04.10.1986 – Da sinistra: Enrico Turrini, don Albino Bizzotto e padre Alex Zanotelli

[«Arena 1»] DISARMO. «NON AVRAI ALTRO SCUDO» (SPAZIALE)

[Enrico Turrini – 04.10.1986] Proponiamo di seguito l’intervento dello scienziato Enrico Turrini (nella foto), presente il 4 ottobre 1986 a Verona sul palco di «Arena 1» in rappresentanza dell’Associazione degli scienziati per la pace e il disarmo nella Repubblica Federale Tedesca.

Nato a Tesero (Trento) nel 1938, Enrico Turrini si è laureato in ingegneria elettronica specializzandosi poi in fisica nucleare. Dal 1979 ha svolto la sua attività nell’ufficio Europeo dei Brevetti di Monaco di Baviera come capo esaminatore nel campo dei controlli automatici e dal 1986 quale giudice tecnico nel campo della fisica, alla Camera dei Ricorsi per il placet definitivo delle invenzioni. Turrini, negli anni seguenti ad «Arena 1», ha concentrato il proprio impegno nello sviluppo di progetti con l’energia solare, fondando «Eurosolar Germania» e il «Centro di Studi Solari» a Cuba.

«L’incontro di oggi è particolarmente bello, perché è nato senza supporti né economici né politici. Siamo venuti qui spontaneamente mossi da una fede comune: crediamo nella pace e nella sua realizzabilità oggi, anche se attorniati da migliaia di testate nucleari. I promotori di questo incontro hanno preso alla lettera il messaggio evangelico della pace, senza compromessi col potere, hanno compreso il valore di una chiesa profetica. Per questo partecipo con grande gioia all’incontro.

Quanto dirò non nasce da emotività. Si tratta di considerazioni derivate da studi approfonditi. Infatti mi trovo qui in qualità di membro dell’Associazione degli scienziati per la pace della RFT collegata all’associazione analoga americana. Non pensate, come qualcuno che vorrebbe far credere, che si tratti di scienziati nostalgici dell’età della pietra. Ci battiamo semplicemente per una tecnica che aiuti l’umanità a vivere.

Affronterò il tema della pace in maniera concreta (discorsi generici servono solo ad acquietare la propria coscienza) e insisterò sulle gravi responsabilità della società in cui viviamo, perché su questa possiamo influire direttamente. Da questa presa di coscienza e desiderio di agire, nasce la speranza di nuove prospettive di pace. Tre sono i fattori destabilizzanti, strettamente interconnessi tra loro, del nostro tempo.

1° fattore: lo scontro Est-Ovest ovvero la corsa al riarmo, che ha raggiunto una dimensione nuova con il programma SDI (detto “scudo spaziale” o “Guerre Stellari”) annunciato ufficialmente il 23 marzo 1983 dal presidente americano Reagan. La strategia del deterrente valida a tutt’oggi si basa sulla vulnerabilità delle due superpotenze, cioè sulla “distruzione reciproca assicurata” in caso di conflitto nucleare. È un equilibrio del terrore, ma pur sempre equilibrio.

Le Guerre Stellari che mirano ad una illusoria invulnerabilità, darebbero agli Stati Uniti la possibilità teorica di vincere una guerra nucleare. Si passerebbe cioè a un disequilibrio del terrore. Conseguenze inevitabili sono la corsa al riarmo dell’avversario; l’aumento della probabilità di una guerra per errore: la totale automazione del sistema e i tempi brevissimi a disposizione (secondi) escludono l’uomo da ogni decisione; la riduzione della libertà e della democrazia: una guerra decisa dal computer non può che minare alle fondamenta la libertà dell’umo. Per queste ragioni 100 Università americane, e in Europa 3000 fisici e scienziati della RFT (tra questi vi sono anch’io) hanno ufficialmente rifiutato di collaborare al progetto “Guerre stellari”.

