«ARENA 1», 4 OTTOBRE 1986: SALUTO INIZIALE ALL’ASSEMBLEA E LETTURA DELL’APPELLO «BEATI I COSTRUTTORI DI PACE»

don Albino Bizzotto

[Albino Bizzotto – 04.10.1986] – Proponiamo di seguito l’intervento di apertura di «Arena 1» svolto da don Albino Bizzotto. All’Arena di Verona circa seimila persone, provenienti soprattutto dal Triveneto, si sono incontrate per riflettere sul tema «La pace: diritto ed urgenza dei popoli», in unità d’intenti con la giornata di preghiera ecumenica per la pace promossa dal Papa Giovanni Paolo II per il 27 ottobre ad Assisi.

«Pace a tutti! Siamo all’Arena, luogo unico del grande spettacolo. Ma non intendiamo dare spettacolo, convinti tuttavia di esprimere ugualmente una grande dignità, perché non siamo qui a consumare un prodotto, per quanto nobile, né a dare del nostro superfluo in beneficenza ai più poveri, ma per comprometterci di persona, a mettere in gioco la nostra persona, il nostro vivere.

Questa è un’assemblea che ci impegna: un impegno che non ci rende tristi ma ci carica di fiducia, di solidarietà e di tanta voglia di vivere. Per questo vogliamo anche cantare insieme. Diamoci quindi il benvenuto reciprocamente con una cordiale stretta di mano e con un canto. Ci aiutano nel canto Eddie Hawkins e il gruppo guidato da Sereno Ruaro.

Il nostro saluto va anche a tutti coloro che in ogni parte del mondo si spendono quotidianamente per la pace. Siamo in sintonia con i giovani che stanno facendo veglia ad Assisi e con i gruppi che sono riuniti a Ruvo di Puglia. Un saluto tutto particolare va a quanti vorrebbero essere con noi ma non possono: gli ammalati, gli anziani, alle religiose e religiosi di vita contemplativa. A chi in spirito è qui presente anche se fisicamente non può esserlo: don Germano Pattaro, uno dei promotori dell’appello, testimone coraggioso. Il suo ultimo documento pubblico è la dichiarazione sulla pace, rilasciata alla Tv nella conferenza stampa di «Beati i costruttori di pace», il 30 dicembre 1985 a Venezia.

Eddie Hawkins

Un saluto a quanti si trovano in situazioni di costrizione. Poco fa ha chiesto la parola un portatore di handicap, a nome di tutti gli altri qui presenti in gran numero, per esprimere tutta la loro volontà di pace, ma anche per denunciare la costrizione e l’emarginazione che la nostra società impone. Un saluto ci viene anche da un prete degli zingari, i «senza tetto» (come lui stesso ci ha detto), sui quali ricade spesso una discriminazione che è razziale.

Ci è pervenuta anche -sto citando- «la solidarietà silenziosa, verso un domani senza violenza, affinché anche il nostro presente sia un mattone per un futuro migliore» da parte delle detenute e detenuti del carcere di Verona. Assieme al saluto, un grazie commosso… Voi siete con noi, non possiamo anche noi non essere con voi!

Con noi infine ci sono e interverranno pure le organizzazioni e i gruppi che hanno portato avanti la campagna «Contro i mercanti di morte», per una corretta legislazione sul commercio delle armi.

Iniziamo questo incontro partendo dalla lettura del testo dell’appello che ci ha qui convocato».

[L’appello “Beati i costruttori di pace” è nato dalla constatazione che nella Chiesa oggi il problema della pace è sentito da molti credenti e gruppi ecclesiali, ma non coinvolge ancora le comunità in quanto tali e le esperienze rimangono slegate fra loro.
Alcuni sacerdoti delle diocesi di Verona, Vicenza, Padova, Rovigo, Venezia, Treviso, Vittorio Veneto, Trento, Pordenone, Udine, Trieste, Gorizia hanno sentito l’esigenza di unificare questa tensione comune. Ne è nato l’appello che segue, che ha visto quali primi firmatari promotori: Trieste: Lorenzo Bellomi (Vescovo Delegato per il Triveneto della Commissione “Giustizia e Pace”). Verona: Giulio Battistella, Alessandro Zanotelli. Vicenza: Mario Costalunga, Maurizio Mazzetto, Beppino Bonato, Gianantonio Allegro. Padova: Luigi Sartori, Flavio Gianesin, Albino Bizzotto. Rovigo: Giuliano Zattarin, Pierantonio Castello, Massimo Barison. Venezia: Germano Pattaro, Paolo Donadelli. Treviso: Franco Marton, Olivo Bolzon. Vittorio Veneto: Giampiero Moret. Trento: Vittorio Cristelli, Girolamo Job, Fiorenzo Chiasera. Pordenone: Luciano Padovese. Udine: Lucio Soravito, Rinaldo Fabris, Angelo Zanello, Franco Saccavini. Gorizia: Brurio Gallina, Giuseppe Saldassi. Appello che è stato in seguito sottoscritto da diverse migliaia di religiosi].

