[don Martino Zagonel • 23.04.03] Solo commenti positivi, nessuna osservazione critica sulla notizia di prima pagina: Michael Schumacher vince il gran premio di Imola poche ore dopo la morte della madre. Gli elogi sono entusiastici: “Schumacher è un grande uomo!”. “La straordinaria forza dei fratelli Schumacher”.

CAMPIONI? SEMPLICEMENTE UOMO

Solo commenti positivi, nessuna osservazione critica sulla notizia di prima pagina: Michael Schumacher vince il gran premio di Imola poche ore dopo la morte della madre. Gli elogi sono entusiastici: “Schumacher è un grande uomo!”. “La straordinaria forza dei fratelli Schumacher”. “Colpito dalla morte della madre e comunque capace di uno dei successi più importanti”. Lo stesso Michael, attraverso la sua portavoce, conferma i commenti: “Mia madre amava essere nelle piste. Lei oggi avrebbe voluto vederci correre”.
Nulla da dire sulla forza del campione: un controllo emotivo totale, un dominio assoluto della razionalità e della tecnica. La cosa, però, mi desta qualche sospetto. Mi pizzica una domanda: non poteva il grande campione, in questa circostanza, essere e comportarsi semplicemente da uomo normale? Un uomo normale, di fronte alla morte della persona più cara, sospende ogni attività, rinuncia a qualsiasi viaggio, modifica qualsiasi programma. Il “grande campione e il grande uomo” non l’ha fatto. Forse lo avrebbe voluto fare. Che non abbia potuto? Che cosa sarebbe successo se al gran premio di Imola fossero stati assenti, per lutto familiare, i fratelli Schumacher? Quale terremoto economico si sarebbe scatenato? Siamo di fronte alla più raffinata delle idolatrie: al dio denaro anche il più grande campione deve assoggettarsi! Al campione fu impedito di essere semplicemente uomo. Peccato: avrei gradito un’obiezione di coscienza alle disumane leggi dell’economia! Avrei fatto il tifo per un campione capace di dire: il mio dolore è più grande del gran premio; scelgo di non  correre! Che stupendo esempio di umanità! Che provocazione! Che pasqua! Ma l’implacabile macchina del denaro non ha bisogno di uomini, ma solo di campioni!
Nell’attesa che gli uomini si facciano avanti non mi resta che  interpretare la fascia nera al braccio di Michael come un doppio lutto: per la madre morta e per la nostra umanità ferita.