[di Luciano Pasqualotto • Settembre 1998] La sorte di molti genitori sembra essere comune. Presa la decisione, non sempre facile, di avere un figlio, si affronta di solito l'esperienza della maternità e della paternità con una certa consapevolezza della fatica cui si va incontro...

LA FATICA DI ESSERE GENITORI

La sorte di molti genitori sembra essere comune. Presa la decisione, non sempre facile, di avere un figlio, si affronta di solito l’esperienza della maternità e della paternità con una certa consapevolezza della fatica cui si va incontro. Ed i primi anni, tra poppate e pannolini, coliche e dentini, richiedono effettivamente molte energie. Con la crescita il carico di lavoro si alleggerisce: la maggiore autonomia del bambino solitamente permette ai genitori di ristabilire un ritmo di vita e di relazione “normale”, all’interno del quale si recuperano spazi per sé stessi e per la coppia. O almeno così dovrebbe essere. Infatti, sempre più spesso, arrivano a chiedere consulenza genitori che devono fare i conti con nuove preoccupazioni ed inaspettate fatiche. Non ci stiamo riferendo, naturalmente, a problemi di natura medica ma ad una pur ampia gamma di manifestazioni di disagio e di difficoltà che facilmente colgono impreparati quei genitori che hanno spostato la loro attenzione su altri ambiti. A partire da questo numero prenderemo in considerazione alcuni “momenti critici” dello sviluppo dei bambini, cui papà e mamma dovrebbero prestare particolare cura per evitare l’insorgere di stati di malessere o di difficoltà che poi richiedono molte energie per essere recuperati. Rinunciando in partenza ad un criterio cronologico, consideriamo come primo “momento critico” l’ingresso nella scuola elementare. Si pensi ad esempio come nella scuola dell’obbligo ai bambini venga chiesto di apprendere secondo un programma ministeriale che ha per sua natura caratteristiche di rigidità. Cito: al termine del secondo anno i bambini devono “eseguire, almeno entro il cento, addizioni e sottrazioni, moltiplicazioni e divisioni (con moltiplicatori e divisori di una cifra)”. Dovendo inseguire obiettivi come questo, la classe perde facilmente lo spirito ludico e cooperativo della scuola d’infanzia per spostarsi su un clima competitivo che produce presto i primi e gli ultimi del gruppo. Ai piccoli alunni vien chiesto di lavorare a casa, per esercitarsi, per rinforzare ed automatizzare alcune abilità. E’ comune che un bambino non abbia risorse sufficienti per soddisfare da solo alle richieste che gli vengono poste. Parimenti, non è sempre possibile agli insegnanti individualizzare l’attività didattica per poter fornire aiuti mirati su specifiche difficoltà. In questo quadro riteniamo siano particolarmente delicati i primi mesi di scuola perché entrano in campo altri fattori (la novità dell’ambiente fisico e di socializzazione, il non sapere esattamente quale tipo di richieste si dovranno soddisfare …). E’ proprio in questa fase che diventa supporto importante la presenza dei genitori. Essi possono contenere le ansie, rispondere ai dubbi, rassicurare il bambino rispetto alla sua adeguatezza di fronte alle richieste (“sei bravo”, “sei capace anche tu”), evitare inutili confronti con i compagni.. Mamme e papà possono soprattutto aiutare il proprio figlio ad impostare correttamente il lavoro per casa. Dedicare uno spazio preciso della giornata ai compiti, in un luogo tranquillo senza distrazioni, offrire una supervisione sulla corretta interpretazione di ciò che c’è da fare, esigere una certa cura (non eccessiva!) nell’esecuzione, aiutare a compiere un controllo sul proprio lavoro, fornendo al bambino semplici criteri di valutazione: tutto questo può essere un investimento prezioso per i genitori, cui subordinare (quando è possibile) anche alcuni impegni di lavoro. A conferma di ciò è utile sapere che molti ragazzi ci sono stati segnalati perché negli ultimi anni delle elementari o alle scuole medie presentavano rigidità di pensiero, tempi di concentrazione limitati, lentezza e superficialità nell’esecuzione, ritardo nella comprensione dei nessi logici di causa-effetto, carenze nelle strategie di elaborazione e quindi tendenza ad apprendimenti meccanici, scarsa resistenza alla fatica cognitiva… Nella ricostruzione della loro storia personale abbiamo riscontrato spesso una trascuratezza da parte dei genitori proprio nella fase della prima scolarità. Ed affrontare queste difficoltà quando sono consolidate può essere davvero molto faticoso.