 

«BEATI I COSTRUTTORI DI PACE» [Testo dell’Appello] – Il Concilio Vaticano II, nella “Gaudium et Spes”, «condannata la immoralità della guerra» (77), posta la necessità di «considerare l’argomento guerra con mentalità completamente nuova» (80), rivolgeva «un ardente appello ai cristiani, affinché con l’aiuto di Cristo, autore della Pace, collaborino con tutti per stabilire tra gli uomini una pace fondata sulla giustizia e sull’amore e per apprestare i mezzi necessari per il suo raggiungimento» (77).

Nel 1981 la Conferenza Episcopale del Triveneto così si esprimeva: «Bisogna arrestare a qualunque costo la pazza corsa alle armi ispirata all’assurdo equilibrio del terrore… Deploriamo che il nostro Paese sia ai primi posti nella produzione e nel mercato delle armi specialmente verso il Terzo Mondo, che non di armi ha bisogno ma di pane».

A vent’anni esatti da quell’avvenimento la realtà non può non inquietarci. Viviamo in un mondo dove il 30% della popolazione consuma l’87,5% di tutte le risorse della terra; un mondo dove 800 milioni di persone vivono in condizioni di assoluta povertà, «una condizione di vita così limitata da malnutrizione, analfabetismo, malattia, alta mortalità infantile e bassa speranza di vita da essere al di sotto di qualsiasi definizione razionale di decenza umana» (McNamara al Consiglio della Banca Mondiale).

Molti paesi del Terzo Mondo, non riescono nemmeno a pagare gli interessi dei prestiti sul Fondo Monetario Internazionale e della Banca Mondiale. I paesi poveri sono costretti a produrre sempre di più per i paesi ricchi, anche per il semplice mantenimento degli animali (l’industria alimentare per cani e gatti degli Usa consuma per ogni animale più dell’introito medio di un abitante dell’India. Solo in Italia si buttano via ogni giorno 1.400 tonnellate di pane, 5 milioni di tonnellate l’anno).

Un bambino dei paesi ricchi consuma 500 volte di p!U m risorse materiali di un bambino del Terzo Mondo. Viviamo in un mondo dove 50 milioni di persone, di cui 20 milioni di bambini, muoiono ogni anno per fame, mentre si spende un milione e mezzo di miliardi di lire l’anno (250 milioni al minuto) in armi. Al di là delle parole gli investimenti per l’industria della morte sono in enorme espansione.

«La corsa agli armamenti, anche quando è dettata da una preoccupazione di legittima difesa, è nella realtà, un pericolo e un’ingiustizia… aggressione che si fa crimine: gli armamenti anche se non messi in opera, con il loro alto costo uccidono i poveri, facendoli morire di fame» (Documento della Santa Sede all’ONU, 1976). È tempo che il problema della pace, connesso con quello del sottosviluppo, entri come centrale nella vita delle nostre comunità, nella catechesi e nell’impegno di associazioni, gruppi e movimenti. Siamo in stato di peccato e urge quindi una conversione.

Dice il Card. Arns: «Un sistema economico non può avere come sottoprodotto la creazione di una razza inferiore o la morte di milioni di persone. E il peggio è che chiunque richiami l’attenzione su questa situazione viene considerato sovversivo. Ma sovvertire significa solo girare la situazione e guardarla dall’altro lato. I poveri non sono una minaccia, sono un appello per cambiare un sistema ingiusto” (Il Regno-Documenti ’85, p.568).

ALCUNE PROPOSTE

Queste proposte, senza la pretesa di essere sistematiche ed esaustive, vogliono indicare un cammino per le comunità parrocchiali, non solamente per gruppi o movimenti specifici (Pax Christi, Acli, Mir, ecc.):

– adoperarsi per l’educazione alla pace ed alla mondialità fin dall’infanzia;

– fare corretta e continua informazione sulle realtà dei paesi poveri e solidarietà con i movimenti di liberazione; accogliere e valorizzare le esperienze di chi ha operato o vive nei Paesi del Terzo Mondo; partecipare ai processi di liberazione con progetti concreti e umanitari di aiuto;

– riconoscere nei movimenti per la pace uno dei segni dei tempi, con il concreto coinvolgimento dei cristiani in essi;

– essere portatori dell’annuncio profetico della pace attraverso l’obiezione di coscienza al servizio militare, alla ricerca scientifica, produzione e commercio delle armi; attraverso la disponibilità per l’obiezione fiscale; realizzando la denuclearizzazione dei territori;

– creare una coscienza di rifiuto e di riconversione delle fabbriche di armi esistenti sul territorio;

– spingere per l’abolizione del segreto militare sul commercio delle armi;

– denunciare e opporsi a tutte le armi di sterminio di massa (atomiche, batteriologiche e chimiche);

– scegliere la nonviolenza come metodo per adempiere il diritto-dovere della difesa dei cittadini (difesa popolare nonviolenta);

– educare all’uso dei beni materiali ed ambientali, evitando lo spreco e l’inquinamento;

– scegliere per noi e proporre alle nostre comunità una vita più austera, per porre le condizioni di un nuovo ordine internazionale, facendo anche nella nostra realtà la scelta preferenziale per i poveri.