[Gianni Stefanati • 25.04.04] "Il professore lo fa, i suoi studenti anche e le anziane signore pure, così come i ragazzini quando ovunque in Italia girano in scooter: tutta Ferrara gira in bicicletta". Complice un territorio assolutamente piatto e un rifiuto netto ad ogni forma di rinnovamento che possa stravolgere antiche e rassicuranti abitudini, i ferraresi vanno da sempre in bicicletta...

STILI DI VITA. A FERRARA LO FANNO TUTTI…

“Il professore lo fa, i suoi studenti anche e le anziane signore pure, così come i ragazzini quando ovunque in Italia girano in scooter: tutta Ferrara gira in bicicletta”. (1) Complice un territorio assolutamente piatto e un rifiuto netto ad ogni forma di rinnovamento che possa stravolgere antiche e rassicuranti abitudini, i ferraresi vanno da sempre in bicicletta, dalla notte dei tempi e non è un caso che il logo scelto per la Bicicard, una card che consente ai visitatori di lasciare l’auto, prendere una bici e usufruire di sconti in negozi, hotel, ristoranti, mostre e musei, sia un’improbabile kylix rinvenuta in una necropoli e raffigurante un avo greco-etrusco ovviamente in bicicletta.
 
Ferrara del resto vanta l’atipica origine di non essere stata fondata dai romani come le altre città emiliano-romagnole, questa diversità la si registra anche nel ritmo della pedalata, un incedere lento e compassato che sconvolge gli osservatori dei paesi nord europei con la loro media di viaggio di 20 km/h. Se è per pigrizia che si prende la bicicletta anche per raggiungere il bar sotto casa è anche vero che il ciclismo, a livello amatoriale o semiprofessionale, è qui tuttora lo sport più praticato con decine di gruppi e società.  “In bicicletta i ferraresi si sentono appagati e al tempo stesso trasgressivi. La loro tradizionale apatia, connotato fondamentale della ferraresità, fustigata senza pietà da scrittori, storici, critici che vorrebbero vederla convertire in intraprendenza, sulla bicicletta si muta in spregiudicata vitalità al limite dell’indisciplina. Sta proprio in questo senso di piena libertà recuperata il segreto del successo della bicicletta” (2)
 
Il popolo dei ciclisti ferraresi è l’89,5% dei suoi circa 130.000 residenti ma ci sono anche più o meno 5.000 cittadini che di bici non vogliono neppure sentir parlare.(3)  I ferraresi non è che non vadano in auto, anzi il possesso è superiore alla media nazionale con un’automobile ogni due abitanti e la usano con assiduità per andare al lavoro poi cercano di parcheggiarla come fosse una bicicletta, attaccata al muro a meno di un metro dal portone, e per il resto della giornata si muovono in bicicletta o a piedi.

Questo comportamento richiede il possesso di più biciclette posizionate nei punti strategici: il commerciante la tiene in negozio, l’impiegato nel sottoscala dell’ufficio, molti la portano avanti e indietro nel baule o sul tettuccio dell’auto. Non è raro vedere decrepite utilitarie o arcaiche cinquecento con biciclette perfette montate sull’apposito portapacchi. Questo spiega anche un altro dato singolare: il possesso in media di 2,8 biciclette per abitante. Poi ci sono i pendolari del trasporto pubblico, le cui biciclette sono pennellate di ruggine che si sovrappongono al fondo rossiccio del cotto dei palazzi cittadini con grumi di colore tendente al nero soprattutto alla stazione ferroviaria dove il sistema di cicloparcheggio da 850 posti è del tutto insufficiente.
 
I ciclisti ferraresi li vedi con il cane nel cestino, con le sporte della spesa sapientemente allacciate al manubrio, due per parte, li vedi amabilmente conversare procedendo appaiati lungo il tragitto, li vedi con un bambino sul seggiolino davanti, un altro su quello dietro e a volte anche con un terzo sistemato frontalmente nella parte anteriore dove di solito sta il cestino. Per gli accessori i ferraresi danno prova di grande ingegno: c’è il gancio per la cartella del professionista, la molla sul manubrio per cartelle e giornali e cestini di ogni dimensione ovviamente per la spesa. Non è neppure raro vedere carrelli da supermercato agganciati dietro. Nonostante l’avvento di ben tre ipermercati (cifra da record per una città di così modeste proporzioni) la bicicletta per la spesa periodica è utilizzata dal 44% dei cittadini, il 28% preferisce farla a piedi e solo il 24% usa l’auto. (4)

