DA «ARENA 5» PROPOSTE PER RIDURRE GLI SPRECHI DI RISORSE ECONOMICHE E NATURALI CON L’OPERAZIONE «BILANCI DI GIUSTIZIA»

[Azione nonviolenta – Ottobre 1993] Il numero di Ottobre 1993 del mensile «Azione nonviolenta» ospita un articolo di Giuseppe Muraro dove si narra che da «Arena 5» è partita l’operazione «Bilanci di giustizia», una proposta per ridurre gli sprechi di risorse economiche e naturali a partire dalle scelte di “economia domestica”. Un primo passo che tutti possiamo compiere per rompere i meccanismi di disequilibrio economico tra il nord e il sud del mondo.

CONSUMARE MENO, CONSUMARE TUTTI

[Giuseppe Muraro – Ottobre 1993] Da Verona, da «Arena 5» i “Beati i costruttori di pace” hanno lanciato una nuova sfida, che vuole anche dare il senso di un salto di qualità nell’impegno del movimento. La sfida è quella dell’operazione “Bilanci di giustizia”, una sorta di vademecum sugli stili di vita e sui consumi (dall’energia all’alimentazione, dall’abbigliamento ai trasporti ad altri consumi) con tutti i consigli possibili per evitare lo spreco di risorse preziose per il futuro del pianeta e di chi ci vive.

Il progetto è diretto sia ai nuclei già sensibilizzati ai temi sociali ed ambientali, sia a potenziali nuovi soggetti che potrebbero trovare in questo vademecum un supporto per sperimentare uno stile di vita revisionato. Il tutto cercando di coinvolgere quante più persone possibili ad uno stile di vita e di comportamento secondo cui le scelte della vita quotidiana non dipendano da criteri esclusivamente economici o consumistici, ma tenendo conto delle possibilità di vita che restano alle altre popolazioni del mondo, ai nostri figli e nipoti, all’intero pianeta.

Non a caso le denunce sugli effetti devastanti di un’economia figlia del consumo e dell’idea che le risorse della terra siano infinite (soprattutto per chi sta al Nord) sono venute dal vescovo brasiliano Mauro Morelli e dal pastore sudafricano Salomon Jacob. Due esponenti di reali potenze economiche, di mondi dove spesso le vere differenze non sono politiche, religiose o di razza, ma più drammaticamente tra chi mangia e chi no, frutto di un’economia basata sul binomio “lavoro nero, ricchezza bianca”.

Un fenomeno distorto che da solo giustifica il titolo di questa quinta assemblea dei Beati i Costruttori di Pace, un’assemblea dal significativo titolo «Quando l’economia uccide, bisogna cambiare».

C’è anche la guerra del debito estero

Ma oltre a quelle di Morelli e Jacob, molte altre sono state le accuse e le richieste di un cambiamento di un ordine economico che rischia – come ha detto l’economista americana Susan George – «di portarci in una situazione di stato di guerra tra nord e sud del mondo a causa del debito estero, ma anche tra noi stessi». «Basti pensare – ha ricordato la George – che molti paesi per poter pagare questo debito disboscano ed esportano quantità sempre maggiori di foreste con il risultato di perdere quel patrimonio immenso che è la biodiversità, senza contare che il Sud non può pagare contemporaneamente sia il debito estero che i nostri prodotti. E questo vuoi dire perdita di posti di lavoro nel Nord, cioè da noi».

Ma se quello di Susan George è stato il discorso che ha inquadrato il problema nella sua complessità, molti altri interventi hanno cercato di dare delle risposte, concrete e fattibili, per cercare di cambiare le cose, tenendo sempre presente la citazione gandhiana secondo cui «Il nostro mondo è abbastanza ricco per i bisogni di tutti, non lo è a sufficienza per l’avidità di ciascuno». «È per questo – dicono i “Beati” – che deve soprattutto cambiare la nostra cultura di base, la nostra mentalità, perché non si riforma l’economia se non si cambiano le esigenze, se non si sposta il concetto di felicità che oggi per molti si identifica solo nel possesso di cose e nella concorrenza o nella competizione con i propri simili».

Una revisione dei consumi che per Wolfgang Sachs dovrebbe seguire essenzialmente tre linee: «maggiore efficienza, sufficienza e semplicità”, ovvero ridurre la crescita. In aggiunta, i promotori di «Arena 5» hanno indicato i filoni su cui è possibile scardinare la cultura della concorrenza e del possesso: commercio equo-solidale, che non è più solo un segnale di buona volontà di pochi singoli, ma comincia ad essere prodotto capace di stare “sul mercato” offrendo alternative valide ai prodotti del Nord del mondo; risparmio alternativo: bisogna cominciare a verificare il perché degli interessi bancari, quali speculazioni nascondo, da quali traffici (leciti e illeciti) derivano i patrimoni bancari, per arrivare ad incentivare le forme di “finanza etica” come le mutue di autogestione o le cooperative; boicottaggio: arrivare a non comprare più prodotti frutto di politiche economiche e sociali sbagliate o di scelte produttive giudicate inique, inquinanti o violente (com’è successo per la Nestlè o la Mitsubishi); cooperazione internazionale: criticare gli errori e gli orrori del passato (vedi De Michelis e Andreotti) non vuoi dire rinunciare ai rapporti e agli interventi nel terzo mondo, «purché questi – ha ricordato il direttore di Nigrizia, Efrem Tresoldi – non siano fatti per dare lavoro alle imprese italiane, ma per creare occasioni di sviluppo nei paesi dove si va ad intervenire. Di cattedrali nel deserto costruite con i soldi italiani ne è già pieno il mondo».

COSA SONO I “BILANCI DI GIUSTIZIA” LANCIATI DA «ARENA 5»? UN VADEMECUM CONTRO GLI SPRECHI

Cosa sono i “Bilanci di Giustizia” promossi dai Beati i costruttori di pace durante «Arena 5»? Uno strumento di riflessione e una guida pratica per arrivare a non sprecare le molte risorse del nostro vivere quotidiano. Seguendo le indicazioni del librettino si arriva a scoprire come è possibile – facendo in modo attento i propri conti su energia, alimentazione, abbigliamento – risparmiare (in soldi e risorse) e scoprire se è possibile impegnare questi risparmi in consumi e investimenti alternativi.
“Consumi alternativi” che i «Beati i costruttori di pace» individuano nelle adozioni a distanza, nelle banche alternative come le Mag, nell’obiezione fiscale alle spese militari, nel lavoro volontario nelle organizzazioni per lo sviluppo e la tutela ambientale, negli interventi a favore degli immigrati, nell’acquisto di prodotti del commercio equo-solidale o biologico, nell’editoria alternativa (attraverso l’acquisto di libri, sottoscrizione di abbonamenti o lavoro diretto) specializzata sulla diffusione e conoscenza delle culture dei paesi del terzo mondo o delle tematiche eco-pacifiste. Per avere copie del volumetto «Operazione Bilanci di Giustizia» rivolgersi a Beati i costruttori di Pace.