2° fattore: lo squilibrio Nord-Sud ovvero lo sfruttamento scandaloso del Terzo Mondo da parte di noi Paesi ricchi. Una sola considerazione: con le guerre Stellari, comportanti costi dell’ordine di milioni di miliardi di lire, chi si ricorderà del Terzo Mondo, già oggi così maltrattato?

3° fattore: la distruzione della natura e dell’uomo che ne è parte integrante, ovvero la visione di un uomo schiavo della tecnica e non di una tecnica a servizio dell’uomo. Mi limito al problema delle fonti di energia. Due sono le vie di sicura attuabilità e di pari costo (conclusione di studi approfonditi della durata di anni): l’energia nucleare e l’energia solare (non pensate ai pannellini solari casalinghi; si tratta di sistemi differenziati comprendenti la produzione di idrogeno e sistemi a recupero di calore).

Energia nucleare significa: incidenti possibili di dimensioni nuove, con centinaia di migliaia di morti, decine di migliaia di km2 contaminati, conseguenze per decine di anni; il problema delle scorie radioattive (irrisolto); il gravissimo problema di possibili sabotaggi (un attentato all’impianto di refrigerazione di un reattore può portare ad una catastrofe tipo Chernobyl); l’accentramento del potere e la riduzione della libertà per ragioni di sicurezza; la facile proliferazione di armi atomiche.

Energia solare con recupero di calore significa: sicurezza assoluta, assenza d’inquinamento, possibilità di collaborazione Nord-Sud (energia solare generata nei deserti), promozione di un decentramento del potere e conseguente progresso della democrazia.

Con questi dati di fatto è sensato rimanere ancorati al nucleare, quando nel giro di 10-15 anni potrebbe essere eliminato? E la nostra responsabilità verso le generazioni future? Tutti legati, come dicevo, i tre problemi Est-Ovest, Nord-Sud e ambiente: la soluzione di uno aiuterebbe a risolvere gli altri.

Un esempio chiarificatore: gli ingenti investimenti per le Guerre Stellari potrebbero essere dirottati verso lo sviluppo di tecnologie per la produzione di energia solare e il risultato sarebbe: a) una riduzione della corsa agli armamenti; b) una seria collaborazione tra Nord e Sud; c) una drastica riduzione del pericolo di distruzione dell’ambiente.

Fatta eccezione di qualche Paese coraggioso e lungimirante, conosciamo le scelte di molti Paesi industrializzati tra i quali l’Italia: Sì alle Guerre Stellari con la scusa «è un sì economico, non politico»; Sì alla vendita di armi al Terzo Mondo con la scusa «è un mercato che tira»; Sì all’energia nucleare con la scusa «non vi sono soluzioni alternative». Come se l’economia non si potesse sostenere con progetti puliti. Ci siamo forse dimenticati che vi sono altri valori ben più importanti del puro utilitarismo? Ce lo insegna una bambina tedesca della IV classe elementare che di fronte alla domanda: «Perché è utile lo scoiattolo nel bosco?», contrariamente alle attese del maestro, rispose: «Perché salta da un ramo all’altro».
E noi? In primo luogo dovremmo discutere criticamente questi argomenti, a casa, a scuola, nei sindacati, nei partiti, nelle parrocchie. In secondo luogo, dobbiamo colpire le cause dei mali. Significa ben poco dare con una mano un obolo per un bambino che muore di fame nel Terzo Mondo (cura dei sintomi) e con l’altra mano dare il voto a quei politici che dicono sì alle Guerre Stellari e alla vendita di armi ai paesi sottosviluppati. Dobbiamo cioè impegnarci socialmente modificando le strutture e svegliando i politici dal loro torpore.
Termino ricordando che due dei maggiori scienziati americani, David Parnas e Peter Hagelstein responsabili dei settori computer e Rontgen-laser per le Guerre Stellari si sono dimessi decidendo di lavorare per l’uomo, cioè per la vita. L’augurio è che ci possiamo scambiare vicendevolmente è che l’incontro di oggi, nato dalla convinzione che il messaggio evangelico è un messaggio concreto di amore, ci dia l’entusiasmo di fare anche noi una scelta di vita».