[di Antonio De Falco • 21.12.03] La TV dai primi di dicembre 2003 sta incuriosendo su di un film “La Macchia umana”, l'atteso film presentato fuori concorso alla  “60.ma Mostra del cinema di Venezia” e interpretato da Anthony Hopkins, Nicole Kidman, Ed Harris e Gary Sinise. Diretto da Robert Benton (già regista di Kramer contro Kramer) e tratto dal romanzo omonimo di Philip Roth, il film, che sarà nelle sale italiane dal 19 dicembre...

CINEMA. QUAL E’ LA «MACCHIA» CHE CIASCUNO DI NOI NASCONDE NELLA SUA VITA?

La TV dai primi di dicembre 2003 sta incuriosendo su di un film “La Macchia umana”, l’atteso film presentato fuori concorso alla  “60.ma Mostra del cinema di Venezia” e interpretato da Anthony Hopkins, Nicole Kidman, Ed Harris e Gary Sinise. Diretto da Robert Benton (già regista di Kramer contro Kramer) e tratto dal romanzo omonimo di Philip Roth, il film, che sarà nelle sale italiane dal 19 dicembre (un bel “regalo” di Natale) è il classico “feuilleton” strappalacrime, che vede Hopkins nei panni di un anziano professore caduto in disgrazia e la Kidman nel ruolo di una giovane che vive ai margini della società tra ricordi del passato e incubi del presente di cui il vecchio Hopkins, che non perde mai la sua grinta del feroce Leichester (Il silenzio degli innocenti), si innamora perdutamente e a cui rivela la sua terribile “macchia” che credeva di aver cancellato. Il film di Robert Benton apre un’amara riflessione sui danni dell’educazione ‘politicamente corretta’ nella società americana, sul razzismo mai scomparso che affligge anche le società più avanzate.
 
Chi è
Fra gli autori statunitensi contemporanei, Philip Roth è, senza dubbio, uno dei più rappresentativi e uno dei più prolifici. Lo scrittore ebraico di origini austriache, rimbalzato agli onori delle cronache letterarie con il celebre “Il lamento di Portnoy”, non solo vanta un premio Pulizer per la narrativa, ottenuto per il romanzo “Pastorale americana” del 1997, ma ha ricevuto, proprio il maggio scorso, il premio “William Faulkner” del Pen Club statunitense come riconoscimento per il suo ultimo libro “The Human Stain”, che  conclude la trilogia di un grande affresco della società americana del ventesimo secolo(  La macchia umana, pubblicata in Italia da Einaudi).
 
Il romanzo
Nel 2000 Philip Roth pubblica La Macchia Umana (in Italia edito da Einaudi), ultimo atto della trilogia iniziata con Pastorale Americana (premio Pulitzer) e Ho sposato un comunista. Ambientato nel 1998, l’anno delle udienze sull’impeachment di Clinton, cioè un momento in cui gli Stati Uniti devono  fronteggiare e analizzare (in aula, in ufficio, a cena in famiglia…) una delle questioni più ipocrite e recenti della loro storia, il romanzo racconta la vicenda di un uomo che reinventa se stesso e la sua vita sulla base di un inganno cominciato da oltre cinquant’anni. Sullo sfondo di una nazione che non si occupa d’altro che dello scandalo Clinton-Lewinsky, si compie la tragedia di Coleman Silk, un rinomato docente di letteratura la cui vita professionale è improvvisamente distrutta da assurde accuse di razzismo e la cui vita personale esplode di conseguenza altrettanto violentemente, riportando a galla una bugia nella quale Silk si è ingannato per decenni.

“Tutto quello che fin dall’infanzia aveva sempre desiderato era essere libero, non nero, nemmeno bianco, solo se stesso e libero”. (tratto dal libro).

Negli intolleranti anni ’40, un ragazzo nero dalla pelle chiarissima decide di rinunciare alla sua famiglia, alla sua storia e a se stesso, per costruirsi un’altra vita, una vita bianca.
Lo scrittore  inventa un personaggio che porta all’estremo l’ideale americano del self-made-man, gettando via la propria identità e creandosene una nuova.

