[segnalato da Giovanni Zampini • 30.03.03] «Da quando l'economia si è mondializzata, non ci sono più tabù. Le frontiere non sono più inviolabili, l'autorità degli Stati non è più sovrana, lo stesso diritto internazionale viene distorto...

ECONOMIE

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«Da quando l’economia si è mondializzata, non ci sono più tabù. Le frontiere non sono più inviolabili, l’autorità degli Stati non è più sovrana, lo stesso diritto internazionale viene distorto. Quanto alle risorse, esse sono ormai da afferrare, da parte del più rapido, del meglio armato, del più vicino. Tutto il mondo è così diventato un campo d’azione per le multinazionali alla ricerca di un profitto a breve termine. (…) Mentre un po’ ovunque nel mondo le risorse minerarie sono già state fortemente intaccate, quando non esaurite, in questa regione poco accessibile, a lungo difesa come riserva di caccia dalle società belghe del tempo della colonia o poco accogliente verso gl’investimenti a causa della dittatura, la maggior parte dei giacimenti sono ancora vergini o male sfruttati: diamanti, rame,stagno, carbone, ferro, manganese, ma anche niobio, colombo-tantalite (coltan), cobalto, uranio, germanio, gas metano e petrolio, il Congo ha di che suscitare la cupidigia. (…) Questo immenso territorio, più vasto dell’Unione Europea, rappresenta per tutti i franchi-tiratori un Far West ideale, una zona di non-diritto dove il potere si conquista sulla punta del fucile e del machete». (Colette Braeckman, giornalista belga, nel suo recente libro Les nouveaux prédateurs: Politique des puissances en Afrique centrale (I nuovi predatori: Politica delle potenze in Africa centrale), (Fayard 2003, alle pp. 180.273), frutto di dieci anni di attenzione ai Paesi della Regione dei Grandi Laghi. Come a dire, su scala mondiale: attenti a tutte le guerre per i grandi principi, democrazia e quant’altro: scaviamoci dentro). (segnalato da Giovanni Zampini)