[a cura del Team De Falco-Marotta • 30.07.03]  Il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani S.N.C.C.I., il cui Presidente è  Bruno Torri, ha presentato in grande stile a Roma, scavalcando così la prossima presentazione della 60.ma “Mostra del Cinema” (31 luglio prossimo), la 18.ma Settimana Internazionale della Critica di Venezia, che avrà luogo dal 28 agosto al 5 settembre 2003...

COLPO GOBBO ALL’ITALIANA

Il Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani S.N.C.C.I., il cui Presidente è  Bruno Torri, ha presentato in grande stile a Roma, scavalcando così la prossima presentazione della 60.ma “Mostra del Cinema” (31 luglio prossimo), la 18.ma Settimana Internazionale della Critica di Venezia, che avrà luogo dal 28 agosto al 5 settembre 2003. La Commissione di selezione composta da Andrea Martini (delegato generale), Francesco Di Pace, Michele Gottardi, Anton Giulio Mancino e Roberto Nepoti, ha scelto, con un criterio all’avanguardia, come lo è stato sempre dalla sua fondazione, nata apposta per contrastare le “scelte politiche” della Biennale, i famosi sette films che vengono proiettati in contemporanea di molti di quelli della Rassegna ufficiale, facendo nascere così sensi di angoscia e di rimorso nei poveri cinefestivalieri che non sanno come dividersi tra una pellicola e l’altra. Inoltre, proprio per indurre a mettersi a favore o contro una delle due istituzioni (diciamo che la Settimana negli ultimi anni aveva perso notevolmente smalto: non se ne sentiva quasi più parlare), i selezionatori hanno veramente fatto un colpo gobbo. Il film “JOY OF MADNESS” di Hana Makhmalbaf, 15enne figlia del già famoso M. Makhmalbaf e sorella di Samira (e chi non la conosce da Cannes in poi, con “La Mela”, “La Lavagna”…) che tutti, ma proprio tutti vorranno vedere. In fondo il buon Moshes Makhmalbaf che ha fatto films di grosso impatto psicologico sull’immaginario occidentale come  “Il Silenzio” e “Viaggio a Kandahar”, ha dato una buona lezione ai pretenziosi intellettuali del Nord, creando un’ottima ed efficace “fabbrica di cinema” con le sue donne (anche la sua giovane moglie l’anno scorso a Venezia fu premiata per il suo lavoro).
Certamente, qualcuno griderà allo scandalo perché si mette in cartellone un film di una ragazza così giovane, dimenticando -o non sapendo- che per la cultura islamica una bambina a quell’età è pienamente “donna”, può sposarsi, compiere liberamente delle scelte (per esempio, Maometto sposò Aisha quando questa aveva solo sette anni!), fare film, se è stata così fortunata da nascere in una famiglia di cineasti.
Sicché tutti correranno all’inseguimento della pietra verde (cioè il film di Hana), sperando di combinarlo con il programma ufficiale che strangola, perlopiù, i buoni soggetti. Tanto, per non far torto ad alcuno, presentiamo sinteticamente il cartellone. Poi, ciascuno, appagherà le proprie curiosità.
 
18. Settimana internazionale della critica di Venezia

28 agosto – 5 settembre 2003
 
ANA Y LOS OTROS (Anna e gli altri)
di Celina Murga
Argentina, 2003, Ana y los otros [Anna e gli altri] di Celina Murga (Argentina, 2003), è un viaggio melanconico sulle tracce dell’adolescenza che si trasforma in una ricerca esistenziale ossessiva ed è, nonostante semplicità e naturalezza, un’evidente metafora del malessere di un’intera nazione.
 
BALLO A TRE PASSI
di Salvatore Mereu, Italia, 2003,) è un’opera prima sospesa tra il realismo magico e l’indagine etno-antropologica, intrisa di cultura cinematografica (da De Seta a Rossellini, dai Taviani a Fellini) capace di saldare, in un gioco di coincidenze e di rimandi simbolici, innocenza, sessualità, rimpianto e frustrazione.
 
