«Il progetto di aprire un casinò anche a Verona, che il Comune sta valutando, è un’ottima idea» afferma il vicepresidente ed assessore al Turismo della Provincia di Verona, Antonio Pastorello. Il sindaco della città scaligera, Flavio Tosi, dice: «La nostra è la quarta città turistica d’Italia, per cui siamo pienamente legittimati a chiedere di diventare sede di un casinò, sarebbe un fatto di democrazia. In un momento di particolare difficoltà per i Comuni, assicurano entrate per decine di milioni di euro». Ma non tutti sono d’accordo.
Pubblichiamo di seguito una riflessione del Gruppo di Iniziativa Territoriale dei soci di Banca Etica di Verona, che sottolinea la necessità di proporre un’economia di giustizia, partecipata e solidale che orienti e riconduca i processi economici oggi in atto e lo stesso uso del denaro al servizio dell’uomo.
Un bel casinò a Verona, magari a Castel San Pietro! Che bello! Verrebbero in tanti a giocare. Prima con slot machine e giochi elettronici, poi chissà. Il sindaco veronese promette un Casinò alla città, insieme sede di prestigio e succursale del casinò di Venezia. Un altro amministratore veronese sa che molti nostri concittadini si recano in altre città per provare l’emozione del gioco d’azzardo e allora, si chiede, «perché non fornire loro dei buoni motivi per restare nel nostro territorio godendo di tutte le opportunità di svago offerte?». Perché no? A Verona così rivivremo i sogni degli altri casinò: An infinite emotion (il motto a Venezia); Lascia che il sogno si avveri a Campione (Como); l’Art de vivre a Saint Vincent (Aosta); Punta a divertirti a Sanremo; Vivere la leggenda con una sola passione: vincere a Monaco. Verona può raccogliere i sogni dei veronesi sul posto, prima che vaghino altrove.
Lo stato dispensa anche lui sogni senza fine: lotti e lotterie tentano con milioni a portata di mano. Un colpo di fortuna ti cambia la vita! In realtà la voglia di denaro ha già cambiato la morale e la vita di tutti. Il denaro è indispensabile per rendere dignitosa la vita, per progettare un futuro alla comunità. Il denaro è necessario, ma è mezzo non fine. Il denaro è padrone nella coscienza di molti e sta incancrenendo il sistema dei valori sociali. È un grande contenitore tritavalori: si può comandare su un popolo soggiogato dal fascino della ricchezza, si può approfondire la disuguaglianza tra le classi, si possono corrompere giudici e amministratori, si possono uccidere i genitori per godere subito dell’eredità, si spaccia per l’ebbrezza dei soldi tanti e subito, il vecchio ricco può fare innamorare le belle ragazze, si coprono meglio le malefatte davanti ai giudici nelle aule di giustizia, permette a calciatori e divette di vivere in un lussuoso olimpo invidiato.
Una trasmissione tv di successo rasenta il blasfemo ma nessuno lo dice: corona ogni ricco pacco estratto con «L’alleluia!», la parola più gioiosa con cui i cristiani lodano Dio. Qui il denaro fa festa, è divinità, è vitello d’oro. Lo spreco, il lusso e l’avidità hanno addomesticato la morale ed hanno addormentato la coscienza. Si lasciano morire di fame e sete due milioni di bambini all’anno: un bambino ogni secondo. «La fame nel mondo di oggi è un crimine contro l’umanità, ogni bimbo deceduto per fame è un omicidio» (l’ex relatore speciale dell’ONU, Jean Ziegler). «L’avidità del denaro infatti è la radice di tutti i mali» (1 Timoteo 6,10). «Quanto pagano sulla loro pelle i poveri la recente crisi finanziaria?» Se lo chiede il card. O. Maradiaga, presidente della Caritas e osservatore alla Banca mondiale e al Fondo monetario internazionale. «Ancora non lo sappiamo, ma il costo sarà altissimo. Per sfamare un miliardo di persone denutrite nel mondo bastano 30 miliardi di dollari all’anno, cioè meno del 5 per cento del piano della Casa Bianca a favore delle banche».
Perché questi numeri non dicono niente alla coscienza? «L’ingordigia del denaro porta con sé il declino e la fine della comunità» (C. Marx in Lineamenti di critica). «Mi sento straniero in un mondo il cui scopo è guadagnare il più possibile. Per me questa è piuttosto una perversione» (Erich Fromm).
I casinò sono santuari del denaro fine a se stesso. I casinò hanno un giro vorticoso di denaro, incontrollabile alla stessa Finanza. La malavita ha il fiuto dei soldi, è il suo mestiere. A Saint Vincent e a Campione d’Italia i boss mafiosi sono stati sorpresi a lavare il denaro sporco. A Sanremo hanno fermato usurai che prestavano agli sprovveduti a 500%. A Venezia l’inchiesta clone ha scoperto carte di credito clonate. Non per questo i Casinò vengono chiusi: ai rispettivi comuni apportano molte decine di milioni di euro. Il gioco d’azzardo scorre anche in internet. Attorno ai casinò si aggira una moltitudine di ogni classe, ragazzi e adulti ansiosi di provare almeno una volta. Ma molti ci restano. Sono i drogati dell’azzardo: gente che perde anni di lavoro e rovina patrimoni e famiglia; che sceglie al duro lavoro la scorciatoia della fortuna; che vuole rifarsi ma affonda di più. Il denaro che arriva al casinò è un fiume turbolento che porta di tutto: paghe umilianti e magre di lavoratori e pensionati, tasse non pagate da professionisti o commercianti, parcelle indecorose. Il denaro vinto e perso si mescola: infine sa insieme di onestà e malaffare; sa dell’odore dolciastro di prostituzione e droga, di rifiuti riciclati, di pizzo su commercianti.
Il denaro vinto sa di tutto questo. Di fronte alla strapotenza distruttrice del denaro e dei suoi santuari bisogna fermarsi, resistere e riflettere. La Finanza Etica non vuole seminare sogni impossibili, ma puntare all’interesse di tutti, alla realizzazione di una vita dignitosa per il singolo e la comunità. Per tutto ciò chiediamo ai veronesi di resistere e non farsi illudere dai sogni da casinò. Chiediamo al comune di non fare soldi sui vizi e i drammi familiari, di non cercare soldi sporchi per creare poi servizi sociali. Chiediamo alla comunità cittadina di promuovere stili di vita più sobri e condivisi, col denaro “bene comune” e non mezzo di rivalità e alienazioni.
Il Gruppo di Iniziativa Territoriale
dei soci di BANCA ETICA di Verona