[Gazzettino • 28.02.05] "Non esiste in Italia una struttura più inadeguata di questa: il carcere minorile di Treviso, unico riferimento per il Triveneto, è una vergogna". Don Luigi Ciotti è lapidario, non contro le persone che vi lavorano - precisa - ma nei confronti di una sede asfittica, ristretta, attigua all’istituto penale riservato agli adulti...

TREVISO. DON CIOTTI: «IL PEGGIOR CARCERE MINORILE D’ITALIA»

Non esiste in Italia una struttura più inadeguata di questa: il carcere minorile di Treviso, unico riferimento per il Triveneto, è una vergogna“. Don Luigi Ciotti è lapidario, non contro le persone che vi lavorano – precisa – ma nei confronti di una sede asfittica, ristretta, attigua all’istituto penale riservato agli adulti. 

Il fondatore del gruppo Abele e del coordinamento “Libera, associazioni numeri nomi contro le mafie” domenica 27 febbraio ha visitato il carcere di Santa Bona ed è stato per lui un momento importante della tappa trevigiana, iniziata al mattino tra gli studenti di Vittorio Veneto e conclusa la sera al collegio Pio X di Treviso.  

La struttura detentiva per i minori è stata oggetto recentemente di molteplici discussioni e polemiche; dal convegno promosso in Casa Toniolo dal Centro di servizio per il volontariato era nato un tavolo di discussione a cui partecipano referenti istituzionali e delle associazioni.

Insieme stanno tentando di formulare ipotesi alternative a quella di Santa Bona e verso la metà di aprile confronteranno le ipotesi. “Così non si può andare avanti – ha denunciato don Ciotti – non è rispettoso della dignità della persone e non produce frutti neppure sul fronte della rieducazione e del reinserimento, come vorrebbe la Carta Costituzionale”.

I ragazzi hanno bisogno di spazio in cui poter studiare, sperimentare la manualità e vivere il tempo libero in modo creativo. Oggi tutto ciò risulta quasi impossibile e viene gestito in angoli angusti dai volontari. Ma se il sacerdote originario di Pieve di Cadore tuona contro le strutture, riserva parole di elogio agli operatori (direttore compreso) che riescono nel frangente difficile, a lavorare con passione tra i venti giovani detenuti. 

Tenendo conto che la realtà carceraria minorile è cambiata negli ultimi tempi e se fino a qualche anno fa sui muri si leggevano scritte in dialetto siciliano, ora le parole sono in arabo o rumeno o albanese.

“Vi auguro di trovare quanto prima una soluzione” ha dichiarato don Ciotti, chiamando ad appello i volontari il cui ruolo, a suo avviso, non deve sovrapporsi o sostituirsi alle istituzioni ma operare nel campo della solidarietà, tendendo la mano al fratello che soffre senza rinunciare alla denuncia della parola. Ritrovando cioè passione per la politica che veniva definita da Paolo VI “il più alto grado di carità cristiana” quando serve il bene comune.

DIGIUNO PER GIULIANA SGRENA E PER CHI NON HA LIBERTÀ

E sempre sul versante dell’impegno per i diritti, oggi (martedì 1 marzo, ndr), don Ciotti assieme ad alcuni esponenti del mondo cattolico e musulmano, presenteranno l’iniziativa “Digiuno per Giuliana Sgrena e per chi non ha libertà”: «Questo digiuno nasce dalla decisione di sospendere il cibo per sé a nome di quanti non hanno il cibo della libertà: per questo chiediamo la liberazione di Giuliana Sgrena e di tutti gli ostaggi in Iraq, la fine dei bombardamenti, la dignità per il popolo iracheno, il ritiro delle truppe italiane».

E il fondatore del Gruppo Abele aggiunge: «Non dimentichiamo che la libertà si gioca sul terreno dei diritti, della giustizia sociale, della legalità e della dignità umana».

Stamani, infatti, davanti a Palazzo Chigi, sede del governo, verrà attivato un presidio permanente con uno sciopero della fame “a staffetta”, cioè aperto a chi vuole digiunare per sostenere questa iniziativa.

«Il digiuno è una pratica di non violenza, ma comunque non un’iniziativa individuale: presuppone un vincolo di solidarietà, che come sacerdote ho accettato insieme ai rappresentanti musulmani, nella speranza che si allarghi anche ad altri».

Al digiuno, finora, hanno aderito anche il missionario comboniano padre Alex Zanotelli, monsignor Luigi Bettazzi vescovo emerito di Ivrea ed ex-presidente di Pax Christi, don Alessandro Santoro, della comunità di base ‘Le Piagge’ di Firenze, l’Ucoii (Unione delle Comunità ed Organizzazioni Islamiche in Italia) e alcune comunità islamiche in Italia.


FontI: il Gazzettino del 28.02.05 e MISNA.orgVisita Ristretti.it, sito interent di cultura e informazione dal carcere