FIFTEEN
di Royston Tan
Singapore, 2003, è un’audace esplorazione da parte di un ventiseienne dell’universo adolescenziale di Singapore, nutrito di sottoculture conflittuali, assuefatto all’estetica dei videoclip e del videogioco, popolato di giovanissimi già tragicamente maturi e pronti a esternare il tormento interiore attraverso gesti estremi
 
MATRU BHOMI (Un paese senza donne)
di Manish Jhâ, India, 2003 è  un dramma fosco. Partendo da un’usanza cruenta ancora diffusa in alcune zone dell’India che prevede la soppressione delle neonate Matru Bhomi, costruisce una tragedia scura, con spunti da commedia nera, che è innanzitutto un avvincente affresco del continente indiano assolutamente inedito
 
MR BUTTERFLY
di Kim Hyeon-Seong.
Corea, 2003, è  un’opera prima già matura di un celebre direttore della fotografia che sceglie la forma del melodramma classico per raccontare, sulle tracce della cultura cinematografica nazionale, una storia d’amore struggente ma ricca di azione drammatica secondo la lezione di John Woo e del cinema di Hong Kong.
 
TWIST
di Jacob Tierney
Canada, 2003, è un classico della letteratura e trasforma la vicenda dickensiana in una fredda ma esatta geografia della marginalità esistenziale di un gruppo di giovani nella Toronto di oggi.
 
VARIETE’ FRANCAISE
di Frédéric Videau
Francia, 2003, dove il regista, che è anche sceneggiatore e interprete principale, esplora dinamiche inquietanti e drammi familiari con grazia leggera, frutto di una messa in scena fredda e rigorosa all’insegna del cinema puro di Demy e Bresson. Per la prima volta quest’anno la Settimana introduce nella propria selezione un “ottavo” film con l’intento di proporre alla platea veneziana un’opera prima, eccezionale, difforme dalle altre ma assolutamente meritevole di comparire, a giudizio della commissione, nel programma(speriamo!).

8° film
 
JOY OF MADNESS
di Hana Makhmalbaf Iran, 2003
 
e il Film Evento: Opera prima restaurata
 
BARRAVENTO
Di Glauber Rocha
Brasile, 1961/62.
 
Mentre lasciamo in sospeso il giudizio sull’insieme dei films (mai dire nulla se prima non si assiste alla loro visione), presentiamo qualche nota su quello della “piccola” Hana:
 
JOY OF MADNESS
Iran, 2003, 73 minuti – Regia: Hana Makhmalbaf
Produzione: Moshen Makhmalbaf per Makhmalbaf Film House. Interpreti: Samira Makhmalbaf, Agheleh Rezaei, Agheleh Farahmand, Bibigol Asef, Sima Asef, Haji Rahmodin, Razi Mohebi, Azizola Vakil, Kaveh Moeinfar, Samira Makhmalbaf, Marziyeh Meshkini, Mohsen Makhmalbaf (tutti interpreti di se stessi).
Sceneggiatura: Hana Makhmalbaf – Fotografia: Hana Makhmalbaf – Montaggio: Mastaneh Mohajer
 
Autunno 2002: a Kabul, in Afghanistan, dopo la caduta del regime talebano, la ventenne Samira Makhmalbaf, figlia del celebre cineasta iraniano Moshen Makhmalbaf, sta cercando attori e attrici tra la gente comune per il suo film “Panj é asr”, che narra la storia di una ragazza afghana decisa a candidarsi alla presidenza del suo paese. Il casting e le location diventano, attraverso l’obiettivo della piccola camera digitale di sua sorella Hana, appena quattordicenne, l’occasione per un’indagine sulla società afghana e in particolare sulle aspirazioni delle donne, le incertezze, le diffidenze che avrebbero appena riacquistato la libertà. Le immagini del film in fieri e del backstage si intrecciano e interagiscono, vanificando il confine tra realtà e finzione all’interno di un ritratto corale complesso, articolato, contraddittorio. La paura di mostrarsi alla macchina da presa cede lentamente alla fiducia, e Samira trova tra tante ragazze sottoposte a provini la protagonista del film.
Nel cinema iraniano uno dei motivi chiave è quello del cinema che si interroga su stesso. Per questo opere come “Close Up” e “Sotto gli ulivi” di Abbas Kiarostami, “Salaam Cinema” di Moshen Makhmalbaf o “Lo specchio” di Jafar Panahi sono simbolicamente incentrati sulla realizzazione di un film. E’ a questa tradizione che afferisce l’opera prima della più giovane esordiente nel lungometraggio della storia del cinema, l’adolescente Hana Makhmalbaf. Qui il confine allusivamente sfuggente tra realtà e finzione assume una valenza ancora più emblematica al cospetto dell’universo femminile afghano, appena affrancato dalle rigide e crudeli norme spersonalizzanti dei talebani.
 
