«ARENA 1», 04.10.1986: «IL COMMERCIO DELLE ARMI». L’INTERVENTO DI GIULIANA BONINO

[Amedeo Tosi – 05.10.2024] L’intervento di Giuliana Bonino, Segretaria di Pax Christi, pronunciato il 4 ottobre 1986 sul palco di «Arena 1» a nome dei cinque organismi (Acli, Mlal, Pax Christi, Mani Tese e la rivista «Missione Oggi») che hanno promosso la campagna sulla regolamentazione del commercio delle armi.

 

Giuliana Bonino (a sinistra, in questa foto scattata nel luglio del 2022, assieme al monaco laico Gianni Novello, alla biblista Marinella Perroni e al teologo e saggista Brunetto Salvarani. In basso, seduto, Mons. Luigi Bettazzi) ha sempre mantenuto costante l’attenzione ai problemi più gravi che affliggono la società. Militante nel sindacato Cisl, è stata attiva, fin dall’inizio della propria attività lavorativa, nella commissione interna della Olivetti. Nel 1970 è stata eletta delegato sindacale nell’esecutivo del consiglio di fabbrica. Dagli anni ’60 e, soprattutto, negli ’80, ha rivolto ogni energia, a fianco del vescovo Luigi Bettazzi, al movimento Pax Christi di cui è stata segretaria e vicepresidente nazionale e, successivamente e per molti anni, membro del consiglio nazionale. Sensibilissima ai problemi della Sanità, ha aderito al Tribunale del Malato. Sua caratteristica peculiare è la solidarietà verso il prossimo e una immensa voglia di lottare in difesa dei più soli e dei più indifesi.

IL COMMERCIO DELLE ARMI
di Giuliana Bonino

Io sono chiamata, come segretaria di Pax Christi, a presentare l’iniziativa popolare per l’approvazione di una legge che regolamenti il commercio delle armi. I responsabili degli altri gruppi sono impegnati in una tavola rotonda a Ruvo di Puglia, alla settimana nazionale delle Acli, e quindi hanno delegato me ad essere presente.

Voi sapete che l’iniziativa è sorta nel maggio del 1985 ad opera di Acli, Mlal, Pax Christi, Mani Tese e «Missione Oggi» per sollecitare dal Parlamento una legge che regolamenti l’esportazione delle armi.

Dopo un primo sondaggio e un’approssimativa informazione, nell’ottobre 1985 a Roma, un convegno ha messo a punto delle richieste specifiche che sono poi state presentate ai parlamentari con una lettera individuale a cui qualche parlamento ha risposto, ma credo che le risposte siano state una decina in tutto.

Le richieste formulate chiedevano in modo particolare:

– la riconduzione del commercio delle armi nell’ambito della politica estera e sotto diretta responsabilità del governo, poiché questa attività è riconducibile agli accordi intergovernativi di assistenza militare. È necessario il pieno rispetto dell’articolo 80 della Costituzione;

– l’introduzione di un effettivo controllo parlamentare sulla materia e l’eliminazione dei livelli di segretezza di conformità delle autorizzazioni rilasciate con i principi contenuti nella legge;

– la definizione precisa dei casi di divieto di esportazione delle armi, in conformità agli atti e trattati internazionali, e il divieto di esportazione ai paesi belligeranti ed ai regimi dittatoriali;

– la previsione di effettivi incentivi alla riconversione dell’industria bellica;

– le sanzioni effettive nei confronti dei responsabili del commercio clandestino di armi e nei casi di violazione delle norme di legge, in particolare delle garanzie e sull’uso finale;

-il divieto di autorizzare il pagamento di compresi di mediazione per la stipula dei contratti.

Più tardi si è realizzata l’iniziativa delle cartoline di pressione inviate ai Parlamentari, perché sono andati avanti una serie di progetti di legge che non rispondono in maniera sufficiente a queste richieste. I responsabili dei cinque movimenti si sono incontrati in Parlamento con i responsabili della Commissione Difesa, con segretari di partito, con parlamentari; però sulla richiesta di una legge che recepisca le istanze dei movimenti per la pace, abbiamo trovato un muro piuttosto solido.

L’ultima proposta di legge, la quale riassume ben sette diverse proposte di legge, e che è quella che dovrebbe essere discussa in Parlamento, non tiene assolutamente conto della destinazione dell’esportazione delle armi. Vale a dire che non vengono esclusi come destinatari dell’esportazione delle armi i paesi razzisti, belligeranti che violano i diritti dell’uomo: così non si esclude nessun paese.

Rispondono che ci può essere in un paese che viola i diritti dell’uomo il rischio di venire aggredito, e quindi che questo paese abbia il diritto a difendersi acquistando armi. Ci sembra estremamente grave che il nostro Parlamento non abbia trovato dei principi su cui regolare la destinazione delle armi.

Non c’è, inoltre, nessuna disponibilità a sovvenzionare le industrie belliche per la riconversione. A tal proposito in una discussione con uno degli estensori del progetto abbiamo spiegato che il Governo interviene sistematicamente con aiuti economici in una serie di industrie belliche, in particolare nell’Agusta, la fabbrica di elicotteri, con miliardi all’anno per sovvenzionare le perdite. Ma ci hanno risposto che il costo economico sarebbe troppo grande e che non possono sostenerlo. D’altra parte, ci hanno detto, compito del governo è quello di controllare l’esportazione delle armi, non di eliminare le armi.

Inoltre non è stata prevista l’eliminazione del segreto militare sulla compravendita delle armi e il divieto che gli ex-ufficiali siano assunti dalle industrie belliche fino a tre anni dal pensionamento. Avviene sistematicamente che alti generali in pensione siano consulenti, facciamo parte dei Consigli di Amministrazione di quasi tutte le industrie belliche.

Altro punto che non è stato recepito è l’abolizione dell’intermediazione che ha un prezzo altissimo e finisce per finanziare i partiti. Unico fatto previsto è l’informazione, che deve essere fatta una volta all’anno al Parlamento sulla situazione e sui contratti stipulanti. Ma certo che una volta all’anno è ben poca cosa!

Pensiamo che sia un fatto estremamente grave che il Governo abbia risposto a queste richieste con l’approvazione, di fatto della partecipazione dell’Italia al progetto dello Scudo Spaziale e con un atteggiamento di penalizzazione degli obiettori di coscienza e degli Enti che li accolgono, come chiaramente dimostra la circolare del 5 giugno 1986.

Per questo chiediamo di continuare la mobilitazione e invitiamo tutti a spedire la cartolina alla Commissione Difesa – Montecitorio – Roma.