[di David Conati • 04.09.02] Da quella fatidica data di settembre è trascorso un anno. Un anno in cui osservare e riflettere sono stati due verbi che mai hanno avuto una importanza simile.

11 SETTEMBRE: SONO PERPLESSO…

Partiamo dal fatto che l’attuale presidente americano è stato eletto con la conta e riconta delle schede e ancora oggi non è chiaro chi fosse il vincitore, se fosse successo in Italia saremmo diventati la barzelletta politica mondiale, ma in America tutto è stato diligentemente dimenticato. Per un impegno morale il presidente neo eletto “doveva” dare una guerra ai suoi sostenitori politici, petrolieri e fabbricanti di armi, il problema era solo quello di mettere d’accordo tutti gli elettori. Non bisognava giocarsi la fiducia degli americani ancora dubbiosi. Nel suo programma elettorale c’era la costruzione di uno scudo spaziale. Nessuno ne voleva sapere, a cosa serviva all’America uno scudo spaziale? Per convincere gli scettici che lo scudo spaziale è un investimento indispensabile, che l’America potrebbe essere colpita in casa e soprattutto per intraprendere un’azione militare nei confronti di qualcuno, non importa chi, con l’appoggio incondizionato del vecchio continente che non vedeva con grande benevolenza il neo-presidente ci voleva una mossa forte. Spettacolare. Meglio se in diretta televisiva. I giocatori di scacchi più esperti sanno bene che qualche volta per vincere la partita bisogna sacrificare qualche pezzo; cosa sarà mai la perdita di due torri contro la possibilità di dichiarare scacco matto all’avversario? Possiamo ancora vincere se sappiamo muovere bene i pedoni, i cavalli, gli alfieri e… la regina. Se l’avversario è il mondo intero, che sono cinquemila persone in confronto a tutta l’umanità? In uno stato dove il business conta a tal punto da far ammazzare un presidente senza che ancora oggi si sappia chi è il colpevole, dove le esecuzioni capitali sono uno spettacolo come la corrida per gli Spagnoli, dove hanno quasi estinto un popolo intero come quello dei pellirosse, chi mi può impedire di sospettare che per “montare” l’opinione pubblica nei confronti del cattivo di turno non siano stati loro stessi a studiare gli attentati? In fondo cosa sono le vite di poche migliaia di cittadini, sicuramente qualcuno scomodo, periti nel crollo delle torri gemelle contro l’affare miliardario della vendita delle armi, della costruzione di un oleodotto, della costruzione di uno scudo spaziale (ora finalmente indispensabile) dello sterminio di un popolo di religione diversa fatto con intelligenza. E tutto questo con l’appoggio quasi incondizionato del mondo occidentale unito dalla solidarietà per il danno subito (subito?) dagli Americani senza che il presunto colpevole sia stato catturato con tutta la tecnologia che la superpotenza ha a disposizione. Cosa sappiamo noi veramente di quello che è successo? Nulla. O meglio sappiamo solo quello che ci passa la televisione che ovviamente è mediato. Qualcuno si ricorda ancora il film “sesso e potere” con De Niro e Hoffman? Non voglio dire che il problema del terrorismo non esista, che non ci sia il rischio della perdita delle proprie radici perché ormai siamo “colonizzati” da tutta una serie di popoli che arrivano da tutte le zone del terzo mondo. Ma qualcuno ha strumentalizzato a dovere tutta la storia. Da sempre la cultura popolare nasce dall’impasto, dalla comunione (contaminazione non mi piace) di diverse esperienze. Qui ci hanno già pensato per primi gli americani ad azzerare la nostra cultura, facendoci dimenticare tradizioni nostre e adottando le festività loro, musica, cibo e stili di vita. Non voglio con questo ferire la memoria di quelli che sono periti, loro non ne hanno colpa, sono vittime innocenti a prescindere da chi sia il colpevole. Qualcuno scrisse che a pensare male si fa peccato, ma… i nostri vecchi dicevano che «no se dise vaca mora se no ghe n’è almanco un pelo» (non di dice vacca nera se non ha almeno un pelo nero). (David Conati)