07.03.07 – Trento – «1848: disordine e nostalgia»

Mercoledì 7 marzo, alle 17,30, a Trento, nella Sala degli Affreschi della Biblioteca comunale (Via Roma 55) il Centro Studi sulla Storia dell’Europa Orientale organizza una conferenza del ciclo «Momenti di storia mitteleuropea». Nicoletta Dacrema (Università di Cagliari) interverrà su «1848: disordine e nostalgia». Introduce Massimo Libardi. Il biennio rivoluzionario che si apre con il 1848 e scuote l’intera Europa costituisce uno snodo di primaria importanza nella storia del nostro continente. Il 12 gennaio 1848 nel Regno delle Due Sicilie insorgono i palermitani, che scacciano Ferdinando II di Borbone, restaurano la Costituzione del 1812 e riaffermano la volontà separatista dei siciliani, avversi al dominio di Napoli. Manifestazioni liberali si susseguono nella capitale, Napoli, e obbligano il re a concedere la Costituzione. Questo gesto spinge Carlo Alberto di Savoia in Piemonte, Leopoldo II di Toscana e il papa Pio IX a Roma, tra il febbraio e il marzo, a fare altrettanto. Non si tratta, tuttavia, di statuti particolarmente avanzati, ricalcando per lo più la costituzione francese del 1830. Mentre in Italia il processo rivoluzionario sembrava essere sotto il controllo dalle monarchie, a Parigi, il 22 febbraio, il popolo rovescia Luigi Filippo e proclama la Seconda repubblica. Esplode così il primo confronto fra la borghesia moderata, titolare del potere politico, e un proletariato operaio già in via d’organizzazione, appoggiato da gruppi repubblicani e socialisti. Il suffragio diviene universale: gli elettori passano da 250.000 a 9 milioni. Ma se Parigi è controllata dalle fazioni più avanzate, il 23 aprile la Francia rurale elegge un’Assemblea costituente dal profilo moderato. Il 10 dicembre Luigi Napoleone Bonaparte sale alla presidenza della repubblica. L’eco di Parigi rimbalza in Germania, dove, fra il 14 e il 18 marzo 1848, il movimento liberale, affiancato da vasti settori proletari, promuove grandi manifestazioni di piazza. Il 2 aprile, la Dieta prussiana si pronuncia per le libertà fondamentali e per il suffragio universale maschile. Il 18 maggio 1848 si riunisce a Francoforte il Parlamento federale degli Stati tedeschi e dell’Austria, eletto a suffragio universale. Partita con le migliori intenzioni (carta dei diritti fondamentali, istituzioni liberali), l’assemblea si divide ben presto fra i seguaci della Grande Germania (con l’Austria) e quelli della Piccola Germania (senza l’Austria). Vienna, d’altra parte, non vuole rinunciare all’impero e teme un’egemonia prussiana. Così ritira i propri rappresentanti (5 aprile 1849) e l’assemblea si sfalda. La brutale repressione del giugno 1849 cancella definitivamente il sogno democratico-repubblicano della sinistra tedesca. Nell’Impero absburgico i moti hanno per protagonisti le componenti nazionali (cechi, italiani, ungheresi), dopo una prima manifestazione rivoluzionaria a Vienna (13 marzo 1848) che provoca la caduta di Metternich e porta Ferdinando I a promettere un governo liberale e istituzioni rappresentative. Il Parlamento eletto a suffragio universale si riunisce il 22 luglio e abolisce le servitù feudali. Nel frattempo, il 17 marzo a insorgere è Venezia e il 18 iniziano le Cinque giornate di Milano. A Praga si forma un gabinetto nazionale, che promuove un congresso slavo. Su loro, nel giugno, cade la sanguinosa repressione del generale Windischgrätz. In aprile Kossuth, leader dei democratici-radicali ungheresi, riesce a organizzare l’elezione a suffragio universale di un Parlamento dove i progressisti, favorevoli alla modernizzazione del paese, dispongono della maggioranza. Dopo alcuni mesi di indipendenza di fatto di Budapest, in ottobre Vienna prepara l’intervento militare. L’Ungheria soccombe solo nell’agosto 1849, dopo una tenace resistenza alla duplice invasione di austriaci e russi. In Italia, l’insurrezione nel Regno lombardo-veneto spinge Carlo Alberto a sfidare il governo asburgico (23 marzo 1848), confortato dal sostegno del granduca di Toscana, del re di Napoli e del papa. La guerra d’indipendenza si conclude con la sconfitta piemontese di Custoza e l’armistizio Salasco, nell’agosto.