BIOGRAFIA
Hana Makhmalbaf, figlia minore di Moshen e sorella di Samira, è nata nel 1988. Ha realizzato le fotografie del primo episodio del film “The Day I Became a Woman” di sua madre Marzieh Meshkini (presentato nel 2000 alla Settimana delle Critica della Mostra del Cinema di Venezia), di cui è stata anche script- girl. Ha diretto nel 1997 il cortometraggio documentario “The Day My Aunt Was I”, presentato ai festival di Locarno, Tokyo, Rotterdam, Thessaloniki, Singapore e Mosca. E’ autrice della raccolta di libro di poesie “Visa for One Moment” (2003).
 
Il giovane artista iracheno in concerto con Gianna Nannini
Il sogno di Mohammed Ali Ismail  di Rosarita Catani
 
BAGHDAD 26 luglio 2003 – E’ grande l’impegno della famosa rock star, Gianna Nannini e dell’Associazione Aiutiamoli a Vivere per il popolo iracheno. Impegno fatto di contatti umani, con amore e gran voglia di dare per costruire senza commercializzare la loro attività.  La famosa cantante, unitamente all’Associazione Aiutiamoli a vivere che opera ormai da oltre sei anni in Iraq ed in particolare con l’Accademia delle Belle Arti in tutti i suoi settori: dalla pittura alla scultura, dalla ceramica al teatro, in questo nuovo progetto darà l’opportunità ad un giovane musicista di liuto iracheno, Mohammed Ali Ismail, di riuscire a realizzare un sogno.
Mohammed, infatti, suonerà insieme alla famosa rock star negli ultimi due concerti che Gianna Nanni terrà a Cartagine (Tunisia) il 29 luglio ed a Berlino il 3 agosto. Tusio De Iuliis , il presidente dell’Associazione Aiutiamoli a Vivere, con grande emozione afferma: “Abbiamo ottenuto il visto per questo giovane artista e finalmente il progetto sta prendendo corpo. Potrà partecipare ai concerti con Gianna. Questo ci rende particolarmente felici e ci da maggior impulso verso questo paese, verso l’Iraq”. Mohammed Ali Ismail, è un ragazzo molto giovane. Giovedì ha sostenuto l’ultimo esame all’accademia di musica. E’ sposato e la giovane moglie è nell’attesa di un figlio. E’ molto emozionato per questo viaggio. Mi racconta che la sua famiglia non ha grosse possibilità economiche e per questo viaggio rappresenta una vera opportunità. Mi mostra il suo passaporto con il visto per l’Italia e mi chiede se è tutto in regola. Lo rassicuro ed i suoi occhi brillano di una luce nuova. La luce della speranza. Spera di poter incidere dei CD e portare questo prezioso bagaglio nel suo Paese, di cui va molto orgoglioso e fiero. Parla della Nannini e di Tusio De Iuliis, come due persone meravigliose. Le sue parole sono piene di gratitudine e rispetto e l’enfasi, l’emozione che trasmette con il suo caloroso messaggio e’ la dimostrazione che il lavoro svolto e che continuano a svolgere i membri dell’Associazione Aiutiamoli a Vivere, non solo nel campo artistico, e’ il vero supporto che si dovrebbe portare all’Iraq in questo grave periodo.
 
(*) Rosarita Catani e’ una reporter indipendente che invia i suoi resoconti da Amman, Giordania, raccontando da un punto d’osservazione privilegiato cosa accade in Iraq e in medio oriente. I suoi report vengono pubblicati regolarmente sul sito www.peacelink.it