Lunedì 22 novembre si è tenuto presso il Teatro Comunale di Cologna Veneta, gremito per l’occasione, l’annunciato convegno-dibattito sul tema: “IL TERRITORIO: RISORSE, DIFESA E SALUTE” organizzato dal Comitato contro il cogeneratore-Comitato Territorio e Salute ed il Comune di Cologna Veneta in collaborazione con WWF, ITALIA NOSTRA e Legambiente.
Alla serata sono intervenuti: Gianni Tamino, Docente di Biologia e Diritto ambientale presso l’Universita’ di Padova; Federico Valerio, S.S. Chimica Ambientale dell’Ist. Nazionale Ricerca sul Cancro di Genova; Geremia Bonan, Resp. per il Settore Energia e Risorse del WWF Veneto e Lucio De Marchi, Direttore della Federazione Provinciale Coltivatori Diretti di Verona.
Quest’ultimo ha aperto l’incontro, illustrando la politica di Coldiretti volta alla difesa della salute attraverso la “rigenerazione dell’agricoltura”. Gli strumenti adottati (adesione all’etica statutaria e finanziamenti, premi ed incentivi erogati a chi lavora in condizioni di eco-funzionalità) vanno a favore della tracciabilità dei prodotti e delle certificazioni di qualità.
Gli interventi degli altri esperti sono stati incentrati sui principali aspetti legati all’incenerimento dei rifiuti e più in generale alla loro corretta gestione.
Sono state analizzate alcune affermazioni spesso riportate dai mezzi di informazione e diffuse tra la gente, dimostrandone l’infondatezza:
• si dice che “gli inceneritori servono per evitare i black-out elettrici”. Al contrario, è dimostrato che riutilizzare e riciclare i rifiuti (o “materiali post consumo”) consente di recuperare fino a quattro volte l’energia recuperata dal loro incenerimento, se i bilanci energetici vengono fatti nel modo corretto, cioè tenendo conto dell’intero “ciclo di vita” del materiale. Incenerire i rifiuti significa allora sprecare energia e, quindi, aumentare il rischio di black-out elettrici;
• si dice che “gli inceneritori sono quasi sempre costruiti nei centri abitati”. “Quasi sempre”, appunto. Esistono infatti inceneritori delocalizzati rispetto ai centri cittadini (vedi Copenhagen), la cui posizione è studiata anche in relazione alla direzione dominante dei venti;
• si dice che “gli inceneritori non inquinano dato che le emissioni sono comunque sotto i limiti di legge”. Innanzitutto, è tecnicamente impossibile o, quando possibile, economicamente impraticabile eliminare totalmente le emissioni di inquinanti. Perciò, ogni inceneritore inquina, e non poco, indipendentemente dal rispetto dei limiti di legge. Questi semplicemente riflettono, con un ritardo medio di un decennio, lo stato delle conoscenze scientifiche sui rischi per la salute e l’ambiente associati agli inquinanti emessi. Inoltre, è proprio l’incenerimento (qualunque sia il processo utilizzato, gassificazione inclusa) che trasforma i rifiuti a bassa tossicità in ingresso all’impianto in sostanze ad alta tossicità, le quali in parte – 15÷30% in peso dei rifiuti bruciati – vanno smaltite in discariche speciali (per cui ogni inceneritore alimenta almeno una discarica) e in parte sono emesse nei fumi con la conseguente ricaduta al suolo in vaste aree circostanti. Alcune sostanze persistenti, come le diossine, si accumulano lungo la catena alimentare arrivando all’uomo in concentrazioni aumentate di un fattore 100 rispetto a quelle presenti al suolo. E’ infatti spesso taciuto che se, come nell’inceneritore di Cologna Veneta della società Ecoidea s.r.l., entrano nel forno 140 ton/giorno di rifiuti (CDR), le stesse 140 ton/giorno si ritroveranno in uscita – trasformate – come risultato del processo stesso di incenerimento.
L’analisi dell’impianto privato di Cologna Veneta ha portato all’attenzione del pubblico una serie di problemi tecnici importanti, che vanno dalle emissioni in progetto fuori norma (es. acido cloridrico quasi doppio rispetto al limite di legge), alla difficoltà di assicurare un sufficiente filtraggio degli inquinanti data l’eterogeneità del combustibile, al dubbio sul corretto dimensionamento della camera di combustione per assicurare tempi di residenza e temperature dei fumi come richiesto dalla normativa, alle perplessità sui sistemi di sicurezza e scarico dei fumi in caso di arresto del processo, all’inattendibilità dei controlli in continuo delle emissioni dipendenti dal protocollo di misura (che non è noto), all’improponibilità del confronto tra CDR e gas metano per quanto riguarda gli inquinanti prodotti dalla combustione, sia in termini quantitativi che qualitativi (il metano è di gran lunga “meno sporco”), ai recuperi energetici che potrebbero non essere compatibili con i valori minimi richiesti dalla normativa (nel caso di funzionamento di una sola linea da 2.275 MWe, essi sono certamente inferiori).
Sono state poi richiamate ed evidenziate le direttive europee per una corretta gestione dei rifiuti, che, anche in accordo a quanto dicono le leggi fisiche e chimiche sui bilanci energetici, vedono una gerarchia di interventi finalizzata al risparmio energetico con al primo posto la riduzione dei rifiuti stessi (un’occasione di innovazione dei cicli produttivi, con forti ricadute anche occupazionali), quindi il riuso, il riciclaggio, l’incenerimento con recupero di energia ed infine la discarica. Un dato emerge dalle diverse realtà italiane in cui sono funzionanti inceneritori (es. Brescia): il loro esercizio ha sempre comportato una diminuzione della raccolta differenziata, e quindi del riciclaggio e del riuso, in netto contrasto con la logica, sia scientifica che politica, in materia di gestione dei rifiuti.
La presenza in sala del Vicepresidente della Regione Veneto, Gustavo Franchetto della Margherita e del Consigliere Flavio Tosi della Liga Veneta – Lega Nord Padania che, insieme a Nadir Welponer dei DS, sono stati gli autori di alcuni emendamenti di fondamentale importanza per le sorti dell’inceneritore di Cologna Veneta, ha portato la discussione verso i recenti sviluppi politici della vicenda. Tosi ha dichiarato: “la Lega ha spaccato la maggioranza perché ha più a cuore l’interesse del popolo che l’interesse di bottega di qualcuno”; la conseguente maggioranza trasversale formatasi in Regione ha dunque portato ai seguenti risultati:
• la seconda linea di incenerimento è stata definitivamente stralciata;
• la prima linea potrà diventare operativa soltanto dopo che l’Amministrazione di Cologna Veneta avrà avuto modo di compiere tutti gli accertamenti rispetto alle concessioni urbanistiche ed edilizie;
• il Sindaco Damiano Vedovato ha dichiarato d’aver già incaricato in tal senso due esperti per arrivare alla chiusura, se possibile, anche della prima linea;
• è stato ritirato anche l’intero Piano Provinciale dei Rifiuti di Verona (mentre tutti i piani delle altre province sono stati approvati).
Infine, segnaliamo la partecipazione del Comitato contro la Centrale Termoelettrica di Ronco all’Adige e del Comitato Tutela Ambiente e Salute pubblica di Veronella e la presenza dei Sindaci Stefano Marzotto di Pressana, Dino Paggiola di Veronella, Giancarlo Lunardi di Zimella ed Antonio Pastorello di Roveredo di Guà.