“Sono stato attirato da Coleman Silk e dalla decisione che ha preso, anche se ha avuto un costo molto alto. L’autodeterminazione a spese di qualcun altro segna l’inizio della sua tragedia”. (Philip Roth)

Nel XIX secolo quella di “farsi passare per bianco” era una tecnica di sopravvivenza degli afroamericani di pelle chiara in fuga dalla schiavitù, ma il fenomeno è continuato nel secolo successivo ed è un tema presente nella letteratura americana (vedi: Mark Twain)
In anni recenti si è saputo che il famoso critico letterario del New York Times Anatole Broyard, considerato la quintessenza dell’intellettuale newyorkese, era un nero di pelle chiara che aveva rinnegato la sua storia, rotto ogni legame con la sua famiglia e nascosto ai figli le sue/loro origini fino alla sua morte. Parlando del personaggio di Silk, Philip Roth afferma: “Possiamo dire che cerca di nascondere la sua identità razziale, ma lui non si definirebbe così. Sta cercando la massima libertà, ma se fosse rimasto nel mondo in cui è cresciuto non sarebbe stato possibile, quindi ha corso un rischio enorme”.
Nella trasposizione cinematografica di Robert Benton (Kramer contro Kramer, Le stagioni del cuore, Billy Bathgate), Coleman Silk ha gli occhi azzurri e l’espressione dura e dolorosa di Anthony Hopkins. Per quanto concerne il suo personaggio, Anthony Hopkins ha detto: “E’ un uomo passionale, con profonde convinzioni, un uomo che detesta quello che è politicamente corretto e in questo senso è il mio eroe”. A un certo punto, però, la vita di Coleman Silk tracolla: l’uomo che fino a quel momento ha incarnato l’immagine del vincente viene accusato di razzismo da due studenti afroamericani che si sentono insultati da una sua frase equivocabile( compie l’errore di chiedersi perché non ha mai visto in classe due dei suoi studenti, chiamandoli “spooks”, un termine che significa “spiriti, assenti” ma che,  in tono dispregiativo, indica le persone di colore)
Ovviamente, si scontra con l’ipocrisia dei colleghi compatti contro di lui, perde il lavoro e due giorni dopo sua moglie muore per un’embolia. Improvvisamente nell’esistenza del brillante docente ebreo Coleman Silk si aprono degli squarci spaventosi e attraverso questi , emerge un uomo diverso, sepolto da decenni di dolorosa e tenace rimozione.
Coleman incontra Faunia (Nicole Kidman, sempre superba nella scelta di personaggi difficili, controversi, odiosi)), una donna incolta, misteriosa, di trent’anni più giovane di lui( e le scene di passione tra i due, forse, sono l’anello debole del film) con una storia tragica e piena di violenza alle spalle, e se ne innamora. Tra i due nasce una relazione che va oltre ogni logica e ogni conformismo, uno schiaffo al perbenismo e alla razionalità. Il rapporto sconveniente ed esplosivo con l’inquieta Faunia, non il suo primo amore, non il suo immenso amore, ma sicuramente il suo ultimo amore, è la strada che conduce  Coleman alle ultime conseguenze della sua esistenza tragica.

“La Macchia Umana” è un inconsueto romanzo di 400 pagine, scritto da uno dei più abili autori contemporanei. Il film, pur nelle sue scelte narrative “semplificatorie” fa intuire la potenza di una storia e di una scrittura favolosa e enorme, capace di raccontare una nazione e un secolo.
 
Si spera  che “La Macchia Umana” di Anthony Hopkins e Nicole Kidman porti i romanzi di Philip Roth nelle case, nella mente e nel cuore di molti degli spettatori che vedranno il film a Natale e dopo.


LA SCHEDA DEL FILM

“La macchia umana”. Titolo originale: The Human Stain. Durata: 106 min. (colore). Paese: USA. Anno: 2003. Genere: drammatico. Data d’uscita: 19-12-03. La trama: Coleman Silk è un insegnante di studi classici con un terribile segreto. Quando la sua relazione con una giovane e bella bidella viene scoperta, il tanto temuto segreto che Silk ha nascosto a sua moglie, ai suoi figli e al suo collega, lo scrittore Nathan Zuckerman,  provocano conseguenze sono devastanti.
Cast Tecnico: Regia: Robert Benton . Sceneggiatura: Nicholas Meyer . Soggetto: Philip Roth (dal suo omonimo romanzo). Montaggio: Christopher Tellefsen . Fotografia: Jean-Yves Escoffier . Scenografia: David Gropman . Musica: Rachel Portman . Cast Artistico. Interpreti: Anthony Hopkins – Coleman Silk, Nicole Kidman – Faunia Farley, Ed Harris – Lester Farley, Gary Sinise – Nathan Zuckerman, Ron Canada – Herb Kebble, John Finn – Louie Borero.
Data di uscita 19 dicembre 2003 (in Italia). L’effetto che fa: È una passione con catarsi finale. questo film può infondere  il coraggio di affrontare i problemi che si nascondono accuratamente e di cui non si sa come liberarsi per i sensi di colpa. “La macchia umana” ha la capacità di aprire gli occhi e smuovere le mura del  falso perbenismo, oltre che essere una storia di condanna e di redenzione dell’America ipocrita dei nostri giorni.