Di biciclette a Ferrara se ne vedono proprio di tutti i colori, anche qui, sempre con una dose di ritardo, è scoppiato e si è esaurito il boom delle mountain bike ma la tradizionale biga (5) non è mai stata soppiantata. Le signore anziane preferiscono la Graziella, quel modello un po’ giù di moda con la chiavetta centrale che permetteva di ripiegare la bici, ma a casa hanno ancora la vecchia  pesante e nera bigona che usavano per andare in campagna e hanno anche l’olandese vinta alla Festa dell’Unità o la mountain bike ottenuta coi bollini del supermercato. Avvocati, ingegneri e uomini d’affari montano la più classica delle Bianchi o più genuinamente la Chisal che è ferrarese Doc. Diffusissima è ancora la Sportiva con i cambi a leva e a telaio mentre i lavoratori e gli studenti usano le cosiddette carcassone che sono bici di recupero, gran turismo o americane o ancora assemblaggi inverosimili con un corredo sonoro che rende ininfluente la presenza del campanello: le carcassone le senti sempre arrivare per i ritmici cigolii e altri suoni più sordi che si liberano ad ogni pedalata. La fascia dei trenta-quarantenni è ormai orientata sui modelli city-bike mentre la moda per le ragazze prevede rigorosamente biciclette da uomo.

Il titolo di città italiana dove viene maggiormente utilizzata la bicicletta autorevolmente conferito da un rapporto del quotidiano “Il Sole-24ore” (6) ha portato l’amministrazione comunale a cercare un confronto con altre città europee e ad aderire alla rete Cities for Cyclists: 30 città di 14 paesi impegnate nella promozione dell’uso della bicicletta.  Sull’onda della scoperta che a Ferrara si andava in bicicletta quanto a Copenaghen (30,7% contro il 30% della città danese sul totale degli spostamenti nel 1989) o che la media olandese era paragonabile a quella cittadina (nel 1997 il 26,58% a Ferrara, nel 1996 il 26,8% in Olanda) si è cominciato a coltivare questa eccezione promovendo iniziative di valorizzazione come la Bicicard, la conferenza europea Cities for Cyclists, il premio Shimano per il miglior prototipo di bicicletta (European Bicycle Design Contest), il salone del ciclismo turistico BiciTurismo, e diverse altre iniziative.

L’insieme di queste azioni o proposte è raccolto in una pubblicazione edita con il concorso dell’ANCMA e dell’Associazione italiana Città Ciclabili dal significativo titolo Per una Città Amica delle Biciclette. Un vademecum con cinquanta consigli pratici per chi amministra le città italiane distribuito ai Comuni e alle Regioni in contemporanea con l’entrata in vigore della Legge che detta “Norme per il finanziamento della mobilità ciclistica”(7).

Ma cosa visivamente connota Ferrara come città delle biciclette? Innanzitutto che tutti lo fanno, giovani e vecchi, ricchi e poveri, tutti vanno in bicicletta. Poi se si arriva in auto, su tutte le strade di accesso è stato posto un cartello con la scritta <­città delle biciclette “cities for cyclists”> voluto dall’Amministrazione Comunale per sancire l’adesione al network europeo delle città per ciclisti (la scritta inglese) e non solo per notificare l’eccellenza (la scritta italiana) come si sarebbe portati a credere, ma per avvisare gli automobilisti non abituati a rapportarsi con i ciclisti che in questa città puoi incrociare un ciclista ovunque e quando meno te l’aspetti con notevoli possibilità di conflitto e che se l’auto viene condotta a velocità elevata o con scarsa attenzione possono tramutarsi in incidenti con esiti pesanti.

Non sono da ricercare a Ferrara soluzioni informatiche per agevolare il flusso ciclistico o piste ciclabili a regola d’arte con segnaletica efficace e puntuale, no a Ferrara la bicicletta la respiri e la vedi ovunque decidi di voltare lo sguardo. Gli osservatori stranieri rimangono esterrefatti e commentano: “La tradizionale circolazione in bicicletta appariva completamente nuova agli Ingegneri del traffico intervenuti: non c’erano né bikeboxes ad alta tecnologia né fasce d’induzione poste sotto la pista ciclabile che attivassero semafori per ciclisti. Invece c’era del selciato medioevale sul quale la gente si muoveva comodamente e con calma. Per valutare veramente ciò che avveniva si doveva lasciarsi andare al ritmo tranquillo della città e lasciare vagare lo sguardo. Ad esempio all’ingresso di una banca. Lì tre signori attempati e ben curati nel vestire parcheggiano le loro biciclette al bordo del marciapiede con movimenti accurati e sciolti, abbassando il pedale rivolto verso il marciapiede finché questo tocca la pietra. Parcheggiare la bici…così semplice. Ciò che veniva predicato nel Teatro Comunale alla conferenza Cities for Cyclists può non essere spiegato da queste scene. Ci vuole un bel po’ di fantasia per immaginare qualcosa di simile nel centro di Francoforte”.(8) Naturalmente ci sono anche le piste ciclabili, o almeno qualcosa di simile, circa 50 km sulla carta, molte e le più utili che da un raggio di 5-7 km consentono di raggiungere la città storica, sono in progetto o in fase di realizzazione. Meritano attenzione i nove km che si sviluppano all’esterno delle mura cittadine.
 
“Allo straniero può sembrare talvolta che i ferraresi siano nati sulle loro biciclette: sul sellino leggono il giornale, guardano le vetrine, fanno visita ai defunti, si segnano velocemente quando passano davanti ad una chiesa pedalando disinvoltamente” (9)

In effetti un detto popolare dice che a Ferrara si impara prima a pedalare che a camminare e la bicicletta è come un pensiero fisso, un’ossessione, nelle arti è quasi un ricordo-mania: si decide di fare un segnalibro per un cinema comunale ed ecco un’immagine di Antonioni in bicicletta, si vuole onorare Rambaldi con una mostra sui suoi effetti speciali, all’entrata non ti ritrovi ET ma la prima bicicletta con cui Rambaldi,figlio di un meccanico, ripulendola, ha percepito l’importanza degli ingranaggi e la meccanica che lo avrebbe condotto al successo mondiale. Anche più quotidianamente se si decide di abbellire con dei murales un cantiere, ecco una bicicletta; se si ridipingono i contenitori delle immondizie: ecco nuovamente disegnate biciclette. Immancabile la bici nella prosa e nella letteratura di autori nati a Ferrara e come non dedicare una biblioteca di quartiere a volumi che trattano nei vari campi di biciclette o un monumento come è accaduto nella vicina Copparo.

La bicicletta è nell’aria ma anche saldamente ancorata a terra con fatti concreti come il sistema bike-service ( o bici di cortesia) presso le strutture turistico-ricettive. Altra cosa concreta è il Bicibus, un sistema di trasporto bici al seguito del viaggiatore su un bus di linea extraurbano. Se poi si pensa che indomiti automobilisti non siano portati a pensare alla bicicletta come sana alternativa in caso di revisione, sostituzione gomme o riparazioni ecco pronto il servizio bici sostitutiva operativo presso autofficine. Se c’è un settore che a Ferrara non conosce crisi  è quello artigianale dei riparatori di cicli, per un’attività che chiude i battenti un’altra è pronta a rimpiazzarla.

Dulcis in fundo, per una città con tanti elettori ciclisti non potevano mancare amministratori ciclisti: Sindaco e Assessori sono infatti dotati ognuno di apposita Bici Blu.
 
Gianni Stefanati
Coordinatore Ufficio Biciclette per la mobilità sostenibile


Note:
(1) Jacko A.Hassenmeier, Ferrara ist eine auBerst metaphysische Stadt, 1998
(2) Alessandra Chiappini, Libri di Biciclette, Ferrara 1994
(3) Comune di Ferrara servizio Statistica, Per le vie di Ferrara. Abitudini ed opinioni, Ferrara 1997
(4) ibidem
(5) “biga” significa bicicletta in dialetto ferrarese mentre con il termine bicicletta si intende un
aperitivo da consumare in due formato da una parte di Campari e una di  vino bianco. Anche lamoneta del Regno da 20 centesimi veniva chiamata bicicletta. La bicicletta, intesa come mezzo, può essere anche chiamata kuarantina o kurénta nel gergo dei ladri o dei muratori, oppure volantina per indicare una bicicletta incustodita.
(6) Il Sole-24ore, 18 febbraio 1995
(7) Legge 19 ottobre 1998 n. 366, pubblicata sulla G.U. il 23.10.1998
(8) Karsten Klama, Wo liegt das “Konighreich der Radfahrer”?, Radfahren 1/97
(9) Rita HenB, Mit dem Rad in die Vergangenheit, Frankfurther Rundschau, 4.7.1998
 
Dal sito dell’  Ufficio biciclette di Ferrara http://www.comune.fe.it/ambiente/progetti