«VICENZA – NO DAL MOLIN». LETTERA APERTA DI PAX CHRISTI AI CRISTIANI VICENTINI

«Tanto è ladro chi ruba che chi para il sacco» (don Lorenzo Milani)

Lettera aperta ai cristiani di Vicenza

 

Care sorelle e fratelli di fronte alla proposta di ampliamento della base militare USA al «Dal Molin», questione sulla quale come movimento prendemmo tempo fa una chiara e preoccupata posizione di dissenso, vorremmo condividere con voi alcune riflessioni soprattutto sulla scelta del disarmo, che ci interessa ormai tutti in prima persona.

Partiamo da alcune domande:

quali ragioni renderebbero indispensabile l’ampliamento della base militare?

eventuali ragioni come  si raccordano con la democrazia e i suoi valori?

quale è il  ruolo dei cristiani e delle chiese in questo momento e davanti a questa scelta?

si può stare in silenzio come individui e istituzioni senza essere corresponsabili?

Oggi constatiamo una crisi propria delle democrazie occidentali che si esprime in alcuni aspetti:

1. Nel modo di  prendere le decisioni sul dibattito aperto prevale infatti il lavoro di lobbing, cioè di pressione dei poteri forti e dei loro interessi, su alcuni punti sensibili delle istituzioni. Ciò rende sempre meno importante il coinvolgimento dei cittadini sulle scelte che li riguardano direttamente.

2. Nella crisi di riferimento al bene comune, puntualmente raccomandato dal magistero della chiesa in ogni suo documento. Oggi, attraverso un sistema che usa la menzogna, calpesta la verità e fa uso strumentale dei mass media, si presenta l’interesse di pochi come bene comune per tutta l’umanità.

3. Nel quadro dei valori dell’occidente a  tal punto falsato che, in esso, prevale solo la massimizzazione del profitto come idolo a cui sacrificare tutto, non solo i bisogni reali di gran parte della popolazione del mondo ma anche l’ambiente, i beni più elementari del creato come l’acqua, l’aria, gli equilibri climatici e la qualità stessa di un territorio. La struttura militare risulta evidentemente a servizio di questo unico idolo ricoperto dall’ideologia della sicurezza.

Tutto ciò ci induce a riflettere seriamente e a fare la nostra parte. Nelle nostre chiese è tempo di prenderne maggiormente coscienza del nostro ruolo a favore della pace, riscoprendo lo Spirito conciliare di vicinanza all’umanità e di speranza. Uno spirito che è un grande dono e contemporaneamente il grande disatteso anche da noi credenti. Davanti ai bisogni reali dell’intera famiglia umana la costruzione di armi o di sistemi d’arma appare in tutta la sua crudeltà come un’enorme bugia. É furto, aggressione e crimine contro i poveri (vedi: Pontificia Commissione Justitia et Pax, “La Santa Sede e il disarmo generale”, 1976).

 

Nel raggio del vostro territorio potrebbe forse costituirsi una maggioranza di persone che ritengono l’ampliamento della base al Dal Molin un volano di crescita e di benessere immediato. Noi crediamo che la voce silenziosa di coloro che, pur lontani, non solo pagheranno le conseguenze del riarmo mondiale, di nuove guerre, di ulteriori e gravi privazioni dei diritti fondamentali e dell’essenziale per vivere (la prima vera sicurezza), deve essere tenuta in considerazione anche nei piccoli limiti di un territorio come il vostro, e pure altrove.

 

Svelare questa realtà, stare dalla parte degli ultimi e degli impoveriti, ribadire la necessita del disarmo per la sicurezza, della nonviolenza per la speranza e la vita di tutti, della condivisione per la giustizia è oggi il compito primario di un credente nel Vangelo di Gesù. Non è quindi più possibile la nostra partecipazione di credenti alle «strutture di peccato»,  sia nella forma di costruttori di armi e difensori del «sistema guerra» che nella esasperata ricerca del puro profitto.

É urgente quindi  la costruzione del consenso sui progetti di pace e riconciliazione, non con un lavoro di pressione di  lobbing, ma con un dialogo aperto sui reali bisogni dell’intera famiglia umana e con l’allargamento della partecipazione della società civile. E questo impegno con la coscienza di essere minoranze abramitiche, care a dom Helder Camara, o nuove comunità benedettine, care all’attuale pontefice, ha una nome antico e nuovo, la nonviolenza evangelica, che è lotta coraggiosa e costosa alle violenze strutturali. Cristo non è certo stato il pacifista che evita il conflitto, né si è astenuto dalla violenza per mancanza di coraggio ma per scelta, né, per amore di tranquillità, si è posto «fuori» dai turbamenti del mondo. Gesù porta la pace lottando per la vita e contro ogni logica di morte. Così ogni cristiano!

 

Possa davvero lo spirito di comunione con l’intera umanità che «vive» con due spiccioli al giorno farci prendere coscienza di un più serio e rinnovato impegno per il disarmo. Vi siamo vicini, con l’affetto e la preghiera, in ogni impegno per smilitarizzare i territori e disarmare l’umanità. Con voi difendiamo la terra per un domani senza basi di guerra.

 

Il Consiglio nazionale di Pax Christi

Firenze 4 febbraio 2007

 

Pax Christi Italia

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