SPRINT FINALE DELLA CAMPAGNA «NO AI CACCIABOMBARDIERI F-35»


Nel maggio di quest’anno (2009) ha avuto inizio la mobilitazione promossa dalla «Rete Italiana per il Disarmo» e dalla campagna «Sbilanciamoci!» per lo stop della partecipazione italiana alla produzione di 131 cacciabombardieri F-35 che ci costeranno oltre 14 miliardi di euro complessivamente (13 per l’acquisto e circa 1 già speso per la fase di sviluppo iniziale). In questa mobilitazione è confluita la raccolta di firme della «Campagna di indignazione nazionale» promossa da GRILLOnews.it sullo stesso tema e quasi 100 sono state le associazioni di diverse aree (a cui si devono aggiungere le oltre 60 facenti parte delle due reti promotrici) ad aver dato il loro appoggio all’iniziativa.

Secondo il ruolino di marcia del progetto JSF entro la fine dell’anno il Governo italiano, dopo aver chiesto ed ottenuto qualche mese fa un parere al Parlamento in poco tempo e senza praticamente dibattito, dovrebbe chiudere il contratto per i cacciabombardieri Joint Strike Fighters che impegneranno il nostro paese fino al 2026: si tratta di una decisione irresponsabile sia per la politica di riarmo che tale scelta rappresenta, sia per le risorse che vengono destinante ad un programma sovradimensionato nei costi sia per la sua incoerenza con le autentiche missioni di pace del nostro paese. I cacciabombardieri, è bene ricordarlo, sono aerei di attacco che possono trasportare anche ordigni nucleari.

La Campagna «Sbilanciamoci!» e la «Rete Italiana per il Disarmo» ritengono che l’eventuale scelta in questo senso sarebbe davvero immorale vista la situazione economica e sociale del nostro paese e dell’intero mondo. In un momento di grave crisi economica in cui non si riescono a trovare risorse per gli ammortizzatori sociali per i disoccupati e vengono tagliati i finanziamenti pubblici alla scuola, all’università e alle politiche sociali, destinare tutti questi miliardi di euro alla costruzione di 131 cacciabombardieri è una scelta sbagliata e incompatibile con la situazione attuale del nostro paese.

«Sbilanciamoci!» e «Rete Italiana per il Disarmo», supportati dalle migliaia di firme raccolte, chiedono quindi al Governo di non procedere alla prosecuzione del programma, destinando in alternativa una parte delle risorse già accantonate a programmi di riconversione civile dell’industria bellica e agli interventi delle politiche pubbliche di cooperazione internazionale (sempre più sottoposte a tagli negli ultimi anni). Le alternative possibili sono davvero molte: si possono contemporaneamente costruire 3000 nuovi asili nido, costruire 8 milioni di pannelli solari, dare a tutti i collaboratori a progetto la stessa indennità di disoccupazione dei lavoratori dipendenti, allargare la cassa integrazione a tutte le piccole imprese.

Il Governo, in questo spinto anche dal Parlamento, faccia una scelta di pace e di solidarietà; blocchi la prosecuzione del programma destinando le risorse così liberate alla società, all’ambiente, al lavoro, alla solidarietà internazionale.

Per sostenere queste richieste ed arrivare ad una forte conclusione della mobilitazione, che avverrà il 21 dicembre 2009 con la consegna al Governo delle firme raccolte, sono previste iniziative in tutta Italia: il 10 dicembre (Giornata mondiale per i diritti dell’uomo) e il 12-13 dicembre la campagna verrà sostenuta durante il convegno annuale del Coordinamento Comasco per la Pace «In alto mare» che si svolgerà a Como. Il 15 dicembre – Giornata nazionale dell’obiezione di coscienza – banchetti di raccolta firme saranno presenti a Genova, Vicenza, Bari, Varese, Lucca e Novara… Iniziative che si vanno a sommare anche alle delibere di appoggio votate in queste settimana da alcuni Enti Locali, tra cui quella del consiglio Regionale del Trentino-Alto Adige e dei consigli Comunali di Alba e San Giuliano Terme.

La Campagna ha inoltre elaborato una bozza di mozione parlamentare volta a sostenere la mobilitazione in atto e soprattutto a chiedere al Governo che fermi questo progetto inutile e dannoso anche nell’ambito del Senato e della Camera, che sulle scelte relative ai grossi programmi di armamento sono in pratica non investiti di alcun ruolo (per i meccanismi della nostra legislazione).

Tutte le informazioni sulla camapagna, i materiali di sostegno (compresi i moduli di raccolta firme) e i conteggi delle alternative possibili si possono trovare alla pagina www.disarmo.org/nof35 , dove è possibile firmare on-line la petizione «Caccia al caccia! Diciamo NO agli F35!».

Ulteriori informazioni sulle spese militari italiane sono presenti nel libro «Il caro armato. Spese, affari e sprechi delle Forze Armate italiane» edito da Altreconomia in collaborazione con Campagna «Sbilanciamoci!» e «Rete Italiana per il Disarmo».

Per qualsiasi richiesta relativa alla campagna si prega di contattare la Segreteria della Rete Italiana per il Disarmo al numero 328/3399267 o tramite mail [email protected]