tempo da perdere, un mese è poco e c’è da fare un impianto elettrico, idraulico e un muro di sostegno al nuovo dispensario in costruzione, giù vicino alla casa delle volontarie Focolarine. Si studiano gli interni: il laboratorio, l’ambulatorio, la farmacia, la sala parto…
Una decina di giovani “Bongua” sono con noi per aiutare ed imparare. Ci spieghiamo un po’ in francese, un po’ mimando. Le due signore con noi, impegnate in cucina, hanno trovato il tempo per confezionare un abito bianco da sposa per le ragazze della missione. In un intervallo abbiamo accompagnato padre Celso in una visita ad una piccola comunità cristiana che vive giù nella foresta. La buona novella da poco è arrivata anche lì e ha trovato terreno fertile per essere accolta, vissuta e testimoniata con gioia. Lo senti assistendo alla S. Messa, quando la normale liturgia è arricchita da canti e danze in processione. Il mese è volato ed alla fine ti chiedi se quello che hai dato fisicamente è sufficiente a compensare che hai ricevuto moralmente. Una grande cosa si impara: per essere felici basta poco, a chi non possiede niente. Che sia bene, per noi, verificare se è meglio avere meno se possediamo molto? Forse la felicità sta in mezzo, come la virtù. (Francesco, Adriana, Zeno, Rosina, Lino e Franco)

Missione Perù ’98
Mi chiamo Elio e faccio parte del gruppo missionario parrocchiale. Ogni mia esperienza nel Terzo mondo è un rinnovarsi della mia persona ed è grande il mio desiderio di poter ripartire. Non sono più giovane, ma spero che i giovani mi possano capire, e mi auguro che anche in loro sbocchi il desiderio di provare queste esperienze.
Quello che noi portiamo a quella povera gente è una piccola speranza, che diventa un grande segno di fratellanza. Ci dedichiamo alla costruzione di piccoli ospedali, chiese, laboratori e mense dove i nostri padri missionari, instancabili nel loro lavoro, portano Speranza e Fede in Gesù Cristo.
Il 20 gennaio ’99, assieme ad Angelina, Rosetta, Gianni e altri da Marmirolo e Bergamo, partiremo per un’altra esperienza. Destinazione: la “città della speranza”, Huaycan, in Perù, che in realtà accoglie in una vallata, dove non piove quasi mai, 100 mila persone. La maggioranza vive in baracche senza acqua, fognature e, a volte, corrente elettrica. Proprio qui padre Giovanni e padre Taddeo, grazie alla loro opera, stanno portando una piccola speranza, una piccola fiamma che arde e si ingrandisce con l’ossigeno che vari gruppi di volontari hanno saputo portare loro in questi anni. (Elio)

Queste esperienze hanno portato il gruppo missionario a contatto con altri gruppi e parrocchie, creando rapporti nuovi di amicizia e scambio, che si consolidano ad ogni nuovo ritorno. Nella scorsa estate altri sono partiti per la missione, non per lavorare ma per poter conoscere nuove realtà e culture. Sono partiti appoggiandosi a istituti missionari, alla Diocesi o all’eco-turismo, una nuova formula di passare le vacanze, realizzata dal WWF assieme a delle organizzazioni non governative. In tutti è rimasta la voglia di rifare queste esperienze, di rivedere la vita con altri occhi. Perché non provate anche voi?