[Mons. Raffaele Nogaro, Vescovo di Caserta • 05.02.05] Il 13 dicembre scorso, all’indomani della grande “marcia della pace”, che sembrava definire il volto umano della città, viene firmato un  “Protocollo d’intesa fra la Provincia di Caserta e il Distretto militare locale”, che approva un calendario di interventi nelle scuole superiori, per presentare ai giovani le opportunità occupazionali offerte dalle “Forze Armate”...

6 FEBBRAIO 2005, GIORNATA DELLA VITA. LETTERA DI MONS. NOGARO

Non posso nascondere il dolore di fronte all’oscuramento delle coscienze, che si sta diffondendo a Caserta. Il 13 dicembre scorso, all’indomani della grande “marcia della pace”, che sembrava definire il volto umano della città, viene firmato un  “Protocollo d’intesa fra la Provincia di Caserta e il Distretto militare locale”, che approva un calendario di interventi nelle scuole superiori, per presentare ai giovani le opportunità occupazionali offerte dalle “Forze Armate”.
 
Se gli alunni delle scuole sono in cima alla lista dei destinatari, si pretende, tuttavia, che dovunque c’è presenza giovanile, si debba organizzare l’arruolamento militare. Vengono quindi interessati gli operatori degli Informagiovani, il personale dei Centri per l’Impiego, i funzionari comunali, i responsabili di enti impegnati nelle politiche sociali.
 
L’obiettivo, come si legge nel protocollo d’intesa, è di concorrere a “realizzare lo sviluppo civile, economico e sociale della comunità provinciale, operando per assicurare la piena occupazione e garantire la parità della donna”. Così il giovane che nella scuola e nelle varie istituzioni si prepara a coltivare e a promuovere i doveri dell’uomo e della vita, dovrà imparare che il bene primario è l’uso della forza e che bisogna essere attivi in quegli organismi, dove anche la prepotenza diventa ragione.
 
Ma non è possibile sopportare una profanazione degli ideali così subdola e pervicace. Non si può affermare che si “chiamino alle armi” i giovani e le donne, perché si vuol dare loro lavoro e dignità.

Allora tutti i valori della vita diventano insensati. Allora si ha la babele delle lingue, per cui l’invasione militare di un paese diventa “missione di pace”, le armi diventano “oggetti sacri e benedetti”, perché servono a “distruggere le tirannidi” e a portare “democrazia e libertà” ai popoli oppressi.
 
E’ vero, la chiesa italiana sembra tollerare certe espressioni sociali, che sono delle equivocità dissacranti. La chiesa dovrebbe condannare l’aumento delle spese militari nel nostro paese, in un tempo in cui si fanno i tagli alla scuola, alla sanità, alla ricerca scientifica, alla cooperazione e al sostegno delle categorie più povere.
 
Dovrebbe farsi vanto dei “pacifisti”, che non sono certo dei Ponzio Pilato e quantomeno amici dei terroristi, ma persone coraggiose capaci di dare un segnale genuino che i “sentieri di Isaia”, i sentieri della pace universale, si stanno aprendo.
 
Dovrà chiarire che Francesco è eminentemente uomo di pace, anche se un politico, in un discorso ad Assisi, lo vuole un crociato militante. Dica “basta”! agli uomini di chiesa, che chiamano “beati operatori di pace” ragazzi, personalmente innocenti, ma che muoiono con in pugno le armi della minaccia.
 
La chiesa non può permettere che il valore supremo della pace e che la cultura della pace, vengano catturati e snaturati da logiche di potere. Anche per queste motivazioni, sento l’urgenza di ripetere che le soluzioni di compromesso, offerte da Caserta, sono assolutamente fuorvianti.
 
Le forme di corteggiamento delle armi portano sempre alla guerra. E la guerra è il feudo del crimine e della morte. Anche quando può recare illusioni di liberazione, come oggi in Iraq. Non esiste la giustizia dei carriarmati. Invoco la pace, che è il Vangelo di Cristo e il Vangelo della vita.
 
+ Raffaele Nogaro
Vescovo di Caserta