[Amnesty International • 03.11.03] Alla vigilia del vertice tra Unione Europea e Cina, in programma giovedì 30 ottobre a Pechino, Amnesty International ha diffuso un rapporto in 20 pagine intitolato "Cina: abusi costanti sotto una nuova dirigenza – sintesi delle preoccupazioni sui diritti umani"...

UNIONE EUROPEA – CINA. IL PARTENARIATO CRESCE, LE VIOLAZIONI CONTINUANO

Alla vigilia del vertice tra Unione Europea e Cina, in programma giovedì 30 ottobre a Pechino, Amnesty International ha diffuso un rapporto in 20 pagine intitolato “Cina: abusi costanti sotto una nuova dirigenza – sintesi delle preoccupazioni sui diritti umani”. “Alla luce delle gravi violazioni dei diritti umani descritte nel nostro rapporto, chiediamo ai responsabili dell’Unione Europea di cogliere l’opportunità del primo vertice col presidente Hu Jintao per riconsiderare profondamente il loro approccio alla situazione dei diritti umani in Cina. Lo sviluppo della protezione dei diritti umani dev’essere il punto fermo di relazioni più mature tra Unione Europea e Cina” – ha dichiarato Dick Oosting, direttore dell’Ufficio di Amnesty International presso l’Unione Europea. “Fino a oggi, l’Unione Europea è rimasta in ostaggio dell’insistenza cinese sul mutuo rispetto e l’assenza di un confronto su questioni riguardanti i diritti umani, bloccata in un ‘dialogo sui diritti umani’ di natura formale che non ha aiutato in alcun modo le vittime delle violazioni dei diritti umani in Cina” – ha proseguito Oosting. “Una relazione matura significa che le parti coinvolte riconoscono che questa deve dare dei risultati. L’Unione Europea non deve limitarsi a proseguire nel dialogo sui diritti umani, ma deve iniziare a esercitare pressioni politiche su Pechino per ottenere miglioramenti tangibili, in particolare sui problemi sollevati nell’ultimo rapporto di Amnesty International”. Il rapporto di Amnesty International denuncia che centinaia di migliaia di persone continuano a essere detenute in tutta la Cina, in violazione dei loro diritti umani fondamentali. Proseguono le condanne a morte e le esecuzioni al termine di processi irregolari, la tortura e i maltrattamenti rimangono diffusi e sistematici e la libertà di espressione e l’informazione resta sempre gravemente limitata. “Le autorità cinesi si vantano di aver introdotto l’iniezione letale come metodo di esecuzione e l’introduzione di ‘camere mobili di esecuzione’ in termini di maggiore efficacia e abbattimento dei costi: queste affermazioni dovrebbero far suonare un campanello d’allarme nei corridoi dell’Unione Europea. Nonostante sei anni di dialogo su questo argomento, la Cina continua a essere responsabile di più dell’80% delle esecuzioni accertate ogni anno nel mondo” – ha accusato Oosting. “Possono essere adottate riforme legali in campo commerciale, ma purtroppo non vediamo lo stesso livello di attenzione nei confronti della necessità di riformare il sistema penale, obiettivo vitale per la protezione dei diritti umani e al contempo elemento essenziale per la stabilità e lo sviluppo sostenibile del paese” – ha concluso Oosting. Sintesi dei contenuti del rapporto di Amnesty International: continuo uso della pena di morte durante le campagne “colpire duro”, col conseguente elevato numero di esecuzioni, spesso al termine di processi irregolari o sommari; costante ricorso alla “rieducazione attraverso il lavoro”, un sistema che consente la detenzione di centinaia di migliaia di persone ogni anno senza accusa né processo; persistenza di gravi denunce di torture e maltrattamenti; aumento del numero degli arresti e delle condanne nei confronti degli utenti di internet e dei cosiddetti “cyberdissidenti”, in violazione del loro diritto fondamentale alla libertà di espressione e di informazione; intensificazione della repressione, con la scusa delle misure “anti-terrorismo”, nei confronti degli Uiguri, un gruppo etnico di religione prevalentemente musulmana che vive nella regione autonoma del Xinjiang Uighur; continua repressione dei diritti alla libertà di espressione e di associazione in Tibet, ove un numero imprecisato di monaci e monache di religione buddista rimangono in carcere come prigionieri di coscienza; repressione in atto nei confronti del movimento spirituale Falun Gong e di altre cosiddette “organizzazioni eretiche”, che produce arresti arbitrari, torture e decessi in carcere; gravi violazioni dei diritti umani nel contesto della diffusione dell’Hiv / Aids, tra cui torture nei confronti di persone che hanno contratto il virus nonché arresti arbitrari, minacce e intimidazioni ai danni degli attivisti impegnati in campagne di sensibilizzazione su questo tema; accanimento nei confronti dei richiedenti asilo nord-coreani, che continuano a rischiare il rientro forzato in Corea del Nord, ove corrono il pericolo di subire arresti, torture e persino esecuzioni; tentativi recenti, da parte dell’amministrazione di Hong Kong, di introdurre una nuova legge su “tradimento, sedizione, secessione e sovversione”, nonostante le ampie preoccupazioni dell’opinione pubblica per il fatto che essa potrebbe essere usata per limitare i diritti umani fondamentali. (Fonte: Amnesty International)