VERONA, 2 NOVEMBRE. KIZITO SESANA PRESENTA «IO SONO UN NUBA»

La Libreria Comboniana ed il mensile «NIGRIZIA» vi invitano a un incontro con l’autore di «“IO SONO UN NUBA” – Dalla parte di un popoloche lotta per non scomparire» (Sperling & Kupfer, 2004).

All’appuntamento, che si terrà martedì 2 novembre presso la Sala Comboni (Missionari Comboniani – vicolo pozzo,1 – Verona) alle ore 20,45, interverranno: p. Renato Kizito Sesana (autore); Pier Maria Mazzola (curatore); Gian Marco Elia (associazione Amani). Conduce: Raffaello Zordan (Nigrizia) 

Io sono un NubaI Nuba: un “mito” creato dalle fotografie di body painting e di lottatori scattate da George Rodger e da Leni Riefenstahl. Anche per Kizito, al loro fianco da dieci anni, i Nuba sono un mito: ma per la loro capacità di resistere al genocidio, di ricostruire la propria dignità, di immaginare un Sudan nuovo, all’insegna della convivenza fra lingue, tradizioni e religioni diverse. Nell’Election Day, l’occasione di fare il punto anche sul ruolo statunitense e occidentale nel conflitto sudanese, ultimamente riacuito dalla questione Darfur.  

La resistenza dei poveri
tratto da: Renato Kizito Sesana, «Io sono un nuba» (Sperling & Kupfer)

«DURANTE i miei viaggi attraverso le montagne, ho visto una scuola elementare con quattrocento bambini, nascosta nella boscaglia, senza quaderni né matite, ma che comunque funzionava.
Ho incrociato tribunali che operavano sotto un albero di tamarindo, ambulatori dove i rimedi tradizionali vengono usati insieme alle medicine contrabbandate nel territorio a partire dalle aree controllate dal governo, normali giorni di mercato, quando la gente si incontra per barattare i prodotti, dai tessuti fatti a mano filando il cotone dei campi, agli attrezzi agricoli ricavati da frammenti di bombe. In tutta l’area della resistenza nuba non c’è una macchina per scrivere né un veicolo a motore. L’elettricità, le batterie, le radio, lo zucchero, il caffè o persino il tè sono diventati un lusso. Ma i nuba non sono pronti ad arrendersi.» Così scrivevo nel 1996. Con la sospensione delle ostilità in vigore dal gennaio del 2002, e sostanzialmente rispettata, la situazione è andata migliorando.
Uno dei pilastri che avevano sostenuto, nei lunghi anni di guerra, questa cultura della resistenza era stato la religione. Non una religione particolare, ma tutte le religioni. I 147 cristiani di tutte le chiese e i musulmani tolleranti trovano in Dio il difensore dei loro diritti. I credenti possono facilmente unirsi poiché la tolleranza è parte della tradizione nuba. Non è inusuale trovare cristiani e musulmani nella stessa famiglia. Mi sono commosso quando, prima di celebrare la messa in un villaggio, l’imam locale mi ha accolto e mi ha chiesto il permesso di partecipare alla preghiera, perché, ha detto, «conosco il Padre Nostro e vorrei dirlo insieme ai miei amici cattolici». Alla fine gli ho chiesto di dire qualche parola, e lui ha parlato della nostra comune figliolanza di Dio.


Per informazioni:  tel. 045 514268 (Sergio Castioni); 347 4964961 (P.M. Mazzola)