[di Ettore Masina • 06.04.03] Cominciamo a scorgere i volti dei morti di questa guerra e a sapere i nomi di quelli dell'esercito imperiale. Dei morti dell'esercito del dittatore i nomi non ci vengono dati e chissà se qualcuno mai li raccoglie, così i nomi dei bambini, delle donne e degli uomini massacrati dai bombardamenti.

ETTORE MASINA: VOLTI E NOMI

Cominciamo a scorgere i volti dei morti di questa guerra e a sapere i nomi di quelli dell’esercito imperiale. Dei morti dell’esercito del dittatore i nomi non ci vengono dati e chissà se qualcuno mai li raccoglie, così i nomi dei bambini, delle donne e degli uomini massacrati dai bombardamenti. I cognomi dei caduti delle truppe di Bush e di Blair li dimentichiamo subito, ricordiamo invece, per qualche tempo, i loro nomi, non perché crediamo che essi siano morti per una causa giusta (raramente una guerra fu così infame) ma perché pensiamo che gli siano stati imposti da genitori che li amavano e che non li rivedranno più. I reporters americani hanno l’ordine di non mostrarci i volti dei loro morti e quindi li vediamo nelle foto di quando erano vivi, in cui ci sembra che tutti abbiano, in qualche modo, un ‘aria di famiglia. Aumenta la nostra detestazione per chi li ha mandati a morire per le fortune di Wall Street o della City, ma loro ci appaiono  come poveri ragazzi allevati per un tragico destino. Vediamo anche i volti dei prigionieri di guerra: e anche quelli ci fanno un’immensa pietà.  I prigionieri americani, con la loro espressione di paura, ancora più ci commuovono. Sono, a ogni evidenza, “niggers” o “poor whites”, rastrellati dagli arruolatori nei sobborghi più poveri, con i cervelli  risciacquati da una retorica maschilista che nei giorni della sconfitta cade loro di dosso per lasciare il posto a un angoscioso perché: “Perché mi trovo qui? E adesso che cosa mi succederà?” Gli immensi occhi della soldatessa coulored, madre-nubile, le ginocchia tremanti del suo commilitone, ex disoccupato, nella casa distrutta in cui viene interrogato mostrano una terribile confusione: “Questo non ce l’avevano detto!”. Chi li chiamava sino all’altro giorno “i nostri ragazzi”, secondo un paternalismo che ha tracce di pederastia, ha ridotto quei volti, nei telegiornali della patria lontana, a un solo fotogramma.
E ha urlato allo scandalo. E’ una vergogna che gli iracheni li esibiscano. Sì, è giusto: nessun giovane dovrebbe essere esibito nel momento della sua abiezione; ed è giusto ricordare che la Convenzione di Ginevra vieta di “esporre i prigionieri di guerra alla pubblica curiosità”.Ma ecco che cinque minuti dopo quell’indignazione americana vediamo prigionieri iracheni costretti a sdraiarsi ventre a terra (a “mordere la polvere”,si diceva una volta), ed altri a rimanere in ginocchio, ed altri denudati per essere certi che non nascondano armi; ed altri ancora buttati ai cigli di una pista, con le mani legate dietro la schiena, in mezzo a una tempesta di sabbia. Ci sono volti e nomi e diritti di serie A ed altri di serie B.
 
SOLO FRAMMENTI
Ci sono anche persone che esistono soltanto nella realtà – come dire? – “familiare”, non per i mass-media. La televisione Aljazeera trasmette da Bagdad le immagini di bambini straziati dalle ustioni, di vecchie mutilate, di anziani dilaniati da ordigni che, a giudicare dalle fasciature, sono cluster-bombs, le bombe a frammentazione, vietate anch’esse dalle convenzioni internazionali. Di quelle immagini, mostrate dalle televisioni di tutto il mondo, i tg americani non trasmettono che qualche frammento, almeno i tg di lingua “inglese”. La televisione italiana, forse per non addolorarci troppo, ne trasmette qualche avarissimo spezzone. Volti invisibili, tragedie senza nome.
Nessuna immagine arriva da Bassora e tuttavia è certo che anche qui si consuma un massacro. Gli americani hanno tagliato acqua e luce. Dovunque gli americani stanno bombardando le centrali elettriche. Bombardare le centrali elettriche, com’è già stato fatto nel 1991, non vuol dire soltanto cancellare le potenzialità degli ospedali ma anche il funzionamento delle centrali per il pompaggio e la potabilizzazione dell’acqua. Si calcola che già 250 mila iracheni (soprattutto bambini, naturalmente) morissero ogni anno per infezioni da acqua non potabile. Davvero uno scontro di civiltà… La guerra costa, dice Bush, soltanto agli States 600 miliardi di lire al giorno.
 
LE BANDIERE
Non ci sono volti né nomi sulle bandiere della pace che sventolano sempre più numerose alle finestre e nelle piazze. Eppure sono  la risposta simbolica, luminosa a chi si rende conto che le guerre, tutte le guerre sono atroce follìa, deformano il volto e il nome dell’umanità. Queste bandiere che piacciono tanto ai bambini e al Papa e che provocano attacchi di furore al presidente-marine-non-belligerante sono il preannunzio di una nuova consapevolezza, che va molto al di là delle divisioni politiche. Ma, per questo, tutti dobbiamo fare la nostra parte.