[di p. Alex Zanotelli • 04.09.02] Un appello di Alex all'Italia, in occasione del Vertice sullo Sviluppo sostenibile, a riscoprire la sua vocazione politica africana.

ZANOTELLI: NON ABBIAMO BISOGNO DI CARITA’ MA DI GIUSTIZIA

Con la Conferenza delle Nazioni Unite sullo sviluppo sostenibile che si tiene in questi giorni a Johannesburg (Sudafrica), l’opinione pubblica è di nuovo costretta a guardare alla drammatica realtà dell’Africa. Oggi il continente nero è il più povero, il più marginalizzato, il più schiacciato del pianeta. Basti pensare che in campo economico l’Africa rappresenta solo 1% del prodotto mondiale lordo. Eppure, è forse il continente più ricco di materie prime. È forse questa la sua maledizione? È infatti attraversato da conflitti e guerre senza fine. Due esempi sono il Sudan e il Congo. In Sudan, si combatte una spaventosa guerra civile che dura da oltre vent’anni e che ha fatto oltre di un milione di morti. Il Sudan ha forse il più ricco giacimento di petrolio al mondo. La guerra in Congo (oro, diamanti, coltan) dura da cinque anni ed ha già fatto oltre de 2 milioni di morti. Una quindicina di nazioni vivono spaventose situazioni di guerra. Risultato: oltre 10 milioni di rifugiati. Tutto questo non fa altro che aggravare una situazione già aggravata. La conseguenza è fame, miseria, malattia. Oltre metà della popolazione africana (300 milioni) vive nella miseria più nera, con meno di un dollaro al giorno. Questa situazione fa sì che tutte le malattie ritornino con incredibile virulenza, dalla lebbra alla malaria, dalla tubercolosi all’aids. Oggi la malaria uccide più dell’aids in Africa (basterebbe un miliardo di dollari per eliminare annualmente gli effetti negativi della malaria, e questo significherebbe un aumento di reddito dai 3-5 miliardi di dollari annui per l’Africa subsahariana). Più ancora, l’aids sta facendo uno scempio di questo continente tormentata. Sono oltre 25 milioni gli ammalati di aids in Africa. Sui 34 milioni al mondo. In Kenya, per esempio, ogni giorno, oltre 700 persone muoiono di aids. Sono soprattutto donne e bambini a pagarne le spese (bisognerebbe parlare di più di femminizzazione della povertà). Per il 2010 si prevedono oltre 18 milioni di bambini orfani per l’aids. Il disastro avviene sia per la povertà che per la non accessibilità ai farmaci essenziali (è una vergogna che le case farmaceutiche non mettano a prezzi accessibili ai poveri i farmaci essenziali per l’aids). Tutto questo avviene mentre l’Africa deve pagare un debito che si aggira sui 250 miliardi di dollari. Se l’Africa potesse spendere per la lotta alla fame e alla malattia quello che paga in interessi sul debito, sarebbe già un’altra cosa. («È immorale che i poveri paghino il debito», diceva Julius Nyerere). Questo senza negare un altra verità: la corruzione e il malgoverno in Africa. «La corruzione ha raggiunto un livello suicida nelle nostra società», affermano i vescovi del Camerun. «È diventata talmente parte della nostra vita che chi la pratica non sente neanche il rimorso». A questo riguardo, bisogna riconoscere che in generale le élite africane hanno tradito la loro gente. Fra loro e le masse popolari, c’è un abisso spaventoso. E i frutti della corruzione e il malgoverno sono i bambini denutriti, le folle senza lavoro: è quanto ho potuto toccare con mano per dodici anni vivendo dentro la drammatica realtà di Korogocho, una baraccopoli di Nairobi. Per me, sono volti, persone amate, persone che mi hanno voluto bene. Non sono statistiche. E non posso accettare di vedere gente soffrire così. Non posso accettare un mondo di serie A e uno di serie B, uno (minoritario) che ha quasi tutto, e l’altro (maggioritario) che ha quasi nulla. Oggi l’Italia, che fa parte di questo nord ricco ed opulento, può fare molto di più per trovare una soluzione politica economica ai problemi. (Non abbiamo bisogno di carità, ma di giustizia). L’Italia deve rendersi conto, deve ammettere che quello che ha fatto per l’Africa non è stato aiuto ma business (affari!). L’Italia ha fatto la politica estera delle proprie ditte. Non ha mai avuto una politica estera seria a favore di questo continente martoriato. Forse il ministero degli esteri (non perché ora c’è Berlusconi) non può fare una politica a favore di chi soffre, ma deve fare la politica economica dell’avanzante imperialismo mondiale. Abbiamo bisogno di una nuova legislazione che permetta alla società civile italiana di impegnarsi con chi soffre. (Anche l’ultima legislazione promossa dai Ds era una brutta copia della vecchia). La società civile organizzata presente nel nostro paese potrebbe oggi esprimersi con un dicastero civile sotto l’egida del presidente della repubblica, che prenda contatto diretto non con i governi del Sud del mondo (corrotti!) ma con i soggetti nuovi emergenti nei paesi impoveriti (cooperative, comunità di base, movimenti popolari…). Questo permetterebbe all’Italia di ritornare ad essere un paese con la vocazione geografica e morale di essere ponte fra la fortezza europea e l’Africa. È il vecchio sogno di Dossetti e La Pira! È una vocazione politica importante che l’Italia deve riscoprire in questo momento storico gravissimo per